23 Ottobre 2017

EDITORIALE – La lezione di Napoli

Il consueto editoriale del lunedì sera, stavolta "preso in mezzo" tra due partite complesse che molto possono dire sullo stato dell'Inter. La prima delle due lezioni, quella di Napoli, si è già rivelata potenzialmente fondamentale...

Oggi è un lunedì strano, diverso dai soliti. Perché oggi non è il day after dell’ultima partita giocata ma la vigilia della prossima e, naturalmente, questo rende il commento della sfida col Napoli e, in generale, delle ultime dal fronte nerazzurro, cristallizzato in un’incertezza figlia del fatto che la pratica campana sa già di archivio e della constatazione che le menti di tutti sono già più orientate alla Sampdoria che non a quanto accaduto al San Paolo. Tuttavia tornare su qualcosa di quel che è emerso sabato può essere utile anche in vista dell’impegno con i ragazzi di Giampaolo e, in generale, per capire meglio la genesi dell’Inter di Spalletti e queste sue prime fasi di sviluppo.

Abbiamo scritto più volte (l’ultima due settimane fa, prima ancora dopo la vittoria di Crotone e subito dopo le prime due giornate) che il lavoro dell’Uomo di Certaldo era orientato fin dall’inizio – anche per sua stessa ammissione – a ricostruire una solidità difensiva che garantisse affidabilità sul lungo periodo a partire da una rinnovata coesione di squadra. Però la prova di Napoli ha segnato uno scalino in più rispetto a quanto visto in precedenza perché l’ordine della retroguardia ma, in generale, l’attenzione e la precisione di tutta la squadra nella fase di non possesso sono stati di altissimo livello, finalmente degno dell’Inter e del suo allenatore. La compattezza difensiva nerazzurra di sabato sera è stata molto più rassicurante di quella esibita con la Roma all’Olimpico, per dire, e ben più duratura di quella andata in scena solo la settimana scorsa, nel derby milanese; un miglioramento evidente che denota uno sviluppo sul percorso verso la maturità collettiva.

Poi il paradosso è aver vinto quelle due partite e pareggiato quest’ultima ma non si può non tenere conto dell’alea tipica del pallone né, soprattutto, del valore del Napoli (costantemente penalizzato dall’evidente schizofrenia presente nei giudizi dei media, peraltro). Napoli che d’altro canto ha onestamente fatto di più per vincerla ma, allo stesso tempo, non ha mai veramente dominato e impresso il suo ritmo: aver impedito agli uomini di Sarri di fare carne di porco dei trenta metri tra la porta di Handanović e il cerchio di centrocampo è infatti già un bel merito per Spalletti e i suoi nonché una piccola ma utile coccarda che potranno esibire in pochi, quest’anno.

La partita di sabato ha consegnato a Big Luciano e al suo gruppo la consapevolezza di potersela effettivamente giocare con chiunque in virtù di una capacità di resistenza che consente al Biscione di poter reggere l’urto di una grande squadra qualsiasi senza sbandare pericolosamente. L’Inter ora deve prendere coscienza di sé e diventare una compagine pienamente consapevole dell’affidabilità della sua “trazione posteriore” nonché desiderosa di maturare in senso organico anche dalla cintola in su, se vuole continuare a progredire come in queste prime nove giornate di Serie A (e magari diventare una seria contendente per il podio).

Però senza dubbio tutto parte dall’autostima di squadra relativamente alla propria capacità difensiva: la sicurezza di saper contenere un’offensiva messa in piedi da qualunque genere di avversari può aiutare centrocampisti e attaccanti a perseverare nei loro sforzi in fase di non possesso ma, al tempo stesso, anche rasserenarli sul funzionamento collettivo delle meccaniche difensiva e “liberarli” a livello creativo. La confidenza nella propria retroguardia può infatti portare gli avanti a prendersi qualche rischio in più proprio perché consapevoli che il resto della squadra sa perfettamente come fare per tappare eventuali buchi o fermare le iniziative avversarie. E non è poco.

Del resto, tutte le volte che l’Inter è stata degna di nota, nella sua storia, ha sempre costruito le sue fortune partendo dal basso. Cioè dalla tenuta difensiva.

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