14 Marzo 2020

Coronavirus, parla Ogbonna: “Sembra che debba morire qualcuno per poter prendere decisioni tempestive”

L'ex difensore di Juventus e Torino parla dall'Inghilterra in merito all'emergenza Coronavirus

Intervistato sulle colonne del Corriere della Sera, l’ex difensore della Juventus Angelo Ogbonna, oggi al West Ham, ha parlato dell’emergenza legata al Coronavirus e della sospensione della Premier League, utilizzando anche parole dure per descrivere il clima che circonda il calcio in questo momento.

STOP – “Sì. Sono contento e sollevato che si sia bloccato tutto, anche i campionati minori: sembrava quasi che si volesse ignorare un problema così grave. Non è una questione che riguarda il calcio, ma è radicata nella mentalità del Paese: qui non hanno ancora ben chiaro il rischio che porta con sé un virus che si può diffondere in pochi secondi se non ci si comporta in modo corretto”

PARTITA CON L’ARSENAL – “Sì, ma non è assolutamente accettabile che quella dell’Arsenal contro di noi, tre giorni prima, invece sia stata giocata: loro erano stati impegnati contro l’Olympiacos e il presidente dei greci era affetto dal virus. Sembra quasi che qualcuno debba morire per poter arrivare a prendere decisioni tempestive”

SALVARE IL BUSINESS – “Secondo me sì, perché c’era già coscienza del problema. Ed è stato strano vedere lo stadio pieno. Ma molto più strano è stato vedere cinquemila tifosi del Psg assiepati fuori dal Parco dei Principi a festeggiare la vittoria sul Borussia: una incoscienza che riguarda tutta la popolazione. Controlli per i giocatori? Nessun controllo, per quanto mi riguarda. Un’altra testimonianza di un atteggiamento che è a dir poco superficiale”

COLLEGHI – “Siamo tutti sulla stessa linea. Vogliamo salvaguardare la nostra salute e quella dei nostri familiari. Siamo dei privilegiati, ma siamo umani e coscienti. Noi ci alleniamo e poi torniamo a casa, abbiamo figli, mogli, genitori, parenti: come tutti non sappiamo né chi possiamo contagiare, né da chi possiamo essere contagiati”

ORGOGLIO – “Fino a quando non tocchi il fuoco, non ti bruci. Da italiano all’estero sono profondamente orgoglioso di quello che sta facendo il mio Paese. Ci possono criticare su tante cose, ma sulla sanità credo che siamo tra i migliori al mondo. E comunque le notizie su quello che accade in Italia girano da giorni e ci sono strumenti che ti mettono al corrente in tempo reale: il problema forse è che noi conosciamo l’inglese, mentre gli inglesi non conoscono l’italiano…”

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