21 Settembre 2019

Gianfelice Facchetti: ”Il derby è una guerra sportiva, confido in Barella. A papà sarebbe piaciuta quest’Inter, sul Triplete…”

Racconti, aneddoti e tante emozioni nel ricordo dell'ex leggendario capitano nerazzurro

Gianfelice Facchetti ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in vista del derby in programma questa sera tra Milan e Inter a San Siro: ”Vedere il derby con mio figlio mi emoziona. Quando ero bambino, papà non me lo faceva vedere. In tribuna volavano ceffoni e parole non belle. Diceva che non era una cosa per bambini. A mio figlio lo fecero entrare in campo nel giorno della sconfitta col Cagliari, fra gli insulti della curva a Icardi. È inconcepibile. Il razzismo lo è ancor di più. Il calcio è spettacolo, come il teatro. Eppure nessuno insulta gli attori di colore che interpretano l’Otello. Perché col calcio succede? È illogico, ancor prima che vergognoso”. 

L’uomo del match:‘Confido in Barella. Uno duro, uno vero. Assente Cutrone? Un sospiro di sollievo . Il classico giocatore sanguigno che nella follia di un derby può fare male. È una guerra sportiva, poi con i milanisti si torna amici”.

Il ricordo di Giacinto:‘A papà questa Inter piacerebbe, stimerebbe Marotta, gran professionista, e avrebbe simpatia per il giovane presidente. Gli Zhang, padre e figlio, ricordano i Moratti: una famiglia alla guida di una società. Apprezzerebbe anche Conte, che dimostra di credere alla sua nuova avventura. Dell’Inter, a prescindere, non criticava mai niente. Forse avrebbe voluto che in Champions si giocasse con la maglia nerazzurra. Di sicuro lo vorrei io. I bambini si innamorano dei colori, la passione nasce lì. Le terze maglie sono una tavola commerciale”. 

Il bellissimo racconto del Triplete:Papà non ha potuto vederlo, eppure credo che abbia visto tutto. La notte della finale di Madrid a Milano faceva caldo. Mio figlio aveva quattro mesi, dondolava sulla sdraietta in terrazzo, vicino al televisore. Dopo mezz’ora del primo tempo, guardando il cielo stellato, faceva dei versetti, come stesse parlando con qualcuno. Gli chiesi: Lupo, cosa voi dirci? In quel momento Milito fece il primo gol. Ho capito che stava parlando con il nonno, che da lassù gli aveva detto: ‘Tranquillo amore, ora segniamo”.

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