9 Aprile 2020

Inter, il dottor Volpi positivo al Coronavirus: “È stato un incubo. Ripartenza? Ci guidi la scienza, non altro”

Il responsabile dell'area medica dei nerazzurri si confessa, parlando dell'emergenza e dei possibili rischi legati alla ripresa dei campionati

In una lunga intervista concessa sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il professor Piero Volpi, responsabile dell’area medica dell’Inter, ha raccontato il suo punto di vista in merito all’emergenza Coronavirus, vissuta sulla propria pelle a contatto con l’Humanitas di Milano.

SALUTE “Ora sto meglio. Ho lasciato l’ospedale, sono a casa.  Sono in isolamento, con la mascherina e tutte le precauzioni possibili per chi vive con me. Non posso ancora dire di aver sconfitto il Covid-19: dopo la quarantena di 14 giorni, farò due tamponi che mi diranno se ne sono uscito. Quando ho capito di essere infetto? Avevo sintomi lievi, poi pian piano il malessere aumentava ed ho compreso. Il 27 marzo mi sono ricoverato. E dico una cosa: è un’esperienza che non auguro a nessuno. I primi quattro giorni sono stati durissimi. Sembrava di vivere in un’altra dimensione: la testa era lucida, ma il corpo non rispondeva più”.

SPORT“Come se ne esce? In un solo modo: siano le autorità scientifiche – e in Italia abbiamo delle eccellenze – a dettare l’agenda. Il crono programma spetta a loro e a nessun altro, siano loro a dirci se e quando riprendere l’attività. Poi in un secondo momento entreranno in gioco anche i medici sportivi, certo, con tutta l’attività di prevenzione”.

DATA PER LA RIPARTENZA“4 maggio? Non è giusto definire ora i tempi di ripresa. Questa è un’emergenza che non può portare a ragionare sul lungo, ma neppure sul medio periodo. Guardi quel che è successo nell’ultimo mese: molte dichiarazioni, molte scadenze, sono poi state superate dai fatti, fino ad arrivare al lockdown. Ecco perché dico: non si pensi adesso a una data, ma si ragioni a strettissimo giro di posta. Nel caso del 4 maggio, per esempio, si potrà valutare con certezza solo alla fine di aprile se sarà possibile davvero una ripresa”.

ALTRE SOLUZIONI “Abbiamo a che fare con la salute, i rischi sono enormi, qui ci sono in ballo le vite delle persone. E nel caso di una squadra che deve giocare, ci sono 60 o 70 famiglie da proteggere. Ci guidi la scienza, non altro”.

 

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