12 Agosto 2019

FOCUS – Sneijder dice addio al calcio giocato: bedankt Wes, il cecchino che contribuì a portare l’Inter nella leggenda

Da esubero di lusso a trascinatore in campo: quando la qualità cambia la storia

Tic, toc. Tic, toc. Passava in fretta, anzi in frettissima, il tempo nell’estate di 10 anni fa. L’Inter veniva dall’ennesimo anno di trionfi in Italia e dall’ennesimo anno di flop in Europa. La stagione prima i nerazzurri uscirono dalla Champions League per mano del Manchester United, squadra che, in realtà, poi quella coppa arriverà quasi a vincerla, arrendendosi solo alla forza del Barcellona di Guardiola. I più impazienti nell’organigramma nerazzurro sono due: uno è Massimo Moratti, presidente del club, e l’altro è José Mourinho, l’uomo che Moratti stesso portò a Milano per cercare di alzare la Champions. Il portoghese in particolare dopo aver visto arrivare Lucio al posto di Ricardo Carvalho, ora chiede l’arrivo di Deco a gran voce. Difficile capire dove inizi la leggenda e dove finisca la verità, ma, alla fine, ad Appiano Gentile l’ex trequartista lusitano non arriverà mai.

Le trattative vanno per le lunghe e probabilmente Mourinho guarda il calendario come Antonio Conte lo ha guardato fino a poco tempo fa, per tornare per un secondo ai nostri giorni. Aspetta l’arrivo dell’uomo giusto per cambiare la squadra. Mourinho sa che a quell’Inter manca qualcosa in termini di qualità tecnica e di fantasia: non è Stankovic, che pur gli tornerà utilissimo nel corso della stagione, l’uomo giusto da mettere dietro alle punte. Così, nel caldo afoso del 26 agosto del 2009 e dopo una trattativa che un giorno sembrava potersi chiudere e quello dopo invece sembrava dovesse saltare, arriva Wesley Sneijder. L’olandese aveva incantato con la maglia dell’Ajax ma nel Real Madrid oranje non aveva mai trovato la giusta forma tra panchine ed infortuni. E’ un azzardo, pensa qualcuno. Ma non sarà così.

Wesley Sneijder all’Inter, l’anno d’oro del cecchino olandese

L’investitura è totale: l’Inter gli affida la 10, la maglia che fino a poco tempo prima fu di Adriano, tornato ora in Brasile. L’impatto con il mondo nerazzurro metterebbe k.o. anche il più esperto dei pugili, ma Wes non va al tappeto. Dopo 2 giorni dal suo arrivo è già in campo, da titolare e da leader tecnico dell’Inter, nel derby chiuso in trionfo contro il Milan: il tabellino dice 4-0 per gli uomini in nerazzurro, e se non fosse per una prodezza di Storari anche il nome dell’olandese sarebbe sulla lista dei marcatori. Il pubblico è estasiato dal Cecchino di Utrecht e gli tributa una standing ovation al momento della fisiologica sostituzione. L’amore cresce a dismisura dopo due gol, segnati entrambi in extremis: il primo è in una fredda serata di ottobre e vale la vittoria sull’Udinese, l’altro, ben più importante, è quello segnato contro la Dinamo Kiev nella fase a gironi della Champions League. Senza il secondo gol oggi probabilmente staremmo parlando di altro.

Il miglior centrocampista mai sfornato dal calcio olandese, così lo definì un certo Marco van Basten, trascina i suoi: è lui che ribalta la situazione in un Inter-Siena di fine anno, è lui che segna al CSKA di Mosca il gol dello 0-1 al ritorno che significa semifinale. Non c’è azione che passi dai suoi piedi che non possa trasformarsi in oro. Sembra re Mida. Contro il Barcellona segna il gol dell’1-1 e serve l’assist a Milito per il 3-1 finale: Sneijder è uno spettacolo che gli interisti non vorrebbero mai veder finire. Come molti suoi connazionali del passato anche lui lascia il segno nella Milano calcistica. Ed è un segno indelebile, che nemmeno una tempesta potrà mai cancellare. L’apoteosi si raggiunge in finale di Champions quando serve a Milito l’assist del momentaneo 1-0. Con lui in campo è come se si sapesse già come andrà a finire: palla al 10 e poi tutti ad abbracciare il 9, il 22 oppure il 27. Sneijder chiude una stagione da assoluto protagonista e da Pallone d’Oro, che tuttavia non arriverà – e forse prima o poi, gli deì del calcio, dovranno spiegarci il perché.

Inter, gioie e dolori: l’addio di Wesley Sneijder ai colori nerazzurri

Il resto della sua carriera in nerazzurro è ampiamente in salita. Lui come tutta la squadra fatica a tornare sui propri livelli, e non è colpa solo di Benitez o di Gasperini. L’Inter scivola nel baratro e Sneijder da eroe passa a separato in casa. Un paio di tweet ritenuti non consoni vengono segnalati alla dirigenza, il rinnovo non si fa ed allora l’unica soluzione – per la società – è quella di arrivare allo scontro. E’ messo fuori rosa e verrà ceduto per appena 7.5 milioni al Galatasaray. Dopo anni, però, l’interista ha metabolizzato e capito quanto Sneijder è stato importante per la storia nerazzurra.

Bedankt, Wes.

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