27 Maggio 2020

Cordoba: “Le vittorie all’Inter hanno un sapore particolare. Derby ultima gara della carriera? A Zanetti avevo detto che…”

Il difensore nerazzurro, intervenuto nell'anteprima della rubrica Inter Classics, in occasione della riproposizione di Inter-Milan stagione 2011/2012, ha parlato, tra i vari temi, anche di Ibrahimovic e Milito

Ivan Cordoba, Getty Images

Cordoba Inter

Se da un lato per il calcio giocato si dovrà ancora attendere, dall’altro la pausa forzata legata all’emergenza coronavirus ha dato, e continua a dare, modo ai tifosi di rivivere diverse emozioni del passato attraverso le immagini e la viva voce dei protagonisti. Questa volta è stato il turno di Ivan Ramiro Cordoba che, intervenuto nell’anteprima della rubrica Inter Classics  sul canale Youtube ufficiale nerazzurro, dedicata in questa occasione alla riproposizione di Inter-Milan stagione 2011-2012 – ultima gara della sua carriera – oltre a commentare la gara, ha parlato anche di vari aspetti legati all’esperienza in maglia nerazzurra:

ULTIMA IN CARRIERA –Momento molto bello perché è stata una sorpresa. Tutti sono usciti a fare riscaldamento con la mia maglia addosso, io non sapevo nulla ed è stato bellissimo, sono rimasto senza parole”. Prima della partita avevo deciso che quella fosse l’ultima della mia carriera e avevo detto a Zanetti “Ho deciso di fare l’ultima partita con l’Inter ma la cosa più importante è il risultato. Volevo avere la possibilità di ringraziare i tifosi, ringraziare tutti, però deve essere solo quello. Poi se il mister vorrà e avrò la possibilità di scendere in campo per qualche minuto sarebbe ancora più bello. Ma non facciamo nulla, teniamo la tensione per la partita perché dobbiamo vincere”. Per me era già una cosa bella la mia ultima partita fosse un derby. Poi c’è stata la partita, tutto questo, il risultato, è stato tutto fantastico. Se uno potesse scegliere una partita di addio, sceglierebbe un modo come il mio“.

LA PARTITA – “Poi sono entrato sul 3-2, e la partita era ancora aperta. Non era una passerella ed era ancora più bello perché la squadra aveva bisogno non del Cordoba che si ritirava ma di quello che faceva il suo compito. Poi è arrivato il fantastico gol di Maicon che ci ha tolto un peso di dosso“.

455 PARTITE CON L’INTER, LA PIÙ BELLA? – “Difficile pensare a una sola partita. Ma per me la prima a S. Siro è stata il coronamento di un sogno, mi sembrava in quel momento una cosa incredibile, impossibile, irrealizzabile. Mentre salivo le scale per entrare in campo pensi “è vero questo?”. Questa partita mi ha detto ora sei qui, sei all’Inter, e quindi da ora in poi dipende tutto da te“.

LE VITTORIE – “Il sapore delle vittorie all’Inter è diverso da altre situazioni. Sei passato da tutti i momenti e ti fanno godere di più, hanno un sapore particolare, dell’aver assistito ai momenti difficili. Poi quando vinci quei momenti li senti più tuoi, hai lottato con i tuoi compagni, i tifosi, la tua gente e quando arrivano pensi “Come è bello vincere, continuiamo a vincere non possiamo lottare”. Uno ci pensa a quei compagni, a Marco, a Javier, con i quali parlavamo e riflettevamo sulle tante situazioni pesanti vissute in quel periodo ma pensavamo che doveva cambiare un po’ tutto. Così è stato e da allora abbiamo cominciato a vincere“.

I GOL – “Quello alla Reggina? Ci siamo tolti un peso. In quel momento venivano criticati tutti, e sembrava che stavamo per perdere nuovamente, la conferma di una squadra che non riusciva a fare il salto di qualità o superare i momenti difficili. Poi arrivo in quel calcio d’angolo, di solito vado sul primo palo, invece vado dietro, ho stoppato e ho calciato velocissimo. La palla è entrata e non ci credevo più, è stato difficile contenere l’emozione. Fu una partita difficile, veramente complicata. Difficile da scegliere il gol preferito. Mi piacciono tanto i gol di testa che ho fatto, andare a competere con giocatori così alti e riuscire a vincere, poi a fare gol ancora meglio. Il gol col Newcastle mi piace tanto, il mio unico gol in Champions poi è stata la dimostrazione delle mie capacità di stacco. Un altro invece, con il Napoli, calciai al volo di sinistro da fuori area. Feci una capriola per esultare che quasi mi spacco la schiena. Avevo appena recuperato da un infortunio al ginocchio e facevo cenno al ginocchio perché non ci credevo di aver fatto quel gol di sinistro. Fu come una benedizione perché la gamba era guarita“.

IBRAHIMOVIC vs MILITO –Due giocatori totalmente diversi, ma entrambi fantastici. Milito credo sia il giocatore più insidioso, ti poteva far male in qualsiasi momento. Ibra ti dà anche qualche punto di riferimento, è alto ma non lento, sai che è una figura importante, riesci a controllarlo un po’ di più. Non vuol dire sia più semplice marcarlo. Milito si muove dappertutto, è molto furbo nel giocare con la debolezza del difensore. Leggeva qual era il movimento del difensore e faceva quello contrario, trovava quei minimi centimetri per trovare la posizione giusta e fare gol. Ibra cerca più di fare gioco, a volte diventa anche un 10, esce un po’ più dall’area rispetto a Milito. Milito come centravanti è micidiale, non ti lascia riposare mai. Neanche nelle partitine, non potevi mai perderlo di vista”.

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