2 Ottobre 2013

FOCUS – Meglio Taider che mai

Inter su Taider, arriva Taider, ma chi è Taider? Uno degli acquisti della campagna estiva nerazzurra rischia seriamente di diventare il giocatore più rivalutato del mercato in pochissimo tempo, dopo che i più avevano storto il naso di fronte a un calciatore giovane, proveniente da una provinciale e di soli 21 anni considerandolo un magro ripiego degli sfuggiti e più luccicanti Paulinho e Nainggolan. Uno scampolo col Catania, poi un match di spessore e personalità di fronte a Pirlo e Pogba, con quelli che sembravano giganti da 30 punti in più in classifica che sono diventati giocatori molto più normali con il contributo del giocatore algerino, infine il primo gol col Sassuolo con prestazioni in crescita e ai livelli dell’avvio sprint della nuova Inter.

Algerino sì, ma per scelta: Taider è nato e cresciuto in Francia ed ha scelto la nazionalità della mamma per affacciarsi nel calcio internazionale, dopo un percorso formativo nelle serie minori francesi. Proprio lì lo ha pescato l’uomo che non ti aspetti, quel Salvatore Bagni spesso ricordato per alcune telecronache quantomeno pittoresche e invece capace di scoprire talenti in un remoto, almeno dal punto di vista calcistico, angolo della Francia come Grenoble da dove è stato prelevato dal Bologna nell’estate del 2011 a soli 19 anni. Dall’acquisto all’esordio il passo è breve: nella sua prima stagione in Serie A inanella 14 presenze e inizia ad attirare su di sè le sirene delle grandi, che si concretizzano con metà cartellino ceduto alla Juventus nel Gennaio 2012 che tuttavia risolverà subito la compartecipazione dopo lo Scudetto vinto, incentivo che forza i bianconeri a costruire una squadra da Champions composta di giocatori pronti immediatamente. Ed è proprio la Juventus la squadra a cui Taider segna il primo gol in Serie A, il 31 Ottobre 2012: momentaneo pareggio purtroppo inutile ai fini del risultato finale. Sarà tuttavia solo il primo di tre reti che mostrano una versione di Taider più confidente con la porta e maturo per interpretare ogni ruolo a centrocampo. Proprio la sua duttilità lo imprime come chiodo fisso nella testa di Mazzarri, che all’Inter doveva districare il rompicapo di un centrocampo blando, scarico e spesso bucato dagli avversari in cui dall’addio di Motta in poi la mancanza di un giocatore era avvertita perfino da chi non aveva mai guardato una partita intera. Taider arriva in sordina e risponde sul campo: l’algerino c’è anche quando non si vede, il suo innesto solleva Cambiasso da pesanti compiti di copertura poco in linea con la sua carta d’identità e il suo apporto si sente in entrambe le fasi ed in tutte le zone del campo. La cresta, distintivo divenuto emblema in un’altra squadra, è sempre alta ed è sempre pronta a far emergere quella personalità che illumina la mediana, sia che compaia da perno basso sia che giochi da mezzala, ruolo che ne esalta le notevoli capacità di inserimento . La staffetta con Kovacic molto in auge in questo avvio è un aggiustamento tattico dovuto per ridisegnare la metacampo in base all’avversario: con Taider si equilibra la fase offensiva e si aggiunge una variabile impazzita in area di rigore, mentre con Kovacic a creare la superiorità si esaltano gli avanti messi davanti alla porta dai suoi filtranti e ne beneficiano le ripartenze grazie alle grandi doti in dribbling del giovane croato. La bontà dell’acquisto è testimoniata dal fatto che proprio grazie a Taider, Mazzarri ha in mano la possibilità di fare un restyling tattico a centrocampo ogni volta che ne ha bisogno: un jolly finalmente pescato da un mazzo che per un paio d’anni aveva riservato solo carte poco funzionali al gioco nerazzurro. Quanto può diventare importante per l’Inter questo Taider? Per lui che auspica di giocare nell’Inter anche 15 anni se gli venisse chiesto, il destino è nelle sue mani. Dietro a un calciatore molto interessante c’è anche un grande professionista: su di lui Mazzarri si era già sbilanciato dopo 10 giorni di lavoro e, vista la sua fama da sergente di ferro, non può essere un caso. Il suo impatto con l’ambiente è stato fulminante e anche dopo la sua partita più sottotono, quella con la Fiorentina, San Siro gli ha regalato un bagaglio di applausi da utilizzare come ricarica morale per i match successivi: ogni interista sa che ogni singolo Clap di San Siro è sudato come chi indossa un maglione di lana in pieno Luglio. Il tempo dirà se il rebus centrocampo, che ha accompagnato tutta la stagione di Stramaccioni, è finalmente risolto. Per il momento possiamo dirlo tranquillamente: meglio Taider che mai.