8 Aprile 2015

FOCUS – Guardare avanti o tornare indietro?

Boom. L’Italia nerazzurra si è svegliata con la clamorosa indiscrezione lanciata da La Gazzetta dello Sport, secondo la quale Moratti starebbe meditando ad un possibile ritorno all’Inter. Puntuale la smentita da parte del diretto interessato, ma troppo tardi affinchè la notizia non desse luogo alle innumerevoli fantasie del mondo interista attorno al più celebre, probabilmente, dei ritorni. In fondo, però, parlare di ritorno stona per il fatto che Massimo Moratti, sebbene sia notevolmente defilato, detiene ancora il 29% delle quote nerazzurre. La parola ritorno, in questo caso, andrebbe più che altro associata all’ex presidente in qualità di figura onnipresente accanto alla squadra, motivo per cui Erick Thohir, vista la sua lontananza da Milano, non è mai riuscito ad entrare a pieno nelle grazie dei tifosi della Beneamata. Ma questo lo sapevamo già e non crediamo sia nè un’eresia nè un’offesa dire che il passaggio da MM a ET rappresenti la consegna dell’Inter da un tifoso imprenditore ad un imprenditore tifoso, a testimonianza dell’esistenza di più modi di vedere il calcio, come passione, come business e come entrambe le cose. A complicare la situazione v’è sicuramente il fatto che l’imprenditore cui affidare le sorti della sua creatura Moratti è andato a prenderlo dall’altra parte del mondo e, nonostante le tante rassicurazioni, l’Inter si è ritrovata spesse volte orfana della figura numero uno e ha dovuto contare sul parafulmini Ausilio e sulla presenza di capitan Zanetti per imprimere forza e sostegno verso uno spogliatoio che non sta vivendo certamente una stagione facile. Certo è che Erick Thohir in un anno e mezzo si è accollato i debiti, ha organizzato una società di prestigio internazionale dietro le scrivanie per potere migliorare il brand e aumentare i ricavi ma, di fatto, quel prestigio sul campo non è arrivato ancora, nonostante il ritorno di un grande allenatore come Roberto Mancini e il conseguente ritorno sul mercato con nomi importanti come quello di Shaqiri. Qualcuno potrà pensare che il tycoon indonesiano ne abbia già abbastanza visti i risultati, ma i fatti dicono altro. Due cose su tutte ci spingono a ritenere difficilmente realizzabile il riavvicinamento di Moratti alla presidenza: in primis le garanzie bancarie date da ET, con il prestito di 230 mln della scorsa estate e i 60 in arrivo; in secundis gli impegni presi con l’UEFA per quanto riguarda il FPF. Ma quanto farebbe bene all’Inter e ai suoi tifosi un nuovo stravolgimento societario? Di certo rappresenterebbe un passo indietro per quanto riguarda la gestione del club e la programmazione societaria, visto che la costruzione di una nuovo club pare essere appena iniziata e sarebbe un controsenso incorporare nel nuovo ciò che ha contraddistinto un passato sicuramente glorioso ma con degli strascichi. Dal canto dei tifosi, invece, 16 trofei non si dimenticano e magari a questo si appellano coloro i quali auspicano in un ritorno di Massimo Moratti alla presidenza nerazzurra affinchè l’Inter risulti competitiva, ma siamo tranquillamente sicuri di poter affermare che ciò creerebbe una nuova spaccatura tra i supporters dell’Internazionale. Quello che, però, in questo momento storico è importante è la volontà da parte dell’Inter tutta di guardare avanti con decisione, per generare una squadra competitiva in campo e fuori, che possa essere a livello delle big d’Europa tecnicamente e, soprattutto, a livello di marketing e ricavi, termini semi-sconosciuti per coloro che amano unicamente il pallone ma che, al giorno d’oggi, rappresentano l’indicatore più importante per valutare se si è al passo con gli altri paesi. Per fare ciò ci vorrà tempo, serviranno sacrifici, servirà tanta pazienza, ma la cosa più sbagliata sarebbe interrompere un processo di ricostruzione iniziato da poco per riesumare la politica economica societaria del passato. L’unica cosa su cui tutti (ma proprio tutti) i tifosi interisti, convergeranno? Il fatto che, chiunque ne sia al timone, possa investire bene e per il bene dell’Inter, ma soprattutto per vincere, che è l’unica cosa che conta.