6 Dicembre 2019

Occhi Sull’Avversario – Cinque punti sulla nuova Roma di Paulo Fonseca, il primo grande test dopo il sorpasso sulla Juve

Dopo una prima fase di rodaggio, la squadra capitolina ha assimilato al meglio il gioco del suo nuovo allenatore ed è pronta a insidiare l'Inter

VERONA, ITALY - DECEMBER 01: Henrikh Mkhitaryan of As Roma celebrates after scoring the 1-3 goal with team mates during the Serie A match between Hellas Verona and AS Roma at Stadio Marcantonio Bentegodi on December 1, 2019 in Verona, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

La sfida contro la Roma rappresenta per l’Inter il primo di due test che, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, potrebbero dimostrarsi determinanti per la direzione che prenderà la stagione nerazzurra da qui in avanti. Contro i giallorossi la squadra di Antonio Conte è chiamata alla vittoria per proseguire la corsa scudetto e confermare il primo posto in classifica appena conquistato, lasciando la palla in mano a una Juve attesa il giorno dopo all’Olimpico per la difficile trasferta contro la Lazio. In seconda battuta ci sarà poi il match in Champions League contro il Barcellona, decisivo per conquistare un passaggio del turno importantissimo tanto sul piano sportivo quanto su quello economico.

Come detto, comunque, prima di pensare alla Champions la squadra nerazzurra dovrà concentrarsi esclusivamente sulla Serie A, dove si troverà di fronte una Roma in forma, affamata e decisa a ottenere una vittoria che potrebbe permettergli di spiccare definitivamente il volo in questa prima stagione targata Paulo Fonseca. Ecco quindi una prospettiva d’insieme sulla squadra capitolina, presentata, come sempre, in cinque punti.

LO STATO DI FORMA

Come anticipato, la Roma sta vivendo senza dubbio un momento di buona forma. In campionato ha conquistato cinque vittorie nelle ultime sei partite, comprese quelle contro due avversari di rilievo come Napoli e Milan. L’ultima giornata ha portato con sé una vittoria convincente sul campo del Verona, una squadra solida che è stata in grado di mettere in difficoltà anche Inter e Juve (entrambe uscite poi vincitrici per 2-1). In Europa League invece c’è stata qualche difficoltà in più, come dimostrano il pareggio e la sconfitta nella doppia sfida contro il Borussia Mönchengladbach, attualmente al primo posto in Bundesliga, anche se la vittoria per 0-3 nell’ultimo impegno contro il Başakşehir ha riportato la qualificazione alla portata dei giallorossi.

In generale, nell’ultimo periodo la squadra di Fonseca è riuscita a ottenere buoni risultati e a mantenere il livello alto nonostante una serie interminabile di infortuni, di fronte alla quale il tecnico ha comunque dimostrato le proprie capacità riuscendo a tenere in mano la squadra nonostante la situazione di emergenza. Trovando per altro soluzioni apparentemente stravaganti dimostratesi poi azzeccate come la collocazione di Gianluca Mancini sulla mediana per rimediare alle numerosissime assenze del reparto, mettendo in mostra grande acume tattico. Ed ora, superata la tempesta e tornata a disposizione gran parte dei giocatori che avevano avuto problemi, la Roma si trova in una posizione assolutamente in linea con gli obiettivi stagionali e le possibilità della rosa. Considerato poi che questi erano i primi mesi con il nuovo allenatore, è lecito aspettarsi dai giallorossi un’ulteriore crescita e un proseguimento di stagione a un livello ancora superiore rispetto a quello dei mesi appena passati.

RIPARTIRE DA ZERO

Abbiamo parlato di aspettative, e in tal senso ogni discorso va fatto alla luce delle premesse che ci aveva lasciato lo scorso finale di stagione. Un finale che vedeva la Roma affrontare una situazione di forte crisi, tanto sul piano sportivo quanto su quello societario e ambientale. Da un lato abbiamo infatti visto il rovinoso tracollo della travagliata gestione Monchi, dimessosi e tornato in spagna dopo il fallimento del progetto tecnico su cui aveva assunto piene responsabilità decisionali e che aveva visto Eusebio Di Francesco perdere totalmente il controllo della situazione anche a fronte delle scelte di mercato fallimentari del d.s. spagnolo.

Dall’altro c’era invece la forte contestazione della piazza nei confronti della società americana, accusata di volersi solamente arricchire vendendo ogni estate i pezzi più pregiati della rosa e fresca dell’allontanamento di due simboli del romanismo come Totti e De Rossi, l’uno insoddisfatto del ruolo dirigenziale concessogli (avrebbe rivelato poi anche dei rapporti conflittuali con i vertici dirigenziali, infiammando ulteriormente la protesta dei tifosi) e l’altro del modo in cui la società aveva deciso di gestire le contrattazioni per il rinnovo.

Insomma, la situazione in cui la società si trovava a dover pianificare la prossima stagione  – la prima senza il piazzamento in Champions dopo cinque anni, con tutto quello che ne consegue – non era affatto delle migliori, ed era evidente la necessità di ripartire da zero per risollevare le sorti della squadra con nuovi uomini e nuove idee. Il ruolo di direttore sportivo fu quindi affidato a Gianluca Petrachi, che aveva fin lì occupato la stessa posizione al Torino, e ricadde su di lui la scelta del nuovo allenatore. Incassati i rifiuti di Conte e Gasperini, entrambi tecnici di grande esperienza in campo italiano, Petrachi ha fatto ricadere la scelta su un profilo completamente diverso, ovvero quello di Paulo Fonseca: un tecnico dalle idee ambiziose e moderne, ma privo di esperienza in qualunque dei cinque maggiori campionati.

