7 Luglio 2014

EDITORIALE – Ritiriamoci e partiamo!

Di Giorgio Crico.

Ritiro Inter 2014: tra perplessità, contestazioni (di già!) e non troppa fiducia riparte il general Mazzarri, con l’obiettivo di risalire migliorare e finire l’opera di rifondazione nerazzurra.

Dopo domani comincerà il ritiro estivo dell’Inter e si aprirà ufficialmente il secondo atto dell’era Mazzarri. Tra un Vidic che s’è presentato bene, un mercato in fermento come voci ma povero di sostanza (per adesso) e la consapevolezza degli errori commessi nella stagione appena passata e da non ripetere nella prossima: così si presenta l’Inter all’appuntamento estivo nonché primo scalino dell’anno calcistico che viene.

In tutto ciò, dispiace molto constatare che non si è ancora incominciato a lavorare davvero ma già fioriscono le contestazioni: “Eh ma la maglia fa schifo, oh ma il logo nuovo era inutile, uh ma ancora non abbiamo comprato nessuno“. Contestazioni che, come si intuisce, si basano per adesso sul nulla più assoluto. La maglia è diversissima dalla tradizione e ci sta che non piaccia (chi scrive non la trova affatto di suo gusto) ma addirittura contestare club e società per una scelta che, mal che vada, a maggio potrà essere già etichettata sotto la voce “decisione sbagliata” (e quindi archiviata per sempre) è francamente ridicolo.

Così come la questione sul logo: è cambiato davvero pochissimo, assurdo lamentarsene. Infine il mercato: se è vero che è preferibile andare in ritiro con tutti i calciatori nuovi per ovvi motivi, lo è anche che quasi mai si riesce a completare una campagna acquisti sensata per la prima quindicina di luglio. Come teorizza per esempio Galliani (uno che forse ha perso qualche colpo ma che è stato capace di mosse assolutamente eccezionali per gran parte della sua carriera), il mercato si fa nelle ultime due settimane di agosto, soprattutto negli ultimi sette giorni, quando ci sono le vere occasioni.

Incredibilmente inconsapevoli di tutto ciò, alcuni tifosi hanno già cominciato a lanciare i loro strali sull’Inter ma tra un Thohirro pezzente (letto davvero, vi assicuriamo) e un “società assente” diventa palese il vero obiettivo di così tante accuse pretestuose e dannose. Sostanzialmente si rimprovera al neo presidente indonesiano di non aver ancora “fatto nulla” per risollevare le sorti del club, come se fosse colpa di Thohir il progressivo declino del calcio italiano a livello generale e la malagestione del Triplete nerazzurro in particolare.

Al massimo, invece, il tycoon orientale si sta impegnando per invertire la tendenza ma, come si è caduti in basso nel giro di tre anni, anche tornare al vertice richiede tempo, specie se si cerca la programmazione a medio, lungo termine (termine sconosciuto ai più nell’ambito del football tricolore, peraltro).

In questo clima già disilluso, apatico e contestatore (più o meno apertamente), il general Mazzarri è già ripartito, forte del rinnovo del contratto per un altro anno, con tutta l’intenzione di dimostrare quel che vale senza passaggi societari in mezzo alle scatole. A lui il compito di fare da schermo alla squadra fin da subito, aspettando il rientro dei vari nazionali che sono (o sono stati) impegnati ai Mondiali per poi plasmare tutti in un’unica squadra.

Ovviamente aspettando che la pletora di detrattori si ingrossi non appena non si saranno spezzate le reni con otto gol alla FeralpiSalò del caso il 27 luglio. Perché poi alla fine funziona così.