30 Luglio 2017

Pistocchi: “Un errore l’esonero di Benitez, Inter forte ma incompleta, Vecino…”

Il giornalista ha commentato e analizzato la squadra nerazzurra in una lunga intervista

Il noto giornalista Maurizio Pistocchi ha analizzato l’Inter attuale parlando anche del passato e svelando alcuni retroscena. Ai microfoni del portale Quellichel’Inter.it Pistocchi ha esordito individuando l’errore commesso dal Club nerazzurro dopo il conseguimento del leggendario Triplete: “L’errore più grosso a mio parere è stato l’esonero di Benitez. Lo spagnolo è un allenatore internazionale, arrivato all’Inter per ricostruire una squadra reduce da una stagione straordinaria e per dare un’idea di gioco diversa. L’Inter di Mourinho è stata una grandissima protagonista per una stagione ma è stata una meteora, non ha avuto continuità nel tempo. Se vediamo le grandi squadre del recente passato tipo il Barcellona di Guardiola o il Real Madrid, loro sono ancora protagoniste nel panorama nazionale ed internazionale. Le grandi squadre si costruiscono con l’obiettivo di durare nel tempo. Apprendevo l’altra sera che il Barcellona ha quasi raggiunto l’accordo per l’acquisto di Coutinho per ottanta milioni di euro. Bene, Benitez pian piano stava inserendo in pianta stabile l’allora giovanissimo Brasiliano nella sua Inter. Ricordo una grande partita di Coutinho Nerazzurro contro il Werder Brema. Allora era un ragazzo giovanissimo ma si intuivano oggettivamente le proprie eccellenti qualità.
Ecco, secondo me, c’è stata poca pazienza di Moratti e di qualche giocatore della vecchia guardia, nell’aspettare prospetti giovani come l’attuale stella del Liverpool.

“L’alternativa a Benitez, poteva essere un allenatore, allora emergente, che io ho sempre stimato. Ho esternato questo mio “amore” sia in televisione ma anche privatamente con personaggi importanti del calcio tra cui anche qualche grosso dirigente dell’Inter. L’allenatore in questione era Sarri. Infatti, dopo il primo anno a Napoli, si è subito consacrato tra i big del nostro campionato”.

IL DUO SPALLETTI-SABATINI – “A me piacciono entrambi sia come persone che come uomini di calcio. A Sabatini, grande conoscitore di calcio e con grande intuito, gli rimprovero, a dimostrazione che la perfezione non esiste, di aver buttato via il capitale giovani della Primavera. Vedi i vari Verre, Caprari, Politano, Pellegrini (la Roma poi costretta a riacquistarlo a dieci milioni di euro).
Per me, una grande squadra, deve avere una rosa di 24 giocatori con almeno 4-5 giovani di provenienza dal settore giovanile.
Spalletti è un grande allenatore con una idea di gioco molto chiara e che a Roma ha fatto molto bene. Se pensiamo da dove aveva preso la squadra guidata da Garcia e dove l’ha portata!
In 2 anni l’ha collocata al secondo posto in classifica, ha fatto una media punti di 2,33 a partita, 155 punti conquistati, ha migliorato Dzeko (4 gol con Garcia 29 con lui)”.

In questo momento l’Inter è una squadra forte ma incompleta. Nel senso che a mio modo di vedere le cose che sono state fatte finora, sono state fatte bene. Perché Skriniar è un giocatore che a me piace molto, perché Borja Valero è il giocatore di qualità che mancava al centrocampo, perché Matias Vecino, se arriva, è un giocatore che può dare tantissimo. L’uruguaiano è una mezzala completa che può giocare nei due o tra i tre di centrocampo. Io lo preferisco nei tre perché è un giocatore che è bravo negli inserimenti e con un tiro notevole. Spalletti penso voglia fare il 4-2-3-1, quindi per questo metodo di gioco lui giocherebbe molto probabilmente con Gagliardini e Valero dietro Icardi, a destra Candreva a sinistra Martial se riesce l’operazione con lo United. Quello che io sempre dico è che con due centrocampisti la fase difensiva viene molto affidata al lavoro degli esterni”.

