20 Gennaio 2018

Chivu: “Inter-Roma partita aperta e divertente, i cali sono fisiologici. Napoli e Juve favoriti”

Lunga intervista concessa dall'ex difensore di Inter e Roma in occasione del big match di domani sera

Cristian Chivu, uno degli eroi del Triplete, è tornato a parlare di alcuni episodi della sua carriera in cui ha vestito la maglia nerazzurra e quella giallorossa.

Di seguito la seconda parte della lunga intervista in occasione di Inter-Roma di domenica sera:

Poi ha avuto un incidente molto serio alla testa in uno scontro con Pellissier… 
“E’ un incidente che mi ha cambiato. Mentre ero in sala preoperatoria ho capito che le cose potevano finire molto male. Quando sei vicino al peggio cambi, cambi il tuo modo di essere, il tuo modo di pensare, di vedere la vita. Allora avevamo una figlia piccolina, la mia più grande paura era non vederla più. Non pensavo al calcio, pensavo alla famiglia, pensavo al fatto che avrei rischiato di non essere presente nella sua vita e che sarei potuto uscire dalla sala operatoria invalido per sempre. Pensieri tremendi. Ma grazie a Dio, grazie ai medici, sono riuscito a tornare come prima e sono riuscito anche a ritornare a giocare a calcio”.

Due mesi dopo era in campo. Come è stato il momento in cui è tornato, come lo ricorda? 
“Ci sono stati due fattori importanti, in quel periodo. La tranquillità che la società, i compagni mi hanno dato e l’altro è stato Mourinho. La persona, l’uomo Mourinho mi è stato molto vicino e mi ha incoraggiato, in quel periodo di riabilitazione. Quelle prime due settimane le ho passate tranquillo a casa. Ricevevo chiamate, tutti mi chiedevano “come stai?”. Anche l’allenatore mi chiamava tutte le sere. Fino a fine gennaio quando si doveva fare la lista per la Champions.Mourinho allora mi disse “Quando torni?”. Non mi chiedeva più come stai, ma “Quando torni”? Io sapevo che i tempi erano abbastanza lunghi, si parlava di sei, sette mesi. Gli dissi “ Devo stare un mese fermo. Dopo, se tutto va bene,comincio a correre e dopo altri due mesi riesco ad allenarmi con la squadra. A marzo gioco”. Non avevo la certezza che questo potesse accadere. Ma l’ho detto. Dopo un mese mi hanno dato l’ok per correre”.

E’ stata dura la riabilitazione? 
“Ho avuto molta difficoltà a correre, all’inizio, perché mi mancavano i punti di riferimento e nei primi giri di campo cadevo a terra. Ero ridotto così. Ma con la forza di volontà, con la rabbia di reagire, dopo due mesi e mezzo ho giocato. L’accordo con Mourinho era che,se tutto fosse andato bene, nella prima partita,mi avrebbe fatto entrare alla fine. Cinque o dieci minuti per tornare ad essere un calciatore professionista. Lui di solito la squadra la annunciava la sera prima della partita, ma quel sabato non disse nulla. Annunciò la formazione un paio d’ore prima della partita. Lesse il mio nome come titolare. Quando lo sentii ho provato un’emozione indescrivibile. Andò tutto bene. Ero molto contento di giocare di nuovo e di essere importante per la mia squadra”.

Giocava con un copricapo, come Cech… 
“Appena colpivo di testa, soprattutto i cross che arrivavano molto forti,mi si addormentava tutta la parte sinistra.Nella seconda partita giocata contro la Roma entrai gli ultimi venti minuti. La prima palla che colpii di testa mi paralizzò tutta la parte sinistra, dalla testa fino ai piedi. Mentre si giocava andai verso la panchina dove il medico, che mi teneva molto d’occhio, mi passò al telefono il neurochirurgo Giovanni Brogi, il quale mi spiegò che queste cose accadevano perché delle cellule nervose a livello centrale si svegliavano e mi davano questa scossa in tutto il corpo. Non era facile da accettare. Ogni volta che colpivo di testa mi si addormentava tutta la parte sinistra. Così è stato fino al termine della carriera. Diciamo che con tutto quello che mi poteva accadere sono stato fortunato. Mi è rimasta solo la perdita di sensibilità nella mano sinistra, che ho ancora. Ma ormai mi sono abituato a convivere con questo minimo problema”.

Lei ha giocato sia con Totti che con Zanetti. Quali sono le somiglianze e le differenze tra i due? 
“Per quello che rappresentano e hanno rappresentato per la loro squadra ci sono molte similitudini. Erano giocatori simbolo,che rappresentavano la storia e le radici della società. Come giocatori erano diversi: Francesco ha più qualità,Javier era un difensore e anche un centrocampista, poteva giocare più ruoli ma con meno qualità rispetto a Francesco. Rimarranno per sempre nei cuori dei tifosi. Non solo di quelli della loro squadra, ma di tutte le persone che amano davvero il calcio”.

Come vede Roma-Inter di domenica? 
“Una partita aperta, che sarà sicuramente divertente. Anche se tutte e due le squadre hanno finito l’anno un po’ sotto le aspettative. Le difficoltà erano fisiologiche, visti i cambiamenti fatti, i nuovi allenatori che sono arrivati. In questi casi non è mai facile avere continuità. Tutte e due hanno avuto un inizio stagione sopra le aspettative. Ora penso che, come obiettivo, tutte e due abbiano la partecipazione in Champions. Per lo scudetto Juve e Napoli sono le favorite”.

C’è oggi un difensore che le sembra al vostro livello?
“Ci sono difensori forti, che devono avere però la convinzione di essere forti. A me piace Skriniar, ha avuto una crescita notevole da quando è arrivato all’Inter. Giocare in squadre importanti, accanto a giocatori importanti fa esprimere qualcosa in più. Lui è un difensore completo, bravo nell’uno contro uno, bravo nel leggere il gioco. Quello che secondo me in questo momento manca ai difensori è il coraggio di andare a giocarsi l’uno contro uno, manca il coraggio di andare a fare il duello. Ormai, soprattutto in Italia, siamo abituati tutti ad avere raddoppi, ad avere coperture, ad avere mille cose ma ci siamo dimenticati che difendere è, in primo luogo, andare a fare l’uno contro uno…”.

Chi è l’attaccante più forte che lei ha incontrato durante la sua carriera?

“Ce ne sono tanti. Direi quello che mi ha stupito di più, per quello che riusciva a fare in campo, era Ronaldo. Ronaldo il brasiliano. Era un giocatore completo, sia dal punto di vista fisico che tecnico-tattico. Diciamo che a me davano fastidio quelli intelligenti, quelli che provavano a fare scelte inaspettate, che anticipavano quello che il difensore stava per fare. Metterei nella lista anche Shevchenko, Kluivert, Henry”.

Non ha voglia di tornare sul campo ad allenare? 
“A dicembre ho finito il corso a Coverciano, che mi permetterà di fare l’allenatore in seconda nella serie A e il primo allenatore a livello giovanile, fino alla serie B. Se sono entrato a Coverciano non con il desiderio di fare l’allenatore, ne sono poi uscito con la voglia di farlo”.

 

 

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