4 Maggio 2020

ESCLUSIVA – Vecchi: “Zaniolo lo volevo a Venezia. Brozovic era già il più forte, ecco cosa non andò con Gabigol”

L'ex tecnico della Primavera in diretta Instagram con Passioneinter.com
inter-roma primavera

Protagonista del nuovo appuntamento su Instagram con #AskPassioneinter, l’ex allenatore dell’Inter Stefano Vecchi ha risposto alle domande poste dal responsabile editoriale di Passioneinter.com Lorenzo Polimanti e dei numerosi tifosi intervenuti nel corso della diretta con tante curiosità. L’attuale tecnico del Südtirol, tra l’altro, aveva anche vissuto due parentesi sulla panchina della prima squadra interista durante la travagliata stagione 2016/17.

CORONAVIRUS – “Tutto bene per quanto riguarda la salute. Per il nostro lavoro un po’ meno, manca il campo, gli allenamenti, le partite, i ragazzi. Ci siamo presi una pausa, ma speriamo di riuscire a riprendere il prima possibile”.

SUDTIROL – “E’ una società ben organizzata, attenta anche ai nuovi modi di comunicare, anche sui social è presente con iniziative particolari. E’ una società aperta, attenta a tutto e all’avanguardia. C’ero già stato 7 anni fa, mi sto trovando molto bene. Prima dello stop eravamo quarti in classifica, ma siamo stati vicini al primo posto per buona parte del campionato. Fondamentalmente è stata una stagione positiva. Ripresa? Anche noi potremmo fare allenare i ragazzi singolarmente, abbiamo un centro sportivo molto bello dove ci sono tanti campi e tanti spogliatoi perché in quella struttura si allena anche il settore giovanile. Potremmo dare uno spogliatoio ogni due calciatori con tanto di docce. Probabilmente aspetteremo di vedere come andrà la situazione ed iniziare eventualmente da lunedì prossimo. Nel frattempo li stiamo seguendo negli allenamenti che stanno svolgendo a casa”.

INTER – “Com’è stato lavorarci? Dal punto di vista umano sono cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, per cui chi passa da lì bene o male si lega. Avevamo già raggiunto dei buonissimi risultati con la nostra Primavera e quindi ritornare all’Inter quando mi aveva contattato Samaden ho accettato, ritenevo poteva essere un percorso fattibile. All’inizio questa scelta non tutti l’avevano compresa, poi sono stato seguito anche da ex giocatori o allenatori ben più quotati, come Grosso alla Juve, Gattuso e Brocchi al Milan. Altri hanno fatto il mio percorso perché in questo momento il campionato Primavera si avvicina molto a quella degli adulti. L’idea di Samaden era quella di portare un allenatore che aveva avuto esperienza coi grandi all’ultimo step del settore giovanile. Quindi era come se allenassi dei grandi e così c’è stata una crescita nei ragazzi. Sempre a contatto con gli allenatori della prima squadra coi quali ho avuto sempre un ottimo rapporto”.

GNOUKOURI – “Gli voglio molto bene, a lui associo una cosa abbastanza emozionante. Al di là dei risultati ottenuti, uno dei ricordi più belli è vedere lui in campo in un derby a San Siro quando pochi mesi prima giocava in Primavera. Giocò bene con la Roma, poi titolare contro la Juve. E’ successo a pochi giocatori, lui aveva grandissime possibilità ma adesso è ancora fermo per quel problema al cuore. Spero di vederlo in campo, lo porto a Bolzano se starà bene, ripartiamo da qui per tornare in Serie A. Nel settore giovanile è nostro dovere far crescere i ragazzi, soprattutto in quello dell’Inter. Bisogna fare i conti coi loro sogni, un allenatore deve mettersi nelle condizioni di essere sempre corretto e positivo. Poi chiaramente c’è quello che riesce a migliorare ancora, o quelli che non hanno più margini e lì si determina la carriera di un ragazzo. Io e il mio staff siamo riusciti a mettere nelle condizioni di esprimersi al meglio tanti ragazzi. Poi fuori dal settore giovanile è la qualità a fare la differenza. E’ anche bello vincere e noi l’abbiam fatto, restano tanti bei ricordi”.

DOMINIO PRIMAVERA – “Abbiamo vinto qualcosa ogni anno, e dove non abbiamo vinto ci siamo comunque andati vicino, sia in campionato che al torneo di Viareggio. Son soddisfatto del percorso che ho fatto, sia sotto l’aspetto delle vittorie che dei ragazzi che oggi giocano in B e C. Fattore in più all’Inter? Da anni propone giocatori importante, poi magari non son pronti per una top squadra, ma vanno comunque a proporsi in campionati di B, o di Serie A. Come l’Inter ce ne sono altri, Atalanta, Juventus, Torino, Fiorentina, Roma. L’Inter come le altre, a volte anche meglio, riesce ad intuire prima il talento del giocatore, riesce a muoversi anche in certe fasce d’età per poi far mercato e valorizzarli. E’ una competenza a 360 gradi, Dimarco è un esempio che è arrivato in prima squadra. Poi ci sono anche opportunità come Zaniolo, di vederlo e prenderlo. Ci sono tante componenti di scouting e di allenatori competenti, dai più piccoli alla Primavera”.

ZANIOLO – “Se si vedeva che era così forte? Sotto l’aspetto fisico e tecnico si vedeva il grande talento. Non sempre ha avuto un rendimento costante, perché a lui bastava davvero poco per dimostrare di essere forte. Questo forse lo ha penalizzato, facendo un sacco di gol e un campionato importante. Pensare che in 2/3 mesi potesse diventare un calciatore di livello internazionale, quello era inaspettato. Io lo volevo portare a Venezia ad esempio se me lo avessero fatto fare. Poi si fanno delle scelte, si prediligono calciatori più pronti, e così è stata fatta la trattativa che lo ha portato alla Roma”.

