26 Gennaio 2015

FOCUS – José, i cinquantadue anni e le teorie sui grandi amori

Mourinho Inter: una storia mai finita

Cinquantadue anni dalla prima Champions League vinta dall’Inter di Helenio Herrera, cinquantadue anni compie oggi chi, al Mago, è stato accostato spesso per la sua indole da vincente e chi, quella coppa, l’ha riportata nella Milano nerazzurra nel 2010 del Triplete.

José Mourinho è un concreto, probabilmente non darà troppo peso a questa sua ricorrenza, certamente sta ancora pensando alla recente e cocente sconfitta in FA Cup del suo Chelsea, ma il microcosmo nerazzurro, lasciato in lacrime (le sue e le nostre) in quella notte magica di Madrid, attende ogni giorno un pretesto per poter ancora parlare di lui.

Quando vivi emozioni forti, che ti prendono la pelle e non te la mollano più, fai fatica a dimenticare, anche se la ragione ti porta ad andare avanti, anche se sono passati quattro anni e mezzo, anche se per trovare un altro grande amore devi prima provare a mettere da parte quello passato. Chi dice che nella vita, per ciascuno, ci sia un’unica grande storia, probabilmente troverà conferme nel rapporto Inter-Mou, finito da tempo solo geograficamente ma continuo e solido anche a distanza.

“Quando sono arrivato all’Inter non avevo neanche un ufficio. Quando me ne andrò chi mi sostituirà ce l’avrà”, una delle sue frasi celebri, una realtà, perché l’organizzazione di quegli anni è stata unica ed esemplare e ha condotto a grandi successi raggiungibili appunto solo con disciplina e tanto sudore.

José non aveva però considerato che quello era il suo ufficio, la sua organizzazione, che quel feeling instaurato con ambiente e tifosi era solo suo.  Da quel pianto nel prato verde del Bernabeu, che l’avrebbe accolto di lì a poco come allenatore del Real Madrid, si è aperta una voragine difficile da colmare. Gli eroi del Triplete lo sapevano e quei pianti di gioia per la conquista della Champions tanto attesa avevano un retrogusto di amaro perché, tutti insieme, si era rimasti “orfani” di Mourinho.

Non capita tutti i giorni di avere un allenatore che catalizza su di sé tutte le polemiche e le voci che circolano intorno all’ambiente, non è comune avere un rapporto così viscerale con un professionista che ti schiera in campo o che addirittura ti lascia in panchina. Lo sa bene anche il Chelsea che ha dovuto faticare parecchio nel dopo Mou per tornare ad essere vincente e che sta tornando ai fasti di un tempo proprio con José in panchina.

C’è anche chi sostiene che nella vita si possa avere anche più di un grande amore, magari sono quelli che hanno avuto la fortuna di vedere l’Inter del Mago Herrera, che mai avrebbero immaginato di ritrovare un’Inter bella e vincente come quella e che invece si sono visti piombare, come un ciclone che spazza via tutte le certezze, un tale da Setubal che li ha fatti, ancora una volta, sentire giovani.

C’è tanto Mou in tutti noi, nei nostri ricordi, nelle nostre foto, nelle nostre emozioni che sono lì, accantonate in un’importante porzione di cuore, c’è tanto di Mou anche nell’Inter di adesso, diversa nei suoi interpreti ma che respira ancora quell’aria magica e vincente che fa ancora paura, c’è tanto di Mou nelle passività del bilancio, nella scelta di Moratti di defilarsi, per un unico filo conduttore: a José era concesso tutto perché si aveva la certezza che tutto sarebbe stato ripagato in termini di risultati.

E se anche le condizioni attuali fanno pensare ad altro, se attualmente si è scelto di puntare su un altro condottiero amato e vincente, se la squadra non è più competitiva a livello europeo come in quel tempo, in ognuno di noi c’è l’immagine nitida di José Mourinho che siede nuovamente sulla panchina dell’Inter e che festeggia il compleanno nella “sua”Pinetina.

AUGURI SPECIAL ONE