6 Ottobre 2019

Non solo Iuliano-Ronaldo: quante polemiche in Inter-Juve

La sfida tra nerazzurri e bianconeri è sempre stata motivo di discussioni e polemiche. Tutto iniziò negli anni '60...

Una cosa è certa: la sfida tra Inter e Juventus non è mai come le altre, e non solo per quel che riguarda i 90 minuti di gioco: in tanti anni di derby d’Italia, infatti, lo scontro ideologico tra le due compagini ha spesso superato il rettangolo di giuoco per assumere toni di portata nazionale, con strascichi di polemiche infiniti e che hanno coinvolto diverse generazioni, quella del boom economico degli anni ’60 e quella a cavallo del nuovo millennio, che si sono trovate a doversi schierare dal lato degli Agnelli o dei Moratti, in una sorta di sistema bipolare che talvolta è riuscito a mettere in secondo piano anche le vicende politico-economiche del nostro paese.

TUTTO EBBE INIZIO CON UN’INVASIONE – Iniziano gli anni ’60 e Angelo Moratti chiama sulla panchina della sua Inter Helenio Herrera, il mago, con l’obiettivo di vincere finalmente quel tricolore che ancora manca in bacheca. L’Inter inizia bene e gioca un calcio spettacolare all’inizio, ma non riesce a imporsi in fuga anche grazie al gioco pragmatico delle squadre italiane, su tutte il Padova di Nereo Rocco. Il match di Torino con la Juventus diventa decisiva per la conquista del titolo; il numero di supporters bianconeri è altissimo e la folla, superando di gran lunga la capienza delle tribune, è costretta a defluire in campo. L’invasione convince il direttore di gara a far terminare il match e a decretare la vittoria a tavolino per l’Inter, che così comincia a sentire odore di scudetto. Sarà invece il Presidente del Coni Gianni Agnelli a imporre la ripetizione del match: Angelo Moratti, per protesta, schiera la squadra Primavera, che perde 9-1. Lo scudetto è bianconero ma l’Inter scopre Sandro Mazzola, autore dell’unica rete nerazzurra del match al suo esordio tra i professionisti.

CHI SONO I VERI CAMPIONI? – Una delle annate più controverse della storia del calcio italiano è quella 1997/98: Inter e Juve viaggiano allo stesso ritmo, eppure la stampa insorge a causa dell’enorme numero di favori arbitrali che accompagnano il viaggio della squadra di Marcello Lippi, tra gol non convalidati, rigori dubbi e regola del fuorigioco passivo utilizzata con metri differenti a seconda delle giornate. Lo scontro diretto che vale a tutti gli effetti lo scudetto è la ciliegina sulla torta di un anno da dimenticare per le scarpette nere: Ceccarini non concede all’Inter il solare rigore per fallo di Iuliano su Ronaldo e, sul ribaltamento di fronte, assegna il penalty alla Juventus. L’Inter esplode, Simoni scatta in campo, fioccano squalifiche ma è tutto vano: la Juve si cuce uno scudetto che molti non le riconoscono e crolla in finale di Champions contro il Real Madrid; l’Inter, a tratti bella e letale, si consola conquistando la terza Coppa Uefa della storia.

intervista lippi

LIPPI DAL LATO SBAGLIATO – Passano due anni e Marcello Lippi passa dalla panchina bianconera a quella nerazzurra. Nello scontro diretto di San Siro Ivan Zamorano si invola in contropiede e viene steso al limite dell’area da Van Der Sar, ultimo uomo bianconero. Potrebbe essere la chiave di svolta del match, con i nerazzurri pronti a battere il calcio di rigore e con oltre un’ora di gioco in superiorità numerica, ma il direttore di gara grazia il portiere bianconero con il giallo e assegna erroneamente soltanto una punizione al limite per i padroni di casa. Iconica la scena di Lippi in versione nerazzurra con le mani nei capelli per la rabbia e la frustrazione.

IL PUGNO DI MONTERO – Quando lo stesso Lippi viene esonerato, l’anno successivo, da Massimo Moratti, la panchina passa nelle mani di un doppio ex, Marco Tardelli. A San Siro la Juventus parte in quinta con due reti, mentre l’Inter risponde subito con Blanc che accorcia le distanze. A questo punto succede l’impensabile: ai nerazzurri viene prima annullato un gol regolarissimo di Christian Vieri e poi viene negato un calcio di rigore per un pugno di Montero  ai danni di Di Biagio, in piena area di rigore. La reazione nerazzurra all’ingiustizia è veemente e proprio Di Biagio sigla su punizione la rete del meritatissimo pareggio.

LA DANZA DELLE STREGHE – Passano gli anni e cambia il vento, anche grazie al passaggio in nerazzurro di Alberto Zaccheroni, prima dell’inizio dell’era Mancini. Battere i bianconeri non è più un’ossessione per l’Inter e diventa un piacevole rito, che si consuma anche in finale di Supercoppa 2005/06, con la rete di della Brujita Juan Sebastian Veron che risulta decisiva per portare il trofeo a Milano. Questa volta a lamentarsi sono i tifosi Juventini a causa di un goal ingiustamente annullato a David Trezeguet nei tempi regolamentari, che fa il paio con la rete annullata nella prima frazione a Adriano.

LO SCUDETTO DEL 2006 – L’estate del 2006 porta al calcio italiano il quarto mondiale e l’esplosione di uno dei peggiori scandali sportivi di sempre. La Juve viene retrocessa in Serie B ed esplode la rabbia dei tifosi bianconeri che vedono nell’Inter il nemico da abbattere. Contestazioni immense riguardano lo scudetto 2005/06, concesso ai nerazzurri e ancora contestato dai bianconeri, che più volte hanno fatto vani ricorsi ai vari organi di giustizia. Tornata in A la Juve riesce a imporsi a San Siro con un goal in fuorigioco di Mauro Camoranesi, facendo insorgere nuovamente il proliferarsi di polemiche, ma non riesce mai a costruire rose in grado di impensierire la fortissima Inter, che conquista 5 scudetti consecutivi, 4 Coppe Italia, 1 Champions League e 1 Mondiale per club.

LA RISCOSSA DI STRAMA – La Juventus torna a conquistare lo scudetto con Antonio Conte in panchina nella stagione 2011/12. Nell’anno successivo, nella sfida con l’Inter al nuovo Juventus Stadium, ai bianconeri viene convalidato un gol di Vidal dopo 18 secondi di gioco, nonostante il fuorigioco nettissimo di Asamoah, autore del passaggio smarcante. L’Inter riversa in campo tutta la rabbia e riesce a imporsi per 1-3 grazie a una doppietta di Milito e alla rete di Palacio, provocando la prima sconfitta della squadra torinese nel nuovo impianto di proprietà.

PJANIC E RAFINHA – L’ultimo episodio controverso in ordine cronologico riguarda l’anno sportivo 2017/18: il Napoli è in piena corsa per lo scudetto e, dopo aver battuto la Juve a domicilio, prova a mettere la freccia del sorpasso sperando nel successo dell’Inter. A San Siro succede di tutto e di più ma l’Inter cede i tre punti anche a causa delle decisioni dell’arbitro Orsato che prima espelle Vecino applicando in maniera errata l’utilizzo del protocollo VAR ma e poi non attua lo stesso metro di giudizio con Pjanic per un evidente fallo su Rafinha e grazia più volte anche Cuadrado. L’Inter in inferiorità numerica regge per 85 minuti e crolla sul finale, ma gli episodi di San Siro pesano molto sullo scudetto juventino, provocando anche la veemente reazione di Sarri, all’epoca allenatore del Napoli.

Adesso è di nuovo tempo di sfida tra nerazzurri e bianconeri, con gerarchie in panchina clamorosamente ribaltate: Antonio Conte, con trascorsi enormi in casa Juve sia da giocatore che da allenatore, è sulla panchina dell’Inter, mentre Maurizio Sarri, che tanto aveva criticato la società torinese ai tempi di Napoli, guida la Juve. La speranza è che per una volta la sfida non si trasformi in un motivo scatenante di polemiche e questioni. Ma si sa: Inter-Juve non è mai una gara come le altre.