16 Marzo 2019

Bergomi e la ricetta per il derby: “Senso di appartenenza, attaccamento alla maglia e la spinta dei tifosi”

L'Inter è chiamata ad una grande risposta dopo l'eliminazione dall'Europa League: ma servirà tutto l'ambiente nerazzurro

Lo Zio Beppe Bergomi, ex capitano nerazzurro e opinionista Sky, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport ha presentato il derby in programma tra Milan e Inter da un’ottica tutta nerazzurra.

Nel segno di Javier:Il derby è vicino, ma nonostante ci sia poco tempo è ancora possibile per l’Inter invertire la rotta. La cosa più importante è che tutti quanti, ragazzi e ambiente, ritrovino il senso di appartenenza, l’attaccamento alla maglia, il saper giocare con il cuore. E chi meglio del vicepresidente Zanetti può trasmettere tutto ciò? Uno che è stato la storia dell’Inter, una bandiera, può di certo fare questo lavoro. È sicuramente la cosa principale per affrontare una partita già delicata in sé, figuriamoci se poi può valere un posto in Champions League. Zanetti ce l’abbiamo lì. E allora sfruttiamolo: le sue competenze, il suo modo di fare, quello che ha saputo dare al club… Ecco, lui deve essere l’esempio positivo a cui la squadra di oggi deve guardare. Lui deve far capire cosa vuol dire giocare un derby. Lui, che ne ha disputati e vinti tanti”.

Sulle orme di Pupi: “Nello spogliatoio, in questo momento l’emanazione di Zanetti è Ranocchia. Il difensore possiede il carisma amato dalla gente. Lui che ha anche sofferto tanto per la maglia nerazzurra, più di altri ora è in grado di far capire cosa significa indossarla con onore e con spirito di gruppo. Questo aspetto, di solito, fa la differenza in un derby”.

La spinta del pubblico: “Serve anche il calore della gente nerazzurra, che è straordinaria. In questi due anni e mezzo, l’Inter ha avuto la più alta media di spettatori tra le squadre di Serie A. Io c’ero nella partita di campionato contro la Spal, ero uno dei 60 mila, ho ascoltato la curva cantare per tutta la partita. È vero che gioca in casa il Milan, mi aspetto però che ci siano anche tanti tifosi interisti. E soprattutto che non smettano mai di incitare i giocatori in difficoltà, quelli che in questo momento giocano con un po’ di paura. Se non si avverte il sostegno del pubblico, allora è facile che tutta la squadra vada ancora più in apnea. C’è bisogno del pubblico perché in questi momenti, in cui si è in deficit di fiducia, si tende a commettere più errori di quelli che si farebbero in una condizione psicofisica media, se non ottimale. Ecco che qui entrano in gioco i tifosi, quel valore aggiunto utilissimo a cancellare subito le piccole imprecisioni e, perché no?, anche le cantonate. Il magnifico popolo dell’Inter ha tanto da dare e vuole in cambio soltanto un ultimo sforzo. Sì, ecco, i tifosi chiedono solo l’ultimo sforzo”.

La risposta della squadra:E poi ci vuole un’iniezione di energia, dal punto di vista fisico e nervoso. E qui entra in gioco il tecnico. Spalletti ha certamente l’intelligenza per farlo. È un allenatore di personalità che ha vissuto tante situazioni del genere. È vero che ha a disposizione poco tempo, ma bisogna assolutamente ricaricare le batterie nervose, perché il derby è una partita che vive molto sull’aspetto mentale. La famosa ansia prepartita ma positiva, non quella che sfocia in stress, che ti soffoca, che ti blocca le gambe. Questo allora è il compito di Spalletti: saper trovare le chiavi per caricare nella maniera giusta i giocatori. La testa comanda e il derby tante volte si vince rifiutando la sconfitta. Almeno per me era così, tutti i miei successi contro il Milan sono figli di una mentalità che rifiutava la sconfitta, proprio non la concepivo come un’eventualità possibile. Infine, tecnicamente serve aggrapparsi alle certezze. Che in questo momento si chiamano Handanovic, Skriniar, anche De Vrij, sebbene con l’Eintracht a San Siro abbia commesso un errore. Ma va ricordato che nella partita di andata a Francoforte era stato il migliore in campo. Anche su Brozovic, se rientra, e Lautaro Martinez, che è amato dal pubblico e ci mette sempre e comunque il cuore. Sono questi i giocatori che, a cascata, possono e devono aiutare gli altri ad andare nel fondo e tirare fuori tutto quello che hanno”

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