GIOVANI – “Il più forte che ho allenato? E’ un po’ difficile, perché ne ho allenati tantissimi in 4 anni. Da Radu in porta a Di Gregorio, Vanheusden, Dimarco, Gnoukouri, Manaj, Zaniolo, Pinamonti. Pinamonti è sempre stato un profilo top, infatti ha già più di 50 presenze in Serie A. Poi bisognerà vedere gli step di crescita prima di tornare all’Inter, ma è sicuramente tra i più forti ’99 in Serie A, se non il più forte”.

PROSPETTIVE – “Esposito e Bastoni? Non li ho vissuti in prima persona. Esposito comunque ha dimostrato già qualità importanti. Bastoni in Nazionale faceva coppia con Bettella, altro ragazzo importante che abbiamo avuto in Primavera. Bastoni è riuscito ad imporsi da subito, qualcun altro ha bisogno di più tempo per maturare. Esposito l’ho visto qualche volta negli allievi e già si vedevano le qualità, ma anche lui dovrà migliorare e crescere. Può succedere di fare qualche minuto in prima squadra, ma restarci non è semplice. Rimanere o andare in prestito? Se hanno la possibilità di allenarsi costantemente con i campioni dell’Inter, va bene. Ma se devono allenarsi 5 minuti su due ore, non è sicuramente formativo. Altrimenti è di grandissima importanza e credo sia sicuramente successo ad Esposito quest’anno. Ma se devi fare il 27esimo e a volte neanche ti alleni, è meglio andare fuori a giocare e fare un’esperienza”.

SAN SIRO – “E’ un bel ricordo, emozionante. Le cinque partite che ho fatto in prima squadra fan parte dei quelle cose belle che mi son successe all’Inter. A partire dall’esordio in Europa League, poi le quattro partite in campionato. Ne abbiamo vinte 3 su 4, ricordo l’esordio vincente con il Crotone e la vittoria a Roma contro la Lazio. Era un’Inter in crisi di risultati, ma c’erano individualità di prim’ordine in quella squadra”.

GABIGOL – “Se non ha trovato spazio significa che c’era qualcuno più pronto in quel periodo. Aveva qualità, ma quando hai Icardi e sei una prima punta è difficile giocarci insieme. L’Inter aveva anche Eder, Palacio che sta facendo ancora benissimo e per me era tra i più forti in quell’organico. Per uno come lui non era facile, probabilmente si aspettava più spazio, ma in quella squadra non era semplice. Perisic a sinistra, c’erano giocatori di livello. All’inizio ha visto che faceva fatica ed ha un po’ mollato la presa senza lottare fino in fondo, ma comunque dimostrava di avere qualità. Quella era un’Inter dove su 25 ce n’erano 17/18 titolari delle loro nazionali. Pur facendo male come squadra, singolarmente aveva dei valori importanti. Miranda era difensore del Brasile ad esempio. Felipe Melo, per me era un trascinatore, una forza e un carisma importanti. Anche Medel, non è un fenomeno, ma aveva intelligenza calcistica di grande spessore. Banega, Brozovic che per me era il più forte dell’Inter anche quando lo fischiavano. L’ultima con l’Udinese fece gol e lo fischiarono. Per fortuna Spalletti è riuscito a fargli esprimere quello che poteva dare e oggi è un insostituibile”.

BROZOVIC – “Insostituibile? E’ indispensabile, per le sue caratteristiche uno spazio in campo lo trova sempre. Può giocare davanti alla difesa, può fare la mezzala o giocare più vicino agli attaccanti. Si vedeva già nei dati fisici e tecnici degli scouting, correva più degli altri, giocava più palloni degli altri, bisognava avere la pazienza di aspettare e metterlo nelle condizioni migliori per esprimersi. Sia Spalletti che Conte lo hanno fatto”.

ERIKSEN – “Lui non lo conosco. E’ un po’ strano vedere un giocatore preso coi titoloni sui giornali non arrivare e dimostrare da subito. Probabilmente anche lui ha bisogno di tempo, poi anche i metodi di Conte sono duri all’inizio per uno non abituato a lavorare così tanto. Ci vuole pazienza”.

LAUTARO – “E’ un talento, fortissimo. Sono stati bravi a creare una coppia offensiva di quel livello con Lukaku. Forza fisica, dinamismo e qualità di Lautaro. Non a caso è ambito dalle squadre più importanti del mondo, dobbiamo tenercelo stretto”.

PRIMAVERA – “Il salto dal settore giovanile alla prima squadra? Per il lavoro cambia che nel settore giovanile trovi dei ragazzi sui quali puoi lavorare a tutto tondo, nel calcio dei grandi trovi qualche giovane, ma soprattutto calciatori di esperienza da gestire, che non sopportano certi carichi di lavoro ed hanno bisogno di attenzioni particolari. Poi i concetti rimangono gli stessi. Quando Samaden mi aveva parlato e chiesto disponibilità gli dissi subito che non sarei stato capace di fare l’allenatore da settore giovanile, a loro serviva invece uno da prima squadra. Avevo uno staff che oggi in Serie C non ho, ad esempio. Mi avevano creato uno staff da prima squadra e così abbiamo lavorato da prima squadra”.

TORNARE ALL’INTER – “Ci sono bei ricordi, adesso ho preso un’altra strada e spero di riuscire ad arrivare il più in alto possibile attraverso il calcio dei grandi. Poi mai dire mai, per me è importante allenare e trovarmi bene, riuscire ad esprimere il mio modo di allenare ed avere a che fare con persone serie. All’Inter è stato così e lo è stato anche quest’anno a Bolzano”.

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