16 Maggio 2020

Moratti: “Mourinho? Per una cosa ci rimasi male. Lukaku più forte di quanto pensavo, Lautaro lo terrei”

L'ex presidente spegne oggi 75 candeline nerazzurre

Nel giorno del suo 75esimo compleanno e dell’anniversario dell’ultimo scudetto vinto dall’Inter nel 2010, Massimo Moratti ha parlato anche ai microfoni de ilgiornale.it. Tra ricordi legati a quella storica annata in cui il club conquistò il Triplete, agli affari del calcio odierno: dalla possibilità di ripartire in campionato, ad un mercato interista già entrato nel vivo e che tanto sta facendo discutere. L’ex presidente dell’Inter, anche a distanza di anni, ha le idee più che chiare, fiducioso nell’operato che la nuova proprietà ha svolto negli ultimi anni per tornare a successo.

Moratti, oggi è il suo compleanno, tanti auguri innanzitutto…
“Grazie, la ringrazio molto”.

Oggi, dieci anni fa, l’Inter conquistava lo scudetto vincendo a Siena. Che ricordi ha di quella partita?
“Una partita importantissima, forse la più sofferta sotto il profilo del risultato. Degno finale di un campionato difficile contro un avversario come la Roma che non ha mai mollato un centimetro. Non pensavamo che il Siena potesse giocare con quella tenacia e quella forza che ha poi dimostrato e messo in campo. La partita fu ostica ma fortunatamente Zanetti con un guizzo dei suoi riuscì a servire Milito che poi ha fatto un gol fondamentale. Ricordo che il pubblico era felicissimo anche perché quello conquistato era il quinto scudetto di seguito, un risultato notevole per la nostra società”.

C’è stato un momento che ha avuto paura di perdere lo scudetto. E se sì quando?
“C’è stato un momento che la Roma ci superò di un punto in campionato ma poi perse in casa contro la Sampdoria. Lì c’era un momento in cui più che paura di averlo perso c’era la consapevolezza di doverci mettere qualcosa in più per potercela fare. La squadra ci ha sempre creduto e non hai mai dato segnali di cedimento sia fisicamente che mentalmente e alla fine ce l’abbiamo fatta a conquistare uno scudetto sudato e meritato”.

Quella di Siena fu una partita durissima e vinta con un guizzo del solito Milito. Emozione forti immagino, il Principe le ha fatto un grande regalo di compleanno:
“Il solito Milito che poi continuava ad essere lui l’uomo decisivo. Il 5 maggio segnando in finale di Coppa Italia, poi appunto il gol di Siena del 16 maggio e sei giorni dopo siglò quella fantastica doppietta che ci permise di tornare sul tetto d’Europa”.

Nel giro di 17 giorni l’Inter ha vinto e il 22 maggio ha messo in bacheca il titolo più importante: la Champions League. Qual è la prima cosa che ha pensato al triplice fischio finale?
“Credo sia stato qualcosa di incredibile. Quando ci tieni molto a qualcosa non ti sembra quasi vero che poi si avveri ed esprimi tutto quello che hai dentro, ero felicissimo. Poi devo dire la verità ho subito ripensato a mio padre che era stato l’unico a vincere la Coppa dei campioni, due volte, con l’Inter. Penso sia statu un bel regalo alla società e ai tifosi”.

La festa è stata grande al Bernabeu e poi anche San Siro dove però non c’era José Mourinho. Ci racconta come ha preso la sua scelta di lasciare l’Inter?
“Diciamo che io e lui non ne abbiamo mai parlato anche perché era una forma di incantesimo da non rompere. Io non l’ho mai disturbato a questo proposito anche se era nell’aria da tempo che qualcosa potesse succedere a fine stagione. Ricordo che due giorni dopo la finale ci siamo trovati a casa mia e ci siamo detti tutto in maniera più rilassata. Forse Mourinho dopo due-tre anni si stanca di una situazione e ci può stare che abbia deciso di cambiare aria ed ha lasciato nel momento giusto”.

Ci è un po’ rimasto male per la sua scelta di non tornare a Milano per festeggiare con i tifosi dato che molti di loro hanno criticato la sua scelta:
“Sì, devo dire la verità che effettivamente il gesto di salire sulla macchina del Real Madrid in quella maniera ha fatto discutere…avrebbe sicuramente potuto festeggiare a Milano ma forse non aveva voglia di esporsi in quella maniera davanti a tifosi che ha amato. Era come un addio e penso non se la sia sentita”.

