3 Aprile 2020

Malagò: “Calcio? La vedo dura. A porte chiuse, con 40 gradi all’ombra con 2 o 3 partite alla settimana…”

Il presidente del Coni lancia un chiaro messaggio tra le righe

Al di là degli interessi di tipo economico che spingo Lega e Federcalcio alla ripresa del campionato per evitare di gettare una stagione alle ortiche, dal punto di vista razionale potrebbe essere controproducente per l’immagine tanto decantata nelle scorse settimane della nostra Serie A. A riassumere perfettamente il concetto, è stato il presidente del Coni Giovanni Malagò nell’intervista rilasciata questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. Il numero uno del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, ha spiegato le controindicazioni di una ripresa forzata nei mesi estivi, peraltro a porte chiuse…

Come si sta comportando lo sport di fronte all’emergenza?
“A parte alcune eccezioni, direi molto bene. Sono orgoglioso del comportamento dei nostri campioni che hanno gestito in modo religioso, quasi ieratico, i loro comportamenti. Tutti “distanti, ma uniti”. E nessuno degli atleti olimpici, e spero di non essere smentito oggi, è risultato positivo al virus”.

Come interpreta il decreto che prolunga il lockdown al 13 aprile? Il calcio può ripartire? Che cosa è giusto fare?
“Non c’è una verità. Capisco chi dice che sarebbe bello giocare al più presto per finire il campionato. Poi però leggo le ragioni di presidenti che preferirebbero pensare già alla prossima stagione e non me la sento di dargli torto. Il calcio a porte chiuse, con 40 gradi all’ombra con 2 o 3 partite alla settimana… Al momento non la vedo facile, ma capisco chi vuole provarci. Sto constatando, però, che uno dopo l’altro i campionati degli sport di squadra stanno chiudendo”.

Per Gravina si riprenderà a giocare entro il 20 maggio.
“È una possibilità. Ma oggi nessuno può saperlo per certo”.

Tampone per tutti prima di ripartire?
“Per forza! Un eventuale positivo bloccherebbe tutto di nuovo. E attenzione, perché se potranno farlo i calciatori dovranno poterlo fare tutti, altrimenti chi arginerà le polemiche?”.

Chiederete uno stop al divieto di spot sulle scommesse?
“Ero da sempre contrario a questa misura. Siamo l’unico Paese al mondo con questi divieti. E ci confrontiamo con Nazioni che crescono anche grazie a quegli investimenti. Insistere col divieto è accanimento terapeutico”.

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