27 Maggio 2021

CHE FINE HA FATTO – Kalle Rummenigge, fuoriclasse da calciatore e da Presidente

Due Coppe Campioni vinte da calciatore, Due treble chiusi da Presidente. Rummenigge è uno dei più vincenti di sempre, simbolo di tecnica e managerialità

La puntata odierna della Rubrica Che Fine Ha Fatto è dedicata a uno di quei personaggi che hanno cambiato per sempre, e in meglio la storia del calcio, non solo per quel che concerne quanto mostrato all’interno del rettangolo verde, in questo caso un mix di sublime tecnica e devastante potenza, ma anche per le capacità manageriali messe in evidenza una volta appesi gli scarpini al chiodo e sostituite le classiche casacche con giacca e cravatta; stiamo parlando ovviamente di Karl Heinz Rummenigge, uno dei calciatori più forti della sua epoca e tra i più amati dei cuori nerazzurri.

PRIMA DELL’INTER – Già a 8 anni Kalle mostra tutto il suo valore facendosi notare dai coetanei e nel 1974 passa al Bayern Monaco, dove inizialmente viene utilizzato addirittura da trequartista, prima di trasformarsi in un micidiale centravanti. Con i bavaresi conquista praticamente tutto, dal campionato alla Coppa di Germania, dalla Coppa dei Campioni, alzata al cielo per due anni consecutivi, a quella Intercontinentale del 1976, oltre a due Palloni d’oro e tre titoli di capocannoniere. Si fa notare come miglior giocatore del pianeta anche con la nazionale tedesca, con la quale conquista l’Europeo del 1980 giocato in Italia, un antipasto delle Notti Magiche, e arriva due volte in finale dei mondiali, anche se la massima competizione internazionale gli sfugge due volte sul più bello, prima contro l’Italia di Enzo Bearzot e del suo futuro compagno di squadra Altobelli e poi contro l’Argentina di Maradona.

ALL’INTER – Nell’estate del 1984 il nuovo Presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini decide di riportare la squadra nerazzurra agli antichi fasti e si presenta con il colpo da novanta: in tre stagioni Rummenigge ruberà il cuore dei tifosi, non riuscirà a vincere nessun trofeo e salterà diverse partite per infortunio, visto che le sue muscolose gambe avevano dato già tanto in carriera, ma regalerà a San Siro delle giocate di pregevole fattura, tra cui spicca addirittura un gol annullato contro il Rangers Glasgow sotto la curva Sud, uno dei più belli mai visti alla Scala del calcio e ingiustamente cancellato dalla decisione del direttore di gara che, nemmeno a farlo apposta, era anche un suo connazionale. Chiuderà il triennio con 42 reti in 107 presenze.

DOPO L’INTER – Troppi infortuni in nerazzurro fanno intuire che i suoi giorni da calciatore sono al termine: chiuderà al Servette, in Svizzera, dove metterà a segno comunque 34 reti, ma poi decide di lasciare il calcio giocato e passare dietro le scrivanie.

CHE FINE HA FATTO – Grandissimo in campo, incommensurabile da dirigente: il 25 novembre 1991 viene invitato a diventare vicepresidente del Bayern Monaco insieme all’altra leggenda tedesca Franz Beckembauer, carica che ricoprì fino al 2002 quando addirittura vestì i panni di amministratore delegato del club bavarese. Dopodiché diventa anche il presidente onorario e trasforma il team in uno degli esempi più virtuosi e forti di sempre, chiudendo addirittura due volte il triplete nel 2013 e nel 2020.
Il suo destino si incrocia nuovamente con l’Inter nel 2010, quando la squadra di Josè Mourinho incontra proprio il Bayern Monaco di Robben nella finale di Champions League del Santiago Bernabeu: da Presidente dei tedeschi Rummenigge siede al fianco di Massimo Moratti e partecipa da avversario alla grande festa nerazzurra, mostrando anche nella sconfitta, come è giusto che sia, tutta la sua professionalità e signorilità.