22 Gennaio 2019

Simoni: “Spalletti fatico a capirlo, Simeone sarebbe l’ideale per l’Inter. Icardi è forte, ma…”

L'ex allenatore senza peli sulla lingua sul presente dei nerazzurri

Seconda parte dell’intervista rilasciata dall’ex tecnico dell’Inter Gigi Simoni sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Dalle scelte contestate a Luciano Spalletti, al sogno di vedere sulla panchina nerazzurra l’amico Diego Simeone. Questo e tanto altro sui temi scottanti del presente che riguardano la sua cara vecchia Inter.

Chi vorrebbe rivedere tra i suoi tanti compagni d’avventura?
“Rocco, grande allenatore e uomo unico. Mi portò al Torino e poi mi anticipò la convocazione in Nazionale, grattandosi la pancia nello spogliatoio”.

Come visse il successivo trasferimento dal Torino alla Juve?
“Andai alla Juve perché fu bloccato il trasferimento di Meroni e perché mi voleva Heriberto Herrera, però giocai poco. La Juve aveva quelle strane maglie che si allargavano sulla schiena. Se davvero lì è nata la storia dei gobbi, io sono stato uno dei primi gobbi”.

Oggi c’è un’altra Juve: ricorda squadre più forti?
“La Juve è la squadra più forte, ma la più forte che ricordo è la Fiorentina di Bernardini, che vinse lo scudetto nel 1956”.

Quanto ci vorrà per rivedere un’Inter da scudetto?
“Spero poco, perché per adesso è ancora una squadra che può vincere con chiunque, perdere con chiunque e fare solo un punto in due partite contro il Sassuolo”.

Le piace Spalletti?
“È un buon allenatore, ma a volte faccio fatica a capirlo”.

Chi vorrebbe vedere, in futuro, al suo posto?
“Simeone sarebbe l’ideale, è di un’altra categoria. L’ho avuto come giocatore e in un quaderno aveva già gli appunti sui metodi di lavoro di tutti i suoi allenatori. Mai visto uno così”.

Icardi non segna più: è condizionato dal contratto?
“Non credo perché è forte in campo e fuori. Come attaccante non ha rivali e merita di rimanere all’Inter, anche se la trattativa mi sembra un po’ complicata”.

C’è un allenatore nel quale si rivede?
“Giampaolo, che avevo portato a Cremona. Non so se sia un bene o un male, ma mi assomiglia molto”.

A 80 anni è stanco di guardare il calcio?
“No, perché il calcio è la mia vita. Mi manca il campo ed è un peccato che non si possa fermare il tempo. Ma ho la fortuna di avere vicino mia moglie Monica e mio figlio Leonardo, che per colpa di Shevchenko è diventato milanista. Così, quando c’è il derby, sono contento in ogni caso: per me o per lui”.

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