20 Aprile 2015

EDITORIALE – Vincere avrebbe cambiato qualcosa?

Diciamolo chiaramente, non aver vinto ieri il derby è stato oltremodo frustrante. Come faceva notare qualcuno in conferenza stampa, la partita di ieri sera è stata un po’ l’opposto di quanto dice la tradizione calcistica milanese: l’Inter ha tenuto il pallino del gioco per la gran parte del tempo e invece il Milan attendeva per poi lanciare il contropiede. Ma non s’è trattato solo di predominio territoriale o sterili statistiche sul mero possesso palla, il Biscione ha oggettivamente creato ben di più dei cugini rossoneri e avrebbe meritato la vittoria. Peccato però che il pallone non sia mai stato spinto con violenza in fondo alla rete e che si sia chiuso il sipario su uno 0-0 che non accontenta nessuna delle due contendenti.

Quel che però a questo punto vien da chiedersi, almeno per quanto riguarda la metà nerazzurra di Milano, è: vincere avrebbe davvero cambiato qualcosa in quest’annata disgraziata? Abbattere un Milan che sta male tanto quanto la squadra di Mancini avrebbe portato qualche beneficio concreto (al di là di un paio di giorni di burle che si sarebbero scatenate sui dirimpettai cittadini)? I tre punti coi quali si sarebbe usciti dal campo sarebbero stati buoni solo per la classifica o, almeno in parte, anche per il morale?

Onestamente, l’unica risposta che arriva alla nostra mente non appena si leggono questi interrogativi è tre volte la stessa: no. No perché la classifica è quella che è e battere il Milan avrebbe semplicemente significato superare proprio i rossoneri, appaiando Genoa e Torino a sei lunghezze dalla zona Europa League. Non proprio un attico all’ultimo piano con solo il cielo come limite. Indubbiamente la Beneamata avrebbe tratto una piccola spinta per il morale piegando gli uomini di Inzaghi ma, considerando pure la non proprio affidabile tenuta psicologica del collettivo guidato da Mancini, l’effetto avrebbe potuto serenamente sparire già alla prossima gara (contro la Roma, altra compagine forse ancor meno in salute della banda Mancini). Quindi vincere non avrebbe condotto nemmeno un chissà quale vantaggio psicologico, per quanto piccolo e incoraggiante potesse essere rispetto al piattume degli ultimi mesi.

La verità è che, al di là del rammarico (someone calls it ‘rosicamento’) per il risultato, vincere non avrebbe spostato assolutamente nulla per questa stagione. Inoltre, rispetto alla prova col Verona, anche la prestazione vista in Inter-Milan si può classificare come un piccolo passo indietro, perlomeno dal punto di vista realizzativo: non aver segnato a questo Milan, virtualmente in grado di poter prendere gol da chiunque, non è proprio un’ottima notizia. Specialmente se si pensa che sia Palacio sia Icardi si sono dimostrati tra i migliori in campo; i due attaccanti argentini hanno fatto una gara di spessore, non così i compagni che non hanno mai saputo approfittare degli spazi e delle sponde che i due là davanti hanno prodotto in quantità. Allo stesso modo la difesa è sembrata senz’altro più solida rispetto alla media dell’ultimo mese ma sono state fatte più di un paio di sbavature, nonostante fossero sostanzialmente due o tre gli avversari da tenere dì’occhio e fossero peraltro ormai arcinoti.

Insomma, va bene dire che s’è dominato il Milan – è senz’altro così – ma non si corra il rischio di gonfiare troppo il petto al pensiero che il Diavolo sia stato costretto all’angolo: prima di tutto la squadra di Inzaghi è ben poca cosa e non rappresenta un buon indicatore su cui testare le proprie ambizioni (e comunque non si è riusciti a battere nemmeno questa scalcinatissima versione dei rossoneri). Inoltre non bisogna dimenticare in alcun modo che l’Inter resta un paziente che versa in condizioni gravi e che ora, tutt’al più, è stabile.

Ma la rianimazione deve ancora essere iniziata sul serio e non la vedremo prima del ritiro estivo 2015.