11 Settembre 2012

Editoriale – Zanetti, dal campo alla presidenza, questione di stile

In queste ore rimbalza da ogni parte del mondo dell’informazione l’indiscrezione che vorrebbe Javier Zanetti pronto a ricoprire il ruolo di vice presidente al termine della sua carriera. Una proposta, che sembra in linea con i dettami del cuore, ma che stride se confrontata con le sorti delle ultime bandiere: Maldini, fischiato dalla curva alla sua ultima partita a San Siro e dimenticato dalla società rossonera, e Del Piero, messo alla porta come un bidone qualunque, perchè non più parte del progetto.

MALDINI E L’OMBRA DI BARESI – Il rapporto tra Paolo Maldini e la curva Sud non è mai stato di quelli idilliaci, complice un suo atteggiamento non propriamente fraterno nei confronti degli Ultras, sempre piuttosto distaccato, senza mai tirarsi indietro da eventuali prese di posizione a muso duro contro le contestazioni provenienti dagli spalti. Un esempio lampante è l’immagine che ritrae Maldini zittire la curva al termine di Milan-Werder Brema del 2009, partita costata cara ai colori milanisti, eliminati dalla Coppa Uefa. Un episodio che non ha fatto altro che aumentare un ingiustificato astio nei confronti di uno dei calciatori più forti della storia del calcio italiano. In quel Milan Roma, ultimo capitolo di una carriera straordinaria, tra i fischi della Sud, imperava un bandierone con la maglia numero 6 di Baresi, riconosciuto dai tifosi come l’unico vero capitano. Una fine ingloriosa, un fatto messo all’indice da tutti gli organi sportivi e da Baresi stesso. Ma pur avendo lasciato passare del tempo, la società non ha mai mostrato alcun interesse nel voler offrire un ruolo di spicco all’interno della società per un giocatore che ha vestito i colori rossoneri per un quarto di secolo.

DEL PIERO E IL PESO DELL’ORGOGLIO – Diverso invece, e di più fresca memoria, il discorso legato ad Alessandro Del Piero, voluto, amato e più volte soprannominato da Gianni Agnelli come “Pinturicchio” o “Aspettando Godot” nel periodo di ripresa dall’infortunio. Ironia della sorte è stato proprio un Agnelli, Andrea, a metterlo alla porta della squadra per cui ha dato la carriera, accettando l’onta della retrocessione in B da campione del Mondo, portando con onore la fascia da capitano anche nei momenti più difficili e riportando la sua squadra in serie A vincendo il titolo di capocannoniere della serie cadetta. Ma l’età avanza anche per i grandi calciatori, le esigenze di una squadra che vuole tornare a vincere spingono a dover fare scelte importanti, tra le quali quella di interrompere il rapporto con la propria bandiera. Scelta discutibile, soprattutto perchè Del Piero non ha mai chiesto ingaggi faraonici per il rinnovo, ma anzi si è sempre dimostrato disposto a “firmare in bianco”. A nulla è servito l’invocazione dei tifosi e della squadra, come neppure i gol arrivati nel momento decisivo della scorsa stagione per la vittoria dello scudetto. L’orgoglio di Andrea Agnelli ha avuto il sopravvento e Del Piero ha deciso di abbandonare non solo l’Italia, ma anche l’Europa, scegliendo l’Australia come probabile ultima meta della sua carriera.

ZANETTI UN RUOLO DA LEGGENDA – Infine ecco spuntare per la sua natura eccezionale, il probabile futuro di Javier Zanetti quando deciderà di attaccare il cappello al chiodo. Tutti ne parlano e anche noi abbiamo affrontato l’indiscrezione che lo vorrebbe per un ruolo presidenziale. Si parla di incontri con Angelo Mario, il figlio del presidente Moratti, si tratta per donare al capitano un ruolo riservato solo alle leggende del calcio, come fu per il grandissimo Giacinto Facchetti. L’amore tra Javier Zanetti e il popolo nerazzurro è nato fin da quando il suo ciuffo sbarazzino si è mostrato in conferenza e la sua grinta si è subito messa a disposizione della squadra. Anni di sudore, di fatiche, di delusioni, senza mai un capriccio, senza mai un litigio o un titolo in prima pagina per ragioni extra sportive. Un giocatore formidabile e un uomo eccezionale, come testimonia la “Fondazione Pupi”, creata per aiutare le popolazioni povere dell’Argentina. Zanetti è il simbolo dello spirito dell’Inter, sacrificio e amore, passione cuore e fame insaziabile di vittorie. La speranza di ogni tifoso è che il giorno del suo addio al calcio arrivi il più tardi possibile. Ma se davvero il suo ruolo sarà quello trapelato in queste ore, la pillola assumerà un sapore più dolce, perchè sarà ancora più motivo di orgoglio vederlo nella sua nuova veste.

La mossa proposta da Moratti è in linea con le decisioni di un presidente innamorato della sua squadra, a prescindere dalle delusioni, dai risultati e dai problemi degli ultimi anni. Volere Zanetti al suo fianco è una scelta fatta col cuore, a coronamento di una carriera eccezionale, giusta ricompensa per la scelta di sposare a vita i colori interisti. Un atteggiamento totalmente differente a Milan e Juventus: forse è solo questione di stile.