2 Aprile 2015

FOCUS – Il punto sulla disastrata stagione nerazzurra

“Per quanto riguarda la difesa, non credo che sia il problema di un singolo reparto, ma di squadra. Secondo me tutti devono difendere e attaccare in maniera compatta” a dirlo è stato Felipe, da osservatore esterno dei meccanismi della sua nuova squadra, non essendo ancora entrato nelle rotazioni dell’Inter. Proprio il suo ex club, il Parma, è il prossimo avversario di questa disgraziata stagione e sarà una partita che dirà molto sullo stato di salute dei nerazzurri e che rappresenta, soprattutto, una gara in cui avremo solo da perdere. Innanzitutto quel minimo di reputazione di cui ancora godiamo sulla base dei 37 punti conquistati finora, ma in particolar modo, perché non vincere contro una squadra di fatto già fallita getterebbe ancor più nello sconforto i tifosi interisti. Ma è proprio questo sconforto che ci porta a riflettere, perché all’inizio della presente stagione in pochi avrebbero immaginato che l’Inter, ma anche il Parma, avessero potuto trovarsi nell’attuale situazione, di classifica e non. Riferendoci in special modo alla nostra squadra, si credeva che fosse stata sufficientemente rinforzata durante il mercato estivo, tanto da poter raggiungere il terzo o il quarto posto. Non solo abbiamo sopravvalutato i giocatori arrivati a Milano tra luglio e agosto, evidentemente non da Inter, ma è stato commesso un secondo sottile errore, più grave ma non per questo più semplice da immaginare a priori.

Ebbene, questa sosta che ci ha permesso di ammirare i nerazzurri giocare con la maglia delle rispettive Nazionali, ci ha fatto comprendere innanzitutto che i nostri beniamini non sono ? passateci il termine ? dei ?brocchi? completi. Hanno dei limiti, certo, non di rado anche piuttosto evidenti, ma sono e restano giocatori da serie A, questa serie A, livellata verso il basso. Ne consegue che il problema è maggiormente strutturale.

Andando con ordine e analizzando i calciatori che si sono trasferiti nella Beneamata in estate, troviamo in primis Gary Medel. Il ?Pitbull’ è diventato ormai un elemento imprescindibile della rosa nerazzurra grazie all’equilibrio e al sacrificio profuso in campo e non è minimamente in discussione. Lo sono state, invece, soprattutto le meteore M?Vila e Osvaldo, che non hanno convinto e anzi deluso le aspettative (non tanto l’italo-argentino di cui ci si aspettava già l’ennesimo scivolone caratteriale). Di questi, però, bisogna dare merito ad Ausilio di aver indovinato la formula di trasferimento; infatti il prestito con diritto di riscatto ci ha permesso di rispedirli al mittente. Vidi?, invece, che doveva essere l’erede di Samuel, non lo è chiaramente stato, sia per motivi di ambientamento ma soprattutto a causa dell’età. Sembra, infatti, già in pensione e il fatto di preferirgli ?questo? Ranocchia ne è la prova. Molto probabilmente il serbo sarà uno dei primi a cambiare aria. Passiamo poi a Dodô: il terzino brasiliano nelle prime uscite estive sembrava fosse già riuscito a guadagnarsi la maglia da titolare. In effetti, anche se non fosse stato il titolare della squadra, l’investimento da 9 milioni compiuto per lui rappresentava il fatto di puntare comunque sui giovani e di farli crescere in casa. Crescerà ancora, e, si spera che migliorerà, anche perché c’è molto da lavorare su diverse lacune tattiche, ma complici alcuni problemi fisici, il suo sviluppo si è arenato. Dodô è, forse, la personificazione di quest?annata sciagurata. Gli arrivi di gennaio, invece, rispondono ai nomi di Podolski, Brozovi? e Shaqiri, oltre a Santon. Il centrocampista croato ? anche col goal in Nazionale – ha dimostrato ciò che è in grado di fare, così come il terzino italiano che ha meritato la chiamata di Conte. Shaqiri insieme a Guarín, rappresenta l’unico trascinatore della squadra, capace da solo di caricarsi la formazione nerazzurra sulle spalle e condurci alla vittoria (cfr. Atalanta-Inter), anche se troppo raramente, purtroppo. Per quanto riguarda l’attaccante tedesco rimandiamo al nostro brillante editoriale, così come per Kova?i? ed Hernanes.

Infine, Andrea Ranocchia. Il capitano è il vero e proprio emblema di questa squadra, nel bene e nel male. Anche lui con la maglia azzurra ha dimostrato quanto vale, ed ha reso nota ancor di più l’?incompatibilità? col compagno di reparto Juan Jesus. Entrambi avrebbero bisogno di far coppia con un difensore maggiormente in grado di comandare la difesa e ? se giochi nell’Inter ? questo è un difetto che non puoi permetterti.

Rammentato che il football è uno sport di squadra e che ?si vince e si perde tutti insieme? non è una frase fatta, i nostri ragazzi semplicemente non sono fatti per stare insieme. Come in un mosaico in cui le tessere non si incastrano le une con le altre, non c’è affiatamento tecnico-tattico. I giocatori nerazzurri, come detto, non sono certo dei fenomeni, ma a questo si deve aggiungere che non sono ancora considerabili una Squadra, perché Mazzarri ed Ausilio col motto ?servono giocatori con caratteristiche diverse? ripetuto come un mantra, hanno messo insieme un accozzaglia di giocatori per nulla amalgamati e che, essenzialmente, non si trovano tra di loro. Di questa carenza ne sono sicuramente responsabili il tecnico di San Vincenzo prima e Roberto Mancini adesso, troppo concentrati sull’imporre i loro paradigmi tattici preferiti, il 3-5-2 il primo e il 4-2-3-1 il secondo, anziché gettare le fondamenta per creare un gruppo solido che non si sfaldi alle prime avversità, come invece quasi sempre successo in questa maledetta stagione. Se alle disattenzioni, alla sfortuna, ma anche alla superiorità degli avversari, aggiungiamo le difficoltà di coesistenza citate che fanno emergere i punti deboli di ogni singolo calciatore, ecco spiegato il nono posto in classifica.

Cosa deve fare, quindi, il tifoso interista? Semplicemente non perdere le speranze, armarsi di tanta pazienza e attendere. Attendere che la cura Mancini faccia effetto. Il tecnico jesino sta cercando di riportare una mentalità vincente, ma questo non basta, perché deve anche lavorare sul concetto di squadra. È doveroso, inoltre, aspettarsi dei rinforzi di primo piano dal mercato estivo. Calciomercato che il d.s. Ausilio dovrà svolgere sotto l’attenta guida tecnica di Mancini, consegnandogli giocatori dotati di quell’intelligenza tattica in grado di recepire e mettere in pratica gli insegnamenti dell’allenatore nerazzurro. Specialmente se davvero si vorrà lottare per lo scudetto il prossimo anno. Partendo soprattutto dal basso, ovvero dalla difesa, vero tallone d?Achille dell’Inter che finora ha subito 36 reti in campionato e, ahinoi, realisticamente ne subirà ancora nelle ultime dieci partite che mancano prima che cali il sipario su questa poco sorridente stagione.

All’Inter manca l’amalgama. “Ditemi dove gioca e lo compro” (cit. Angelo Massimino).

Federico Spagna

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