25 Ottobre 2017

L’Inter brilla a San Siro: 60′ stellari per i nerazzurri e sesta vittoria di fila in casa

La squadra di Spalletti riesce a conquistare la nona vittoria nelle prime 10 partite di campionato

L’Inter vince, convince e non si smentisce mai, facendo vivere ai suoi sostenitori un finale sofferto. Notte da primo posto dunque, notte nella quale – come riportato dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport – è legittimo sognare: 3-2 alla Samp rivelazione e 26 punti in 10 gare, record eguagliato nei tornei da tre punti (come nel ’97-98). Ma non si può sfuggire all’interrogativo: qual è l’Inter vera? Quella che per un’ora gioca da grande, segnando tre gol e sfiorandone altrettanti, con la consapevolezza di chi è superiore che fin qui apparteneva soltanto a Napoli e Juve? Oppure quella allo sbando e disorganizzata degli ultimi 20’ che rischia di farsi raggiungere e per poco non ci riesce?

La rosea propende per la prima ipotesi perché, come dice Sacchi, i voti non si danno solo sul risultato. Se i pali e le traverse fossero stati appena mezzo centimetro più in là, avremmo usato il pallottoliere. Sul colpo di testa di Icardi il legno trema ancora. Perisic ne prende due. Senza dimenticare che alcuni momenti della manovra sono da applausi. Però lo show finale deve far riflettere Spalletti, anche lui un po’ responsabile con cambi che hanno sicuramente indebolito una struttura solidissima: ripensando a Bologna, Crotone, Benevento, è chiaro che l’Inter non sempre riesce a gestire tutti i 90’. L’impressione è che ci arriverà, in fondo partiva da lontano. Il 3-2 finale si spiega pure perché la Samp, se può esprimersi in spazi da ripartenze, dispiega una manovra divertente e pregevole, anche se un po’ leggerina: ma Giampaolo non è esente da critiche. La formazione di partenza è sbagliata e la strategia tattica andrebbe ripensata.

Nel progetto di Giampaolo c’è l’aggressione altissima, sulla trequarti, per impadronirsi della mediana con Quagliarella e Zapata che rientrano a turno per creare superiorità. Se da un lato l’affollamento al centro favorisce la Samp, ma Ramirez non risponde, dall’altro gli spazi che si aprono sulle fasce offrono prospettive di cui Candreva e Perisic non possono non approfittare. Sono loro i veri registi della prima Inter, quella bella e matura che sa gestire i tempi: accelerazione improvvise, tutte in verticale, alternate a ritmi più bassi, palloni orizzontali e scambi quasi a memoria. Vecino signore della mediana, cintura di trasmissione con Valero che fa sponda, mentre Gagliardini resta l’ultimo uomo. Soprattutto sono i cambi di gioco a strappare applausi: l’Inter si libera della pressione cambiando fascia all’improvviso e aggredendo la corsia libera.
Non ci sono le sovrapposizioni della Roma, ma si vede che Spalletti sta cercando di riproporre il meglio di quell’esperienza: tipo la difesa a «tre e mezzo», con Nagatomo che se può avanza in linea con Vecino–Gagliardini, solo che non è Florenzi. Aggiungiamo un’eresia ma neanche tanto: ogni tanto sembra di vedere i famosi triangoli intelligenti di Mourinho, con due sempre in appoggio al portatore di palla, e gioco che scorre. Se all’1-0 di Skriniar collabora la presa insicura di Puggioni, il 2-0 e il 3-0 di Icardi, arrivato a quota 11, sono il segno che l’argentino per ora in area non è marcabile. Spettacolo di potenza e concretezza, terminale di una manovra collettiva nella quale solo Miranda sembra meno spallettiano nella concentrazione.

Ma poi c’è l’altra partita, quella della Samp che mette dentro Caprari (per il fantasma di Ramirez), Kownacki (per Zapata senza posizione) e infine Linetty (altro ritmo rispetto a Barretto). Non cambia il 4-3-1-2 iniziale, ma l’interpretazione: senza Ramirez, ecco che Praet può giocare come sa meglio, da trequartista che parte da mezzala, mentre Linetty affianca Torreira nel lavoro sporco. E soprattutto Quagliarella lancia, dà la carica, inventa. Il 3-1 nasce da una sua parabola che forse era un tiro ma diventa assist per Kownacki. E il 3-2, con l’Inter ormai nel terrore, è una schiacciata di testa. Ma l’Inter dà una bella mano alla rimonta: forse Spalletti pensa che sul 3-1 sia finita e toglie Vecino per Joao Mario, arretrando Valero e facendo saltare gli equilibri. Gagliardini resta solo. Ne risente la sinistra, dove Nagatomo viene aggredito da Praet–Bereszynski: il cambio con Santon peggiora le cose. E infine, no, Icardi non può uscire neanche per perdere tempo.
Gli ultimi 9’ sono un’agonia interista: la squadra non riesce a ripartire e se lo fa sbaglia appoggi facili quando prima riuscivano da 40 metri. Caprari sfiora il 3-3 in acrobazia: ai punti sarebbe stato ingiusto, ma ci poteva stare. Invece ecco il 6° successo di fila in casa, il primo posto temporaneo aspettando Genoa–Napoli e un pò di temi sui quali riflettere. E dall’altra parte può anche darsi che, come l’anno scorso, Giampaolo abbia pensato al terzo impegno settimanale, risparmiando alcuni dei suoi nella gara più difficile.

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