12 Giugno 2020

RIVOLUZIONE SAN SIRO – Lo stato delle trattative

Dopo quattro mesi di silenzio si torna nel vivo della questione "Nuovo Stadio", tra sviluppi inattesi e nuovi elementi di decisione.

Dopo una pausa di un paio di mesi, le trattative per la costruzione del nuovo polo sportivo di San Siro, sono prepotentemente ripartite.

A lavorare sotto traccia sono stati soprattutto i due studi di architettura incaricati della finalizzazione dei progetti (Manica-Sportium e Populous, tuttora in gara per l’aggiudicazione della commessa) e la Commissione lombarda per il patrimonio culturale e storico, che approfittando del periodo di fermo di ogni attività, ha elaborato un parere sull’abbattimento della struttura del Meazza.

La soprintendenza si è detta favorevole ad un’eventuale demolizione dello storico stadio milanese, non riscontrando una persistenza significativa di quei tratti storici che, a detta di molti, andrebbero preservati e tutelati da qualsiasi tipo di intervento demolitorio.

Pochissimi giorni fa sono stati quindi presentati dei rendering nuovi di zecca dai due studi in cui lo stadio Meazza appariva rigenerato: il mantenimento di diverse parti della sua struttura è sempre stato un punto fermo dell’amministrazione comunale, e Inter e Milan hanno fatto i salti mortali per mantenere la promessa di scongiurare un abbattimento totale.

Quindi, nonostante la Commissione abbia dato il via libera alla demolizione, si è comunque proseguito sulla strada della rifunzionalizzazione.

La situazione, nonostante sembra si sia giunti alle battute finali, non è mai stata tanto ingarbugliata come ora. Inter e Milan hanno assecondato la gran parte delle richieste del Comune di Milano, presentando delle proposte per il recupero del Meazza che hanno notevolmente aumentando il costo del progetto. Tutto questo però ben prima che la soprintendenza si pronunciasse sul valore del Meazza, confermando di fatto l’opinione dell’Inter secondo cui sarebbe stato più conveniente (e a questo punto, anche indolore) demolire lo stadio per edificare una nuova struttura moderna e funzionale.

Come detto più volte in questa rubrica, la battaglia che il Comune sta combattendo con i club è di natura prettamente politica: i desideri bi-partisan di vedere lo stadio rifunzionalizzato rispecchiano una mentalità conservatrice, poco incline ad affidarsi ai nuovi standard tecnologici e ambientali. Con quali argomenti si potrebbe obbiettare al fatto che mantenere una parte dello stadio Meazza vecchia e mastodontica, possa avere un impatto (su paesaggio, ambiente, costi, futuro del quartiere) inferiore rispetto alla sua demolizione?

Due stadi di calcio uno di fianco all’altro, uno da 60 mila e uno e da 80 mila posti, rappresentano uno scenario mai visto, inconciliabile con il recupero di un quartiere come quello di San Siro. Attestato che il Meazza non ha, oggettivamente, il valore storico o paesaggistico che si pensava avesse, mantenere la sua struttura attuale, o anche solo in parte, stride con parecchi dei valori alla base del progetto di recupero dell’area di San Siro, quali la tutela ambientale, l’estetica, la viabilità stradale e gli spazi per il parco e le infrastrutture pubbliche.

In più, il Comune teme la perdita della libertà di gestione e di riscossione del canone annuale dello stadio, che alle casse di Palazzo Marino garantisce all’anno diversi milioni.

Insomma, se il Comune ha vinto la sua battaglia con la pubblicazione dei nuovi rendering di San Siro rifunzionalizzato, la decisione della Commissione regionale può ribaltare il risultato della trattativa (anche se a questo punto non sembra plausibile un ripensamento sulle decisioni prese fino ad oggi).

Inter e Milan hanno fretta di chiudere la questione e di avviare i lavori, e il Comune ha bisogno di nuova linfa nelle sue casse, concludendo la legislatura con l’inizio dei lavori di una delle più grandi opere pubbliche mai edificate a Milano (e, per certi aspetti, in Europa).

Resta ormai aperto solo il dibattito intorno alle volumetrie degli edifici accessori all’impianto sportivo principale, nonché ovviamente la scelta di quale dei due progetti premiare, tra quello dello studio Manica-Sportium e quello di Populous. Due questioni di non poco conto, considerando che mantenere il Meazza toglie molto spazio per la costruzione di altri edifici, e i club spingono per poter almeno ottenere delle concessioni su di essi per rientrare degli investimenti.

Quanto l’inizio dei lavori è più vicino, rispetto a quattro mesi fa?

Le parti potrebbero essere ad un passo dall’accordo, oppure ancora lontanissime. Quel che è certo è che si sono date per scontate delle opzioni che sembravano impraticabili, ma che ora tornano prepotentemente attuali.

La sensazione è che Inter e Milan dovranno compiere ulteriori sacrifici riducendo i margini edificabili e quindi le volumetrie previste dai due progetti (almeno apparentemente, dato che intraprendere una battaglia legale con il Comune per abbattere lo stadio, impugnando la decisione della Commissione alla cultura, avrebbe dei costi e una dilatazione dei tempi stratosferici).

Insomma, da un momento all’altro è auspicabile l’annuncio sulla decisione finale sul futuro dello Stadio Meazza.

Quel che è certo è che le parti, piuttosto che dover ancora ridiscutere i termini dell’accordo, preferiscono adottare una soluzione di compromesso. Il rischio è che non vedremo mai dei risultati ambiziosi, ma solo delle mezze misure che poco gioverebbero a cittadini e tifosi.

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