25 Aprile 2020

Accadde Oggi – 25 aprile: il Principito e la Roccia. Buon compleanno a Sosa e a Burgnich, entrambi vincenti con l’Inter in Europa

Il primo compie 54 anni, il secondo 81

Sudamericano il primo, friulano – con origini austriache – l’altro. A parità di altezza: 71 chilogrammi di peso il primo, esattamente dieci in più il secondo, almeno nei rispettivi periodi da calciatori, e infatti ad uno era riservato il soprannome Principito, all’altro l’appellativo di Roccia. Ma ancora non basta, la differenza è anche nei tempi e nelle epoche: perché il primo – Ruben Sosa – ha vissuto l’Inter per tre anni, dal ’92 al ’95, gli anni in cui in Italia impazzava Mani Pulite e, in generale, i primi anni Novanta. Punto. L’altro – Tarcisio Burgnich – in nerazzurro ci ha giocato per dodici anni, dal 1962 al 1974, i ruggenti anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, l’Inter e il calcio ai tempi dei Beatles e dei Pink Floyd. Entrambi hanno militato tra le fila della propria Nazionale – l’Uruguay nel primo caso, l’Italia nel secondo – ed entrambi lo hanno fatto per undici anni, vincendoci pure dei trofei. Entrambi, infine, oggi compiono gli anni: 54 il primo, 81 il secondo.

La storia di Ruben Sosa all’Inter comincia, come detto, nel 1992: arriva in nerazzurro dopo un quadriennio (1988-1992) con la maglia della Lazio. Trasferimento da 2,5 miliardi di lire (circa 1,3 milioni di euro) per un giocatore la cui esperienza italiana deve ancora entrare veramente nel vivo. Proprio con l’Inter – e anche grazie all’Inter – Sosa diventerà il calciatore uruguaiano più prolifico nella storia della Serie A con 84 gol, battuto solo nel 2012 da Edinson Cavani con la maglia del Napoli. Con l’Inter Sosa vince la Coppa UEFA del 1994 nell’annata della scampata retrocessione, prima di rimanere in nerazzurro un altro anno, trasferendosi poi al Borussia Dortmund.

Ben altro tipo di calciatore fu Tarcisio Burgnich. Difensore solido e roccioso, arrivò all’Inter nel 1962 dopo due anni di svezzamento all’Udinese e le esperienze annuali alla Juventus e al Palermo: l’Italia, insomma, l’aveva già girata da cima a fondo quando si apprestava a varcare per la prima volta i cancelli del club nerazzurro, che proprio in quell’anno – era il 1962-1963 – avrebbe dato il via al proprio percorso di vittorie con Helenio Herrera. Era l’alba della Grande Inter. Burgnich s’impose subito e diventò titolare sin dall’inizio, nonostante il servizio militare che in quel periodo era costretto a prestare (aveva il grado di caporale). In 467 presenze ufficiali, vincerà quattro Scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, come terzino destro e – successivamente – nel ruolo di libero. Con la Nazionale contribuì anche a conquistare – se non in quanto a gol, almeno in quanto a presenza in campo – l’Europeo vinto nel 1968 contro Unione Sovietica (semifinale) e Jugoslavia (finale). Contributo suo e di Giacinto Facchetti, capitano e compagno di mille battaglie anche all’Inter. E sul quale, in verità, non sembra necessario aggiungere altro.

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