Cosa ne pensa della nuova Inter costruita da Marotta e Ausilio con Conte in panchina?
“Conte mi piace molto e la società sta facendo benissimo e sta facendo di tutto per rendere la squadra ancora più forte e competitiva. I dirigenti stanno lavorando bene e poi c’è il mister che ha un grande carattere e l’ha conferito alla squadra”.

Dove può arrivare questa Inter e quanto manca per colmare il gap con la Juventus?
“Può arrivare molto in alto, deve solo continuare a lavorare con perseveranza. Il gap con la Juventus lo si colma magari iniziando a vincere qualcosa ma penso che l’Inter sia sulla strada giusta per potercela fare”.

Lei mesi fa si era schierato dalla parte di Icardi e Wanda Nara nella diatriba con l’Inter, la pensa ancora nella stessa maniera o ha cambiato idea?
“Sì l’ho fatto perché sentivo di farlo, Mauro è un bravo ragazzo. Io penso sia stata una questione di principio, anche giusta da parte della società. In estate c’è poi stata la possibilità di venderlo ad un prezzo elevato e penso che abbiano concluso un’operazione che poteva essere conveniente per tutte le parti in causa”.

Lukaku e Lautaro sono il presente e il futuro dell’Inter. Cederebbe l’argentino per un’offerta monstre da oltre 100 mln o giusto tenerlo a tutti i costi?
“Devo dire che Lukaku è molto di più di quello che pensavo. Oltre a essere bravo ragazzo, per bene è proprio grande attaccante davvero. Lautaro invece è fortissimo, un attaccante dei sogni con un tasso tecnico elevato e sopra la media che ti fa pensare in grande. Non lo venderei mai ma poi nel calcio d’oggi queste cose contano poco perché ci sono tante variabili che entrano in gioco”.

Qual è l’operazione che da presidente le è riuscita di più e quella che le ha lasciato l’amaro in bocca per non averla conclusa?
“Ibrahimovic-Eto’o è stata sicuramente l’operazione meglio riuscita e che nessuno poteva aspettarsi. Il mio più grande rimpianto è sicuramente il mio Cantona, mi avrebbe fatto vincere tanto ne sono certo…Ma poi devo dire la verità ci sono stati tanti rimpianti e giocatori ai quali non sono riuscito ad arrivare (sorride; ndr)”.

Però è riuscito a prendere Ronaldo…
“Assolutamente Ronnie è stato un colpo da novanta in tutti i sensi. Sono anche felice che un po’ si sia riappacificato con la tifoseria dopo anni difficili. Andò via nel 2002 ma io ebbi l’impressione che lui aveva sofferto molto nei suoi anni a Milano quando dovette recuperare da quei due infortuni spaventosi. L’ambiente per lui era pesante e ha sofferto. Ma posso dire con certezza che è stato un Fenomeno vero”.

Ci stila il suo 11 ideale compreso di panchina e allenatore?
“Difficile farlo proprio perché tanti calciatori sono passati sotto la mia gestione e non voglio fare torto a nessuno (ride; ndr). Diciamo che quella del 2010 non era affatto male”.

La pandemia da coronavirus ha messo in ginocchio l’Italia e anche lo sport si è fermato. Giusto riprendere con la Serie A oppure no?
“Sostengo che sia una situazione grave dal punto di vista sanitario ed è difficile dare un opinione in merito anche per tutto quello che c’è intorno. Difficile parlare di calcio in questo momento storico. Il calcio è uno sport bellissimo ma penso che si possa aspettare. Non metterei a rischio il prossimo campionato per fare tutto di corsa in un mese. Io avrei chiuso l’anno qui ma pare si torni in campo, ora cerchiamo di organizzarci e di chiudere in totale sicurezza”.

Cosa ne pensa delle parole di Chiellini su Balotelli e sull’Inter?
“Penso non siano state uscite simpatiche ma Giorgio è una bella persona. In questo caso gli è scappato qualcosa di negativo e dispiace che un lottatore e un bravo difensore come lui abbia fatto certe dichiarazioni, poteva evitare”.

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