15 Maggio 2017

EDITORIALE – Qualcosa di sbagliato

Il consueto appuntamento con l'editoriale del lunedì, stavolta tesissimo a capire cosa abbia sbagliato più del solito la squadra prima di Mancini, poi di de Boer e di Pioli (con la complicità di Vecchi, naturalmente). La risposta non è semplice...

C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questa conclusione d’anno interista. Profondamente sbagliato. E no, non sono i risultati. O meglio, non sono solo i risultati: è fin troppo banale individuare nell’ottavo posto il problema dell’Inter quando è chiaro che le risorse investite e le aspettative erano tutt’altre. C’è di più. Ci sono tantissimi campanelli d’allarme veramente preoccupanti e che accrescono non solo il disagio ma anche il grado di parossismo a cui si è arrivati.

Le parole dei calciatori al termine delle partite che, più che con sé stessi, paiono prendersela con la società (?); un ex francamente trascurabile come Ciccio Colonnese (Colonnese eh, non Djorkaeff) che si sente in diritto di rimproverare la rosa attuale via social e via radio; Vecchi che, (nemmeno troppo) tra le righe, dice che questa squadra si allena male ed è preda invincibile delle sue lune come una quindicenne in tempesta ormonale; giocatori all’Inter ormai da tanti anni che, apparentemente, non ne sanno più degli esterni su cosa gli succeda ogni santo anno, tifosi risoluti a ignorare la squadra per questo finale di stagione quando va bene o pronti a scannarsi tra loro sulle proprie preferenze e/o sulle loro fantasiose teorie di rilancio quando va male; esperti e appassionati che rimpiangono Mancini senza però ricordare che proprio lui è uno dei maggiori responsabili di questa crisi irreparabile and so on. Si può trovare almeno un esponente di più o meno qualsiasi fazione possibile se si ha il coraggio di tuffarsi nei capannelli di persone che parlano di Inter ai crocicchi delle strade virtuali e reali.

Sono tutti segnali agghiaccianti di una crisi interista che, una volta di più, ha tracimato oltre la soglia di guardia e sembra ormai vicina a risolversi con l’ennesimo repulisti generale, l’ennesima tabula che non sarà mai sufficientemente rasa (perché – guardiamoci in faccia – non si riuscirà mai a cambiare tutti gli effettivi di una rosa in un’estate, anche ammettendo che sia l’unica cosa sensata da fare) ma che comunque servirà come pretesto per ricominciare a parlare dell’ennesimo anno zero. E, potenzialmente, ricominciare il solito valzer biennale del “progetto” ancora, per l’ennesima volta, peggio che la canzone amata da Humphrey Bogart in Casablanca.

Però, a costo di essere noiosi, le cose hanno preso una piega che è oltre il drammatico: è assurda. I risultati scadenti sono ormai una costante degli ultimi anni e se ogni anno è più difficile da mandare giù perché coincide pur sempre con un’altra, ennesima, stagione buttata nel cestino (l’ultimo trofeo è sempre più distante), d’altro canto il tifoso sta anche – ed è paradossale ma è così – facendo il callo a vedere un’Inter che, col passare dei mesi, continua ad abbassare il mirino e puntare sempre più in basso. Almeno finché può effettivamente puntare a qualcosa, che non è proprio detto, visto il periodo. Però ogni stagione negativa sembra avere effetti progressivamente sempre più deleteri sull’Inter in senso lato, fino al punto attuale che è semplicemente straniante. Riflettiamoci a fondo: solo con il banale, fattuale racconto di quanto è accaduto quest’anno al Biscione si potrebbe riempire un libro. È successo troppo per una sola stagione. E la cosa tragica è che l’80% di quel troppo è stato negativo.

Volendo cercare una morale a tutto ciò, in realtà, non se ne trova nessuna. Neanche impegnandosi a fondo ed è proprio questo che lascia un amarissimo sapore di sangue rappreso in bocca. Di fronte a quanto è successo quest’anno, tra campo, extra campo e meta campo – così i più filosofi sono contenti – la mente può solo annebbiarsi e non trovare più alcun tipo di appiglio dal quale tirare fuori un solo ragionamento che sia coerente. Non uno. E, asciugando fino all’osso tutta la questione, resta solo la sensazione che, una volta di più, tutto ciò che il mondo Inter (società, giocatori, staff tecnico, impianti giovanili, tifosi) sta passando sia semplicemente, inesorabilmente, sbagliato.