17 Ottobre 2013

FOCUS – Salvate il soldato Kovacic

di Nunzio Corrasco.

In questi giorni tutta l’attenzione del mondo nerazzurro è stata rivolta alla chiusura della trattativa tra Moratti e Thohir; la firma sui contratti avvenuta nella giornata di  martedì, ha decretato l’inizio di una nuova era, la nascita di una nuova Inter che si spera possa essere vincente almeno quanto quella targata Massimo Moratti. Nel lontano 9 marzo 1908, 44 dissidenti del Milan decisero di fondare la Beneamata e la chiamarono “Internazionale”, definendosi fratelli del mondo”.

Leggendo questa parole oggi si può tranquillamente notare come i soci fondatori della nostra Inter furono degli inconsapevoli profeti; a distanza di quasi 106 anni infatti, la loro “profezia” si è avverata con la nascita dell’Indointer. Avere una proprietà indonesiana è quanto di più internazionale possa esserci per la squadra nerazzurra, e può consentire al club di aumentare finalmente gli introiti, sfruttando il marchio Inter nel mondo, con particolare attenzione per l‘Oriente. In un’Inter così cosmopolita, con l’obiettivo primario di portare avanti un progetto incentrato sui giovani (questa infatti sembra essere la volontà del magnate indonesiano e dei suoi soci), il calciatore che può e deve rappresentare il manifesto di questo nuovo corso, il perno sul quale costruire il futuro, è sicuramente Mateo Kovacic.

Il talento croato, arrivato a vestire i colori del cielo e della notte nello scorso mese di gennaio, ha impiegato pochissime partite per conquistare il cuore dei tifosi interisti; guardando giocare Mateo infatti, si è avuta subito la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un predestinato, ad un calciatore con “le stigmate” del fuoriclasse. L’ex calciatore della Dinamo Zagabria aveva impressionato per la personalità con la quale si era di fatto preso l’Inter, per le sue improvvise accelerazioni, i dribbling e la capacità di tenere la palla incollata al piede ogni qualvolta in cui decideva di lanciarsi in sortite offensive, senza sottovalutare le doti da regista, forse non ancora perfezionate ma sicuramente visibili. Purtroppo in queste prime sette giornate di campionato non abbiamo avuto il piacere di ammirare il Kovacic della scorsa stagione; Mateo è partito titolare soltanto in 2 delle 7 partite in cui l’Inter è stata impegnata e le ha giocate entrambe nel ruolo di mezzala. Quando ha giocato da interno di centrocampo, il croato è sempre apparso impacciato e palesemente non a suo agio; ha dato la sensazione di non sentire suo il ruolo in cui Mazzarri intende impiegarlo. Chiaramente essendo dotato di qualità fuori dal comune è sempre riuscito ad offrire sprazzi di classe e di genio calcistico, ma non ha più avuto quella  personalità e quella sicurezza nei propri mezzi che ci aveva mostrato dal momento del suo arrivo in Italia. In poche parole si può tranquillamente asserire che far giocare Mateo nella posizione in cui è stato finora utilizzato, con i compiti tattici che Mazzarri chiede alle sue mezzali, significa snaturarlo e depotenziarlo. Tutti sappiamo come il tecnico toscano prediliga, nel ruolo di regista davanti alla difesa, un calciatore che abbia caratteristiche diverse da quelle di Mateo. Mazzarri infatti preferisce impiegare in quella posizione elementi più attenti alla fase difensiva, che abbiano nell’intelligenza tattica la qualità predominante e che riescano a garantire quella copertura che difficilmente riuscirebbe ad offrire Kovacic; insomma l’identikit giusto è quello di Cambiasso.

Probabilmente se Mazzarri avesse potuto scegliere avrebbe preferito un elemento dalla maggiore mobilità del Cuchu, ma la società non lo ha accontentato sotto questo aspetto (e non solo) e dunque il tecnico toscano ha individuato nel centrocampista argentino  l’elemento a cui affidare le chiavi del centrocampo. Questa scelta sta finendo per danneggiare in maniera evidente Kovacic, costretto a partire spesso dalla panchina o ad adattarsi ad un ruolo nel quale non riesce ad esprimersi al meglio. In una stagione che potrebbe rivelarsi di transizione, in un campionato in cui pare evidente la presenza di 3-4 squadre qualitativamente migliori dell’Inter (chiaramente l’auspicio è quello di raggiungere le prime tre posizioni nonostante le oggettive difficoltà nel centrare l’obiettivo), non mettere Kovacic al centro del progetto tecnico-tattico, preferendo al giovane croato un calciatore come Cambiasso, usurato da mille battaglie ed avviato alla fase calante della carriera, appare agli occhi di chi scrive assolutamente incomprensibile. Se nella nostra rosa, i cosiddetti senatori fossero in grado di fare la differenza in campo, di portare punti su punti alla squadra (come sta facendo Totti per la Roma, tanto per intenderci), e se dunque schierare una calciatore come Cambiasso fosse garanzia di competitività ad alti livelli, allora sarei al fianco del Mister nel perorare la scelta del Chucu titolare. Nel momento in cui però, Cambiasso non sembra fare la differenza, non sembra dare alla squadra un contributo che giustifichi la sua inamovibilità dall’undici titolare, allora c’è da chiedere a gran voce l’utilizzo e la valorizzazione di un giovane come Kovacic; tanto più che per acquistare il croato, fummo costretti a sacrificare un altro giovane talento come Coutinho (che sta incantando in Premier con la maglia del Liverpool).

I giovani devono essere gestiti in modo diverso rispetto agli altri calciatori, hanno bisogno di sentire la fiducia dell’ambiente, dei compagni e sopratutto dell’allenatore; l’impressione invece è che questo utilizzo “part-time” di Mateo, stia facendo perdere fiducia al talento croato. In questi giorni nel mondo Inter si è deciso di voltare pagina, è nata una nuova era; il Presidente Moratti ha avuto il coraggio di determinare un cambiamento radicale, per certi versi traumatico, e lo ha fatto per il bene presente ma soprattutto futuro dell’Inter. È giunto il momento di voltare pagina anche sul prato verde del Meazza, è giunto il momento di fare scelte coraggiose, ce lo impone il momento e la nuova era che avanza. L’obiettivo deve essere quello di costruire qualcosa per il futuro, di non essere sempre e solo legati al raggiungimento dei risultati presenti.

L’anno scorso abbiamo deciso di affidarci in toto ai senatori, che seppur meritevoli di stima e affetto, oltre che di rispetto, non avevano più molto da dare; questa scelta ci è costata un’intera stagione, il tanto reclamato anno zero (che doveva iniziare dallo scorso campionato) non si è visto ed è stato colpevolmente rinviato a questa stagione. Ora si cerchi di mettere in pratica un vero anno zero, si cerchi di dare spazio ai giovani di qualità che abbiamo in rosa (non solo Kovacic), lo si faccia senza tentennamenti in modo da costruire, qualunque risultato dovessimo ottenere al termine della stagione, una base solida da cui ripartire. Mateo deve essere al centro di questo progetto, deve essere la pietra sulla quale costruire il prossimo castello nerazzurro, realizzato con un materiale solido e non con la friabile sabbia dello scorso campionato. Il  Mister gli consegni le chiavi del centrocampo e gli dia la libertà di esprimersi al meglio, insomma salvi il soldato Kovacic e non lo faccia smarrire, sarebbe il miglior modo per cominciare la nuova era.