10 Ottobre 2013

FOCUS – La quiete dopo la tempesta

di Francesco Filippetto.

Sono passati alcuni giorni dalla batosta casalinga contro la Roma e tutto tace ad Appiano Gentile. La rosa ridotta a causa delle Nazionali, le distrazioni indonesiane e l’assenza di impegni ufficiali ha portato una quiete sopra la Pinetina, dove l’Inter e Mazzarri si leccano le ferite lasciate dal passaggio della capolista a San Siro.

Battuti in casa, piegati dalle ripartenze giallorosse pezzo forte del Mazzarri pensiero, sconfitti da una squadra che in estate era un punto interrogativo ancora più grande dei nerazzurri. Non pochi i motivi per starsene buoni, rannicchiati in silenzio a preparare la trasferta di Torino, dove non sbagliare diventa un obbligo.

La sconfitta di sabato non ha insegnato niente di nuovo a Mazzarri, contrariamente a quanto scritto da giornali e discusso nelle tv, il mister conosce bene la sua creatura e aveva in preventivo una debacle prima o poi. Mazzarri non è venuto a Milano per giocare con un 3-5-1-1, il ?mago Walter? è venuto fin qui per portare il suo credo, il suo calcio. Tuttavia il tecnico toscano è  conscio che sono sempre i risultati a contare quando si allena una grande, quindi quelli devono venire prima di tutto.

Inutile avventurarsi nel suo 3-5-2 con una rosa in difetto causa infortuni, sperimentare quando la fase difensiva e relativi meccanismi non sono ancora digeriti dal gruppo ancora acerbo. Spazio allora al modulo attuale dove prima della disfatta casalinga si evidenziavano compattezza ed equilibri. Meglio mettere punti in cascina mentre nel frattempo si lavora sull’Inter che sarà, che non deve nascere e divenire nel campionato attuale, ma in quelli a venire.

L’Inter è un progetto, non ha una rosa all’altezza delle altre pretendenti al titolo, non è partita per ambire allo scudetto in questo campionato e Mazzarri lo sa bene, la squadra in questa stagione deve stupire e provare a rompere le gerarchie estive, magari piazzarsi tra i primi tre posti sperando in qualche difficoltà altrui.

Tempo al tempo, la nuova Inter va plasmata con calma, con un occhio ai risultati e uno al gioco. Mazzarri ha quindi varato un modulo iniziale coperto, poco offensivo per lavare via quello che lui ha definito: ?Retaggi del passato?, ossia quegli orrori figli della scorsa stagione, ingenuità e anarchie che ancora serpeggiano tra i calciatori.

La vera Inter arriverà, con i rientri di Milito e Kovavic, forse anche Samuel. La squadra con una sola punta a San Siro è una forzatura che il tecnico ha dovuto imporsi per limitare i danni e fare punti. Quando il Principe, purtroppo di nuovo ai box, e il giovane croato avranno i 90 minuti sulla gambe prenderà finalmente forma il vero progetto di Mazzarri.

Sarà interessante vedere quindi quale sarà la mediana interista con le due punte, difficile trovare spazio da titolare a Kovavic, Guarin e Alvarez insieme, qualcuno almeno inizialmente dovrà sedersi in panchina. Attendiamo quindi le scelte del mister che finora ha manifestato cognizione e pragmatismo. A Torino forse per praticità e utilità sarà ancora un Inter a una punta, difficile che venga schierato dall’inizio Icardi che per caratteristiche non può svolgere il ruolo di regista offensivo come il numero 22.

L’infortunio dell’argentino quindi allunga ancora i tempi del mister, peccato dover rinviare ancora una volta il cambio modulo, il tutto senza poter sperimentare settimanalmente i concetti a causa dell’assenza degli interpreti principali. Attendiamo quindi pazientando, consci che la nuova Inter è pronta a sbocciare, ma deve attendere ancora un po’ di sole.