LA GESTIONE FONSECA

La decisione del direttore sportivo fu accolta con lo scetticismo che contraddistingue da sempre lo scenario italiano di fronte ad allenatori stranieri di questo tipo, visti come santoni inflessibili e destinati a fallire in un calcio pragmatico e difensivista come quello italiano. A rincarare la dose ci furono le prime cessioni, che sancirono l’addio di due giocatori molto importanti per la squadra come Manolas ed El Shaarawy. Non sono comunque mancati poi gli acquisti, in grado però di rasserenare l’ambiente solo in parte: giocatori come Mkhitaryan, Mancini, Veretout e Spinazzola lasciavano sicuramente intravedere un certo potenziale, ma chiaramente non abbastanza per dissolvere immediatamente tutti i dubbi che vertevano su questo nuovo progetto tecnico.

E’ questo il quadro in cui inizia a lavorare il tecnico portoghese, deciso a confermare anche in Italia i successi ottenuti in Portogallo ed Ucraina alla guida di Braga e Shaktar Donetsk. I principi tattici su cui si mette a lavorare sono gli stessi con cui si è contraddistinta la sua carriera, con l’obiettivo quindi di costruire una squadra in grado di controllare la partita attraverso un gioco propositivo e un possesso che deve partire dalla difesa e arrivare in zona pericolosa disordinando la linea difensiva avversaria permettendo così agli attaccanti di creare superiorità numerica e occasioni da gol.

Quella che vediamo nelle prime uscite stagionali è una Roma per forza di cose ancora in fase di rodaggio e sperimentazione, come dimostrano le partite contro due squadre con obiettivi simili ma già molto più rodate come Lazio e Atalanta: nel derby della seconda giornata i giallorossi riescono a pareggiare aggrappandosi a un gol su rigore segnato nei primi minuti, in una partita in cui la squadra di Inzaghi dimostra una netta superiorità ma sciupa numerosissime occasioni da gol; il match contro i bergamaschi invece lascia spazio a pochi dubbi, una sconfitta casalinga per 0-2 in cui gli uomini di Gasperini hanno la meglio sugli avversari in ogni aspetto.

Anche nelle prime partite non erano comunque mancati i segnali positivi, in particolare per quanto riguarda la propensione al gol e il funzionamento del reparto offensivo. Con il passare delle settimane, nonostante l’emergenza infortuni già precedentemente citata, Paulo Fonseca è riuscito a porre un rimedio alle problematiche emerse e a consolidare il gioco della squadra sulla base dei propri principi, per una Roma tutt’ora in crescita e con prospettive future ancora più promettenti

LA CENTRALITÀ DI DZEKO

Sulla base di quanto visto in questa prima parte di stagione non stupisce né quanto Conte in estate desiderasse Dzeko per completare il proprio reparto offensivo né il muro opposto dalla dirigenza giallorossa attraverso le proprie richieste economiche, considerate alla fine troppo eccessive per un giocatore ormai trentatreenne. Le caratteristiche dell’attaccante bosniaco lo rendono infatti un elemento imprescindibile per la buona riuscita del gioco proposto da Fonseca, che necessita di poggiarsi su un attaccante in grado di giocare anche lontano dalla porta per creare le condizioni favorevoli per sfruttare al meglio le qualità di giocatori molto bravi a sfruttare la profondità come Zaniolo, Under o Mkhitaryan.

Dzeko rappresenta il punto di riferimento di cui hanno bisogno i giocatori offensivi della Roma, e il suo gioco sulla trequarti ha permesso di sfruttare al meglio anche le doti associative di Pellegrini, che da trequartista centrale sta sfornando grandi prestazioni e quantità industriali di assist. Il tutto, ovviamente, senza rinunciare alla finalizzazione: con otto gol in diciotto partite il bosniaco è tutt’ora il miglior marcatore della Roma. Non ci sarà da stupirsi dunque se, nonostante i problemi influenzali avuti in settimana, Fonseca decidesse di schierarlo ugualmente dal primo minuto in un match importante come quello contro l’Inter, in cui probabilmente i giallorossi non si possono permettere di rinunciare al loro giocatore migliore.

GLI ALTRI GIOCATORI CHIAVE

Il primo nome da citare è, come anticipato, quello di Lorenzo Pellegrini. Dopo alcune stagioni di transizione, il centrocampista ex-Sassuolo sembra aver trovato finalmente la sua piena maturità. Nonostante alcuni problemi fisici che lo hanno tenuto lontano dal campo per diverse partite, quando ha giocato ha sempre messo in mostra grandi prestazioni e ha dimostrato di essere un elemento importantissimo per la fase offensiva giallorossa, mettendo a segno un totale di ben otto assist tra campionato ed Europa League. Rimanendo sul reparto offensivo non si può poi tralasciare Nicolò Zaniolo, che, pur avendo ancora ampi margini di crescita, è già in grado di fare la differenza attraverso i propri colpi e le proprie qualità.

Rimane ancora centrale inoltre il ruolo di Aleksandar Kolarov, regista difensivo indispensabile anche per l’ormai grande esperienza e per le proprie doti di leadership. Poi, a spiccare in questa prima fase di stagione per la sorpresa di molti, è stato anche Chris Smalling, finito tra gli esuberi al Manchester United per non essere mai riuscito a garantire una grande solidità difensiva. Alla Roma invece sembra aver trovato il contesto adatto per esprimersi al meglio, riuscendo addirittura a mettere la propria firma in zona gol in diverse occasioni. Ma l’inglese non è l’unico tra i nuovi acquisti ad aver fornito da subito un grande apporto: anche Mancini e Veretout stanno giocando alla grande, e lo stesso Mkhitaryan, prima di infortunarsi, aveva dato segnali positivi in tal senso.

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