28 Marzo 2020

Ancora Pandev: “Non credevo alla chiamata di Mourinho. Lodo arbitrale? Ho esultato come una finale”

Il macedone continua a raccontarsi

Goran Pandev – grande protagonista dell’Inter del Triplete con José Mourinho nel 2010 – si è raccontato ai microfoni di Calciomercato.com. Il macedone ha ripercorso tutta la sua carriera, fatta di grandi trionfi e di qualche delusione. Qui la prima parte dell’intervista. Ecco invece la seconda parte:

MOURINHO – “Ho lavorato con Mourinho sei mesi all’Inter e abbiamo vinto tutto. E’ una persona sincera, molto leale, ti parla tanto, riesce ad entrare in sintonia con i suoi giocatori. Ti dice sempre tutto in faccia, personalmente e davanti alla squadra, e in quel periodo con tanti campioni, questa qualità ha fatto la differenza. Invece tra i vari allenatori che non ho mai incrociato, avrei voluto Jurgen Klopp. Mi piace moltissimo come giocano le sue squadre. Ma sono stato fortunato, ho avuto grandi tecnici, da Delio Rossi a Walter Mazzarri, mi hanno insegnato molto. Vorrei citarli tutti ma la lista è lunga, non sono più un ragazzino”.

LODO ARBITRALE – “Nel momento della pronuncia sono impazzito di gioia. Sono scappato fuori dalla lega calcio, Milano era sommersa di neve. Mi hanno raggiunto i miei procuratori. Ci siamo abbracciati e abbiamo esultato come per la vittoria di una finale. Quanta tensione accumulata dentro, senza di loro sarei crollato. E grazie all’avvocato Grassani che mi ha difeso siamo riusciti ad avere la meglio. Ricordo che il giorno dopo sono tornato a casa per le feste di Natale senza conoscere il mio destino. Quando Carlo mi ha chiamato erano i primi di gennaio. Mi ha detto solo questo: “Mourinho ti vuole”. Mi sembrava di essere tornato a quel giorno di tanto tempo prima, non ci credevo. L’Inter è la squadra che mi ha portato in Italia e mi sentivo in debito. Avevo altre proposte, ma io volevo solo l’Inter”.

L’ARRIVO ALL’INTER NEL 2010 – “La squadra era rientrata da Dubai, dove svolgeva il ritiro. Io sono arrivato alla Pinetina il 3 gennaio. Quando Mourinho mi ha chiamato e mi ha spiegato un po’ di cose, ho pensato: sono tornato a casa. Sentivo che dovevo dare il massimo. Voglio raccontarti una cosa. In quel momento, la mia condizione fisica dopo sei mesi d’inattività era si e no al 20%. Nonostante tanti sforzi per allenarmi separatamente, soltanto il ritmo gara ti da la giusta condizione. Se ho fatto ciò che ho fatto, bene o male, è stato solo per la tensione emotiva che avevo accumulato nei mesi fuori rosa e che Mourinho ha saputo tramutare in carica nervosa e voglia di rivalsa. Il corpo conserva sempre per se qualche energia nascosta. Mourinho ha attinto lì, non so spiegare meglio come. Mi avessero detto che avremmo fatto il triplete non ci avrei mai creduto, e invece abbiamo vinto tutto. Un sogno appunto. Come ho detto prima la vita non lo sai cosa ti porta”.

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