8 Febbraio 2020

Kakà sul derby: “Un pronostico? Segna Ibra e poi speriamo in bene…”

L'ex trequartista rossonero si racconta in una lunga intervista a tema derby

A poco più di 24 ore dall’attesissimo derby di Milano, La Gazzetta dello Sport ha voluto affrontare questa giornata di vigilia dedicandosi ad un derby ‘do Brazil’, intervistando due icone verdeoro che hanno fatto a loro modo la storia della stracittadina per entrambe le squadre: Lucio per la sponda Inter, che noi di Passioneinter.com avevamo già intervistato una settimana fa, e Kakà per la sponda Milan. Ecco le dichiarazioni dell’ex trequartista rossonero.

Derby preferito – “Quello di Champions League. Si dice sempre che il derby è una gara a parte. Quella di Champions League è una cosa ancora più unica”.

Tanti brasiliani ai suoi tempi – “C’erano sette brasiliani in squadra, ma anche tante altre persone che mi hanno aiutato. Galliani e Braida, Berlusconi che mi ha permesso di ottenere i risultati migliori della mia carriera, Costacurta che mi aiutava con l’italiano, Borriello che era mio coetaneo, quindi era facile condividere le cose… Ho preso qualcosa da tutti”.

Paquetà – “Deve trovare fiducia in se stesso. L’anno scorso è andato bene, ma il secondo anno si fa fatica, lo so per esperienza. Gli altri cominciano a capirti, è più difficile. Deve considerare le sue qualità, in una squadra forte può essere un giocatore importante”.

‘Troppo brasiliano’ – “Beh, se uno prende un brasiliano deve sapere che tipo di giocatore è. Paquetà si deve adattare un po’ al calcio italiano, ma non deve perdere la sua identità calcistica. Deve restare creativo, perché questi siamo noi, ma deve anche essere pratico: se fa un doppio passo, deve farlo verso la porta. Se tenta il dribbling, deve avere una qualche utilità”.

Posizione in campo – “La posizione in campo è importante, ma la cosa che conta di più è tirare fuori la volontà. Io credo che lui possa essere una buona mezzala, in Brasile gioca a destra. Credo che Paquetà debba provare a mischiare le sue qualità e il suo istinto con le necessità del calcio italiano”.

Distacco in classifica – “Sarà un derby che consentirà al Milan di svoltare davvero. Una partita del genere può dare una grande spinta: San Siro è uno spettacolo meraviglioso”.

San Siro abbattuto? – “Mi auguro che mantengano almeno qualche elemento architettonico. Capisco che il calcio sia business, che negli stadi si debbano fare tante cose e non ci si possa fermare al sentimento, ma qualcosa deve restare. Il Maracanà ha cambiato faccia tante volte e non è più la stessa cosa. C’è ancora la storia dentro, ma non è uguale”.

Milan diverso dal suo – “Le epoche cambiano, ci sono stati tanti problemi economici e di gestione. Vedo che la classifica è migliorata, ma mi auguro soprattutto che le proprietà del Milan e dell’Inter ricomincino a investire quanto serve per tornare al top. Il momento è adesso: Inter e Milan sono squadre storiche, Milano è una città bellissima, l’Italia è un paese meraviglioso. Mi fa tristezza non ritrovare le milanesi negli ottavi o nei quarti di Champions League. Credo che si debba riavviare un circolo virtuoso: con la Champions incassi, puoi ingaggiare grandi giocatori e tornare in alto”.

Fair Play Finanziario – “Mi rendo conto che ci sia, ma se non investi abbastanza non puoi avere una squadra di qualità, non ti qualifichi per il torneo più importante e ti resta soltanto il circolo vizioso. È un cane che si morde la coda”.

Ibrahimovic ancora in campo – “È splendido capire che si diverte. Quanto all’età, con la fisioterapia e gli altri strumenti che abbiamo oggi è possibile andare avanti più a lungo. Basta essere motivati”.

Cristiano Ronaldo – “Lui ha veramente una fame infinita. Con tutto quello che ha vinto sarebbe umano cambiare atteggiamento. È impressionante quanto sia ancora motivato”.

Lei non lo era più… – “Nell’ultimo anno ad Orlando ho cercato proprio questo, capire se era giusto andare avanti o meno. Ma a un certo punto ho capito che, visto che cominciavo a chiedermelo, era già tutto fatto: era ora di smettere. E ho fatto la scelta giusta, il campo non mi manca e non mi sono mai pentito”.

Cosa fare da grande? – “Non l’allenatore. Ho finito il corso in Brasile, adesso sto cercando di approfondire le mie conoscenze. Mi piacerebbe fare il manager, fra tanti anni magari il presidente. Allenatore o direttore sportivo no, la vita dell’allenatore è troppo complicata. In questo momento stare vicino ai miei figli è la cosa più importante. Poi chissà, magari fra cinque o dieci anni cambierò idea”.

Ritorno al Milan – “La voglia di tornare è tanta, il tempo non è quello giusto. Mi piacerebbe lavorare con Maldini e Boban, aiutare il club, imparare soprattutto, però non è il momento di lasciare il Brasile. Per ora mi accontento di seguire il derby da lontano”.

Pronostico – “Segna Ibra e poi speriamo bene…”.

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