1 Ottobre 2019

Lucio: “Inter? Volevo rimanere, fui obbligato ad andarmene. Conte dà un timbro forte alle squadre, Mourinho resta il migliore”

Il difensore brasiliano è ancora in attività

Nelle vesti di doppio ex di Juventus e Bayer Leverkusen, sulle pagine dell’edizione online de La Gazzetta dello Sport, è stato intervistato Lucio. In vista della sfida di stasera, il difensore brasiliano ha commentato brevemente entrambe le rispettive esperienze, ribadendo che qualora fosse tornato indietro non avrebbe più scelto i bianconeri. Non poteva poi mancare un suo giudizio sul derby d’Italia che si giocherà domenica sera tra la sua ex Inter e la Juventus, e sul tecnico Antonio Conte che per pochi mesi ha avuto l’opportunità di conoscere a Torino. Ecco la lunga intervista del centrale della Brasiliense, squadre della quarta serie brasiliana.

Allora Lucio, cosa è per lei il Bayer?
“L’inizio di tutto. L’inizio del mio bellissimo viaggio europeo: arrivavo dall’Internacional di Porto Alegre e in Germania sono stato subito molto felice. Era, forse, in apparenza un club di livello medio, ma ho poi avuto la possibilità di arrivare, giocare subito e adattarmi in fretta a un nuovo Continente. Nella stagione 2001-02 centrammo pure quella finale storica… Ringrazio Dio per essere passato da Leverkusen, è stata la squadra perfetta per iniziare. E poi c’erano tanti brasiliani, come Zé Roberto, che mi hanno aiutato nell’adattamento: un periodo per me indimenticabile”.

Cosa le hanno insegnato quegli anni tedeschi?
“Sono cresciuto come uomo. In Germania impari la disciplina, gli orari, l’importanza della fatica, del sacrificio, dello sforzo: tutte queste cose mi hanno aiutato nella mia carriera per avere successo in altri club e anche in Nazionale con cui ho vinto il Mondiale in quel 2002. Questa dedizione me la sono portata negli anni”.

La portò anche alla Juve nel 2012, ma se ne andò dopo quattro presenze appena: cosa è mai successo?
“È successo che non giocavo… Purtroppo non sono stato tenuto in considerazione come pensavo di meritare. Venivo da un grande club e da un grande storia di successi all’Inter: speravo di continuare alla stessa maniera e invece… È evidentemente andata male: per questo tra me e la Juve è durata così poco”.

Sembra che abbia rimpianti…
“Potessi tornare indietro, andrei da qualche altra parte. Sceglierei un club in cui verrei sfruttato meglio. Ma in quel periodo io avevo un solo desiderio: non andarmene dall’Inter! Purtroppo in quel momento cambiarono tutto a Milano e io fui quasi obbligato ad andare”.

Aveva Conte in quei pochi mesi alla Juve: sorpreso adesso di vederlo nerazzurro?
“Nel calcio si volta pagina, cambiano allenatori e giocatori e non c’è mai da stupirsi: per me è normale che un simbolo juventino possa finire all’Inter e anche viceversa. Non ho ancora visto bene la nuova squadra di Conte, ma so che è un allenatore che dà un timbro molto forte alle sue squadre. Anche fisicamente. Di questo mi sono accorto anche se sono stato poco con lui”.

Che differenza c’era tra l’Inter campione di tutto da cui arrivava e quella Juve di Conte neocampione di Italia?
“Beh, una differenza molto forte, anche perché alla Juve sono rimasto troppo poco. Mourinho è stato il migliore allenatore che ho mai avuto in carriera: quell’Inter era una squadra unita, forte, capace di superarsi ‘psicologicamente’ grazie al suo allenatore”.

Adesso la Juve ha cambiato pelle rispetto a quella da lei conosciuta, non trova?
“Sì, è sempre stata forte, ora è fortissima, con acquisti super come Cristiano. Per me è la favorita per la vittoria di questa Champions”.

E Ronaldo in campo l’ha mai incontrato?
“Ricordo un Portogallo-Brasile del 2007 in cui dovevo marcarlo: perdemmo 2-0… È un giocatore così eccellente, professionale, concentrato in campo e dotato di tutto. Non c’è nessuno più completo di lui, forse. E per me è stato tra i più difficili da contenere”.

Per chiudere, domani si gioca al Camp Nou Barcellona-Inter… Le ricorda qualcosa questa partita?
“Era una sfida molto diversa la nostra: quella era una semifinale, qua siamo ai gironi. Il Barça è favorito, ma anche ai nostri tempi lo era, eppure siamo riusciti a superarlo con la forza di volontà…”.

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