“Davanti l’Inter ha un grande giocatore che ha però delle criticità, più pregi che criticità, Icardi. Lui è un centravanti che negli ultimi anni ha sempre fatto più di 20 gol a stagione che non sono pochi per un ragazzo ancora giovane, ma che ha il limite di avere qualche difficoltà nel legare il gioco col centrocampo”.

MORATTI – “Dico subito che i dirigenti non devono essere tifosi perché, a volte, per troppo amore si commettono errori grandiosi. A tal proposito ti racconto due episodi inediti che non ho mai raccontato a nessuno. Nel dicembre del 1993, io facevo “Pressing” con Raimondo Vianello, mi chiamò l’allora presidente Pellegrini per gli auguri di Natale. Nell’arco della chiacchierata saltò fuori che l’Inter aveva il problema del terzino sinistro con Tramezzani che si era fratturato il polso.
Mi chiede: “ma lei che conosce molto bene il calcio mondiale, non può suggerirmi qualche giocatore bravo? Risposi: “guardi, casualmente sto seguendo il campionato Brasiliano e ho visto un giocatore che mi sembra molto interessante”. Il Presidente incuriosito mi invitò nel suo ufficio dopo le festività per approfondire l’argomento. Andai da lui, presente anche il D.S. Mariottini, gli portai una cassetta e vedemmo insieme un video di una partita dove il giocatore in questione era protagonista. ”Veda Presidente, è quello con la maglia numero 6…” Il giocatore era Roberto Carlos in scadenza di contratto dal Palmeiras. Dopo soli 15’ di visione del video, Mariottini disse: “ Presidente, questo è un fenomeno, prendiamolo subito”. Infatti qualche giorno dopo il giocatore venne contrattualizzato dalla dirigenza Nerazzurra. A Febbraio, però, Pellegrini vendette la Società a Moratti e con la nuova Società che fece decadere tutto. A Giugno ci fu la Coppa America che vide come protagonista assoluto proprio quel numero 6 “verdeoro”. Solo allora, i nuovi dirigenti si convinsero ad acquistarlo, ma a prezzo molto maggiorato.
Nel dicembre del 1997, invece, mi chiama un amico dal Messico che mi dice: “ Maurizio, c’è una squadra che potrebbe essere interessata a Ronaldinho perché libero da vincoli fino al prossimo anno?”. “Come migliore giocatore del Mondiale Under 20, una squadra la si può trovare facilmente”, gli risposi. Lo proposi a due società, tra cui l’Inter. Moratti, entusiasta del giocatore, mandò i suoi uomini in Messico per accordarsi con Ronaldinho. Contratto pronto per 4 anni a 4 miliardi di lire annui. L’accordo però saltò clamorosamente perché qualcuno della famiglia Moratti fece notare al Presidente che se fosse arrivato Ronaldinho avrebbe portato via il posto in squadra al “Chino” Recoba. Questo per ribadire che i dirigenti troppo tifosi commettono, a volte, errori madornali. Ma al tempo stesso, come si fa a criticare uno come Moratti che ha speso un miliardo e duecento milioni per l’Inter? Che è riuscito ha portare la sua Squadra sul tetto del mondo? Però mi chiedo, si poteva ottenere tutto questo spendendo meno? Certo, molto fu condizionato in quel periodo dalle note vicende di “Calciopoli”, dove c’era un sistema, certificato dalla Cassazione, per alterare il regolare svolgimento del Campionato. E l’Inter, in quel periodo, ha subito tutto questo. Ricordiamo l’episodio Ceccarini. Però, lavorando in maniera meno “tifosa” ma programmando di più, operando in maniera meno “naif”, forse si sarebbero ottenuti risultati ancora migliori magari spendendo meno. Moratti è stato uno straordinario Presidente naif, ha avuto intuizioni geniali ma anche defaiance clamorose.
Quindi Presidente tifoso va bene, ma a patto che non gestisca lui” 
ha concluso Maurizio Pistocchi.

CHELSEA-INTER, AUTOGOL SCHOCK DI KONDOGBIA