28 Ottobre 2017

Acquafresca: “Inter? Dovevo essere più testardo. Branca non mi disse la verità”

L'ex attaccante nerazzurro ha ricordato i primi anni della sua carriera da calciatore

Robert Acquafresca, Getty Images

“Ero in auto, direzione Milano. Avevo 17 anni e mi stavo recando in via Durini a firmare un contratto per l’Inter. Mi chiama Cairo, che in quel momento non era ancora presidente del Torino, ma era già in trattativa per acquistare la società. ‘Vogliamo puntare su di te, sei un giovane promettente e vorremmo tenerti’, mi dice. ‘Solo per il Toro posso fare una cosa del genere’, gli rispondo. Poi arrivo a Milano, i dirigenti nerazzurri pensavano firmassi il contratto, e invece: ‘No, io aspetto il Toro’.”

Robert Acquafresca, attaccante quest’oggi in forza al Sion di Paolo Tramezzani, è intervenuto ai microfoni di Toronews.it ricordando la sua prima firma su un contratto da professionista. L’attaccante piemontese, ha trascorso all’Inter una stagione quando ancora militava nel settore giovanile nerazzurro, società alla quale era particolarmente legato e che, per scelte personali, aveva inizialmente rifiutato. Legato in comproprietà ai colori nerazzurri sino al 2009, venne poi ceduto a titolo definitivo al Genoa come contropartita tecnica, nell’affare che portò a Milano Thiago Motta e Milito.

Il centravanti, poi, ha ricordato quando fu vicinissimo a diventare a tutti gli effetti un giocatore interista: “Qualche scelta l’ho sicuramente sbagliata: come quando all’Inter mi vollero cedere al Genoa, avvertendomi di finire fuori rosa. Io accettai e finii poi per essere prestato all’Atalanta. Lì, forse, avrei dovuto essere più testardo e cercare di rimanere in nerazzurro. Avevo 21 anni ed ero un patrimonio per la loro squadra, non credo mi avrebbero realmente escluso dal gruppo. Avrei dovuto giocare le mie carte fino in fondo. Il mio cartellino, però, era ancora dell’Inter e fu proprio con loro che vissi una delle più cocenti delusioni: mi chiamò Marco Branca per dirmi che l’Inter voleva riscattarmi. Mi avrebbe chiamato la segretaria di Moratti per definire il trasferimento a Milano. Era fatta, parlammo a lungo della zona migliore dove prendere casa, mi venne consigliato il quartiere intorno a San Siro. Due settimane più tardi mi cedettero definitivamente. Per me fu una batosta. Sarebbe stato il coronamento di un sogno anche a livello famigliare, visto che ho un padre e un nonno interisti”.

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