28 Novembre 2011

L’ANGOLO TATTICO: Siena-Inter

Una domenica di pomeriggio noiosa, e a lunghi tratti molto deludente. Questo è ciò che emerge da Siena-Inter fino al minuto 89, fino alle 16.43 circa. Poi un fulmine, il gol di Luc Castaignos, e un pensiero un po’ cinico: alla fine è quello che serve, va bene così, per oggi ci accontentiamo e rimandiamo ogni pesante critica a data da destinarsi. Ecco la fotografia del match giocato in terra toscana.

FORMAZIONI – I padroni di casa scendono in campo con la formazione tipo, un 4-4-2 che vede il ritorno di Brkic in porta (dopo un attacco di pubalgia), una linea difensiva a quattro con Vitiello, Rossettini, Terzi e Del Grosso, a centrocampo le due ali Brienza e Mannini a macinare chilometri ai lati del duo D’agostino-Gazzi, e in avanti la coppia formata da Larrondo e Calaiò, non al meglio per un problema al polpaccio. L’Inter si presenta al cospetto degli uomini di Sannino con il modulo di stampo turco, quel 4-1-4-1 che garantisce tanta solidità difensiva quanta difficoltà ad arrivare in porta. Davanti alla difesa, in cui Zanetti è terzino sinistro, agisce Thiago Motta: davanti a lui Cambiasso e Stankovic, mentre sulle ali ritroviamo Zarate e Alvarez. Unica punta nel deserto, Giampaolo Pazzini.

PADRONI – Dal primo minuto si capisce che anche oggi i nerazzurri proveranno a controllare il match, con un possesso palla molto ragionato. Si tende ad allargare molto il gioco sulle fasce, un po’ per scelta, un po’ per necessità, in quanto il Siena è come al solito ben schierato in campo, e gli spazi centrali sono quasi sempre limitati. Allora dai centrocampisti centrali (Motta in primis, poi Stankovic e il Cuchu) la palla passa sempre verso Zarate e Alvarez. Ma i due non sono dei lontani parenti di quelli visti col Trabzonspor, e lo capiamo subito, quando nei primi 5 minuti Maurito riesce nell’impresa di collezionare cinque stop sbagliati. Il leitmotiv però è questo, e l’Inter per tutto il tempo darà l’impressione comunque di controllare bene il match e di essere nettamente padrona del campo. Anche perché in fase di possesso palla si gioca sempre a due tocchi, e la sfera viaggia da una parte all’altra del campo: l’unico problema è che spesso anzichéandare verso la porta di Brkic, il pallone viaggia per vie orizzontali.

SPINE – La squadra di mister Sannino invece è l’esatto contrario di quella nerazzurra. Sembra quasi disdegnare il possesso palla, ma ama il pressing, a iniziare da quei due forsennati di Larrondo e Calaiò, che si dannano per una partita intera appresso ai primi portatori di palla interisti. Alle loro spalle il Siena suona una sinfonia di movimenti armonici, e nessuno viene meno agli intenti di squadra. L’Inter infatti non trova spunti nonostante tenga il pallone per quasi 20 minuti effettivi nel primo tempo. Il Siena invece qualche fiammata la crea, soprattutto grazie ai tagli dei suoi attaccanti e alla grinta, oltre che alla capacità tecnica, dei vari Brienza, D’Agostino e Mannini, veri gladiatori col fioretto. Per tutta la prima frazione si avanti così, e il tempo finisce con poche occasioni create e un senso di insoddisfazione mista a speranza.

SECONDO TEMPO – La speranza nasce dal fatto che gli uomini di Ranieri, pur non avendo creato tanto, avevano saputo gestire il match, e i segnali positivi, per quanto non tantissimi, erano stati comunque apprezzabili. Ma il secondo tempo è diverso dal primo, completamente. Nell’Inter escono Zarate e Alvarez, quasi impalpabili, per dare spazio a Castaignos e Obi. Risulteranno impalpabili anche loro, con una piccola chiosa. Nella seconda frazione è il Siena a costringere l’Inter agli straordinari. La difesa nerazzurra nei primi 45′ non era mai andata in affanno, anche graize all’attenzione in ripiegamento di tutti i centrocampisti e di un Nagatomo molto concentrato. Ma la musica cambia e Ranocchia e Samuel devono richiamare più spesso i compagni a una maggiore attenzione. Sta di fatto che gli ospiti non riescono mai a tirare in porta, mentre il Siena, squadra davvero ben organizzata, qualche volta arriva dalle parti di Julio Cesar, peccando però di imprecisione.

FIAMMA – I cambi, da un punto di vista strettamente tattico sono serviti a poco. Anche l’ultima sostituzione nerazzurra (Milito per Cambiasso) non aveva portato gli effetti desiderati. L’attaccante infatti ha dovuto agire quasi più da mezza punta piuttosto che da punta, per evitare di schiacciare i piedi a Pazzini e Castaignos. Che non sia stato un segnale? Già perché quando meno te l’aspetti, arriva la scintilla, la fiamma che ti accende dentro. Minuto 89: Thiago Motta, forse il migliore dei suoi, apre un varco per le vie centrali (cosa quasi mai riuscita per tutto il match); il centravanti diciannovenne belga controlla di spalle alla porta, si gira e batte velocemente e precisamente a rete: è l’1-0. Siena è incredula, e anche una buona parte di Milano. Ma fa nulla, a volte la tattica non basta, e questa volta è andata bene. Finisce così una gara che l’Inter non avrebbe meritato di vincere, ma che i nerazzurri dovevano portare a casa. Complimenti vivissimi a una squadra che di piccolo ha solo il blasone, ma non certo il coraggio e l’intelligenza.