25 Giugno 2014

PUNTO MONDIALE – Brasile gelido per i nerazzurri: Kovacic affonda, Hernanes osserva e Yuto saluta sul gong

di Giuseppe Chiaramonte

Ed eccoci al secondo appuntamento con il Punto Mondiale firmato Passioneinter.com, lente d’ingrandimento tramite la quale è possibile osservare ed analizzare le prestazioni degli otto nerazzurri impegnati nella competizione iridata. Partiamo subito col dire che non è stata una settimana facile per i nostri beniamini in gioco, che tra eliminazioni e panchine regalano poche gioie agli affezionati sostenitori pronti a sfidare il caldo e la notte pur di seguirne le gesta.

GUARIN: Per l’ex Porto non c’è spazio nell’undici titolare della sorprendente ed organizzata Colombia ( ben nove punti per i Cafeteros nelle tre partite del girone ). Nell’incontro chiave contro la Costa d’Avorio il tecnico Pekerman si affida al consolidato e veloce 4-4-2, basato sulle folate dei rapidissimi esterni e sulla solidità e l’intelligenza tattica del duo mediano Augilar – Sanchez, abile nell’aiutare Cuadrado ed Ibarbo in fase di copertura nel momento di massima spinta offensiva. Guarin, da mezzala qual è, non può per caratteristiche svolgere un ruolo tanto dispendioso quanto specifico, e per questo motivo, dopo la squalifica nel match di esordio e i 90 minuti da spettatore in quello contro gli africani, si accontenta della passerella contro il Giappone di Nagatomo, sfoderando una prestazione sufficiente ma non particolarmente brillante, caratterizzata da buoni spunti individuali spesso però sfocianti in vicoli ciechi generati dall’incompatibilità di un giocatore a tratti anarchico come il Guaro in un’orchestra perfetta come quella sudamericana.

HERNANES: Il Profeta, con il suo sguardo pacato e serafico, osserva dalla panchina i fasti del Brasile. I padroni di casa stendono il Camerun di Eto’o a suon di sberle firmate dall’ormai idolo nazionale Neymar e volano agli Ottavi di Finale, dove incontreranno il sorprendente ed instancabile Cile del Nino Maravilla Alexis Sanchez. Le idee di Scolari sono ormai note: i due centrocampisti del 4-2-3-1 carioca sono i dinamici e potenti Luiz Gustavo e Paulinho, capaci per caratteristiche e predisposizione atletica, a garantire filtro e legna a metà campo. A ciò va aggiunta l’esplosione di Fernandinho, centrocampista del Manchester City, “concorrente” dell’88 nerazzurro per il ruolo di prima riserva nella zona nevralgica del terreno di gioco, che si toglie anche lo sfizio di concludere con un bel diagonale una veloce triangolazione offensiva con la boa Fred. Riuscirà il Profeta a riprendersi il centrocampo brasiliano?

KOVACIC: La Croazia si arrende all’arcigno e compatto Messico del Chicharito Hernandez (finalmente in rete) ed il giovane talento nerazzurro affonda assieme al veliero balcanico, totalmente naufragato tra le onde messicane. Non un Mondiale da raccontare ai nipoti, quello del nostro Mateo: dopo l’esordio votato al sacrificio conto i padroni di casa e qualche minuto contro il Camerun, ecco la gara che più contraddistingue l’esperienza di Kovacic e di tutta la Croazia, asfaltata dagli uomini di Herrera. Il quasi omonimo tecnico Kovac, lo manda in campo a poco più di mezz’ora dalla fine, sperando nel colpo di genio che possa risolvere il caldo incontro da dentro o fuori. Kovacic non incide e lentamente si trascina verso il novantesimo che sancisce l’eliminazione di Modric e compagni.

TAIDER: Dopo il buon impatto della scorsa settimana, ecco l’amaro gusto della panchina anche per l’algerino. Saphir, finito al centro di un incredibile vortice di mercato che lo vorrebbe ad un passo dai russi del Rubin Kazan, guarda da lontano i propri compagni asfaltare una modesta Corea del Sud, crollata anche per merito del 4-2-3-1 di Halilhozic, che a differenza di quello compatto e granitico che ha creato parecchi grattacapi all’ attesissimo Belgio, scende in campo per prendere da subito le redini del gioco. In questa situazione il generoso Taider incide meno e per questo motivo l’esperto tecnico bosniaco gli preferisce il più intraprendente ed offensivo Yacine Brahimi.

NAGATOMO: Yuto-San saluta i Mondiali sulla sirena. Ad un passo dalla qualificazione nonostante l’inevitabile K.O. contro la quotatissima Colombia, i Samurai vengono condannati dal rigore di Samaras nel match parallelo tra gli ellenici e la Costa d’Avorio. Mondiale senza infamia e senza lode per l’esterno nipponico. Tre partite di ordinaria amministrazione, dove è mancata la scintilla e la verve che da tempo contraddistinguono le prestazioni del calciatore scoperto dall’ex tecnico del Cesena Ficcadenti. Interessanti i duelli con Gervinho e Cuadrado, clienti di tutto rispetto, che hanno spinto Yuto ad un torneo più da difensore che da motorino.

CAMPAGNARO: Doppia panchina consecutiva per il Toro di Moron, che dopo l’esordio da titolare contro la Bosnia, si accomoda tra le riserve, sacrificato dal tecnico Sabella sull’altare della difesa a 4. Il cambio di modulo promuove la coppia Fernandèz – Garay, e mette per forza di cose da parte l’ex difensore del Napoli, il meno inamovibile ed il meno adatto dei tre al modulo con doppio difensore centrale. L’Argentina può comunque contare sull’esperienza del trentatreenne originario di Còrdoba, sempre pronto a rispondere presente in caso di necessità.

ALVAREZ: Dopo due match da spettatore, arriva l’esordio a venticinque minuti dalla fine, nel terzo match del girone di qualificazione che vede l’Albiceleste affrontare la Nigeria. Ricky da il cambio al mattatore Messi, autore di ben quattro gol in questa prima fase del Mondiale. Lo scarso minutaggio dell’ex Velez è chiaramente ricollegabile all’incredibile mole offensiva di cui disponee Sabella, Generale di un esercito agguerrito e carico di bocche da fuoco da fare invidia all’intero planisfero calcistico.

PALACIO: Probabilmente è El Trenza il nerazzurro che più può tornare utile al tecnico argentino: il suo ingresso a quindici minuti dalla fine risulta determinante per scardinare la cassaforte iraniana che tanto bene aveva custodito il prezioso pareggio per più di un’ora di gioco. Palacio risulta fondamentale nel ruolo di spalla del folletto Messi, che grazie ai movimenti del nerazzurro e dell’ex Napoli Lavezzi, abile nell’allargare il gioco dei sudamericani, riesce ad avanzare il proprio raggio d’azione mettendo a segno la gemma che regala i tre punti sul gong ai forti e cinici argentini.

Che possa il sole tornare a splendere nella cupa Rio nerazzurra, regalando ai protagonisti ancora in gioco la quiete dopo la tempesta vissuta in settimana. Buona fortuna ai “sopravvissuti” e un abbraccio anche agli sconfitti, pronti a far tesoro di un’esperienza tanto affascinante quanto crudele.