18 Dicembre 2019

Marchisio: “Scudetto Inter? La Juve ha nomi superiori. Conte? Tra i più importanti per me, ci toccava nell’orgoglio”

L'ex centrocampista bianconero svela uno dei primi discorsi del tecnico nerazzurro

Oltre ad un gruppo sicuramente di qualità, alla base del primo scudetto della Juventus che ha aperto un ciclo lunghissimo di scudetti in casa bianconera, vi è stata chiaramente la mano di un grande allenatore come Antonio Conte. Come ammesso dallo stesso Claudio Marchisio nell’intervista rilasciata sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il tecnico leccese è stato tra i più importanti della sua carriera: un grande motivatore che sin dal primo giorno ha saputo toccare le corde giuste con una formazione che arrivava da un settimo posto in campionato. Questa l’intervista dell’ex Juve:

Chi è stato l’allenatore più importante nella sua vita?
“Deschamps è stato allenatore della Juve in un periodo difficilissimo. In serie B ha creduto in me, mi ha dato l’opportunità di giocare da titolare. Nello stesso tempo mi trattava veramente come l’ultimo arrivato, come un ragazzino al quale insegnare il rispetto dei ruoli. La sua cultura francese, tosta, mi ha insegnato molto. E poi sicuramente Antonio Conte perché, al di là di quello che mi ha regalato in campo, a me come ad altri ci ha toccato nell’orgoglio. Ci ha detto: ‘È due anni che arrivate settimi, è due anni che fate schifo. Quindi qua o si pedala o si va via’. Ci ha spinto a metterci alla prova, ad aver voglia di guadagnarci le vittorie. Loro due sono quelli che mi hanno cambiato, tanto”.

C’è quest’anno la possibilità che sia l’Inter a vincere lo scudetto?
“La superiorità in campo della Juve la si può leggere dai nomi, dall’esperienza e dal costo dei cartellini di alcuni giocatori. Ma non vuol dire niente, il bello dello sport è proprio che a differenza di altri mondi, c’è sempre l’aspetto emotivo, di gruppo, di squadra. C’è il sacrificio e la voglia di vincere. L’Inter sta facendo questo percorso con un allenatore molto preparato, capace di integrare bene i nuovi in un contesto in cui si stava sgretolando tutto quanto. È riuscito ad amalgamare bene un gruppo che in realtà, a parte due o tre giocatori, è lo stesso degli ultimi anni. È lì che si capisce quando un leader riesce a cambiare un gruppo”.

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