1 Maggio 2020

Lo stop ai campionati e il danno alla Serie A. Il Romanista: “Ma quale miliardo di euro, la perdita è zero!”. Ma è così? Ecco lo studio

Il quotidiano analizza l'ammortizzazione della perdita media per le società

C’è una regola non scritta nel grande dibattito – a tutti i livelli – sul coronavirus, e questa regola si sintetizza così: tutti dicono tutto, tutti hanno le proprie tesi, le proprie soluzioni e anche il proprio pulpito da cui pronunciare le dette teorie. E nel dibattito sulla conta dei danni che la pandemia provocherà al sistema-calcio, ognuno ha i propri numeri, le proprie consulenze e le proprie proiezioni. Che oggi Il Romanista – il quotidiano dedicato appunto alla Roma – passa interamente in rassegna: La Gazzetta dello Sport, lo scorso 20 marzo, citava uno studio Deloitte che parlava di 1 miliardo di euro in fumo; la Repubblica parlava di 430 milioni; il Corriere della Sera sosteneva una perdita più alta, da 600-700 milioni; il Corriere dello Sport 800 milioni; Sky Sport 720 milioni; Il Messaggero 600 milioni; Il Secolo XIX 725 milioni. Morale: la Federcalcio, su richiesta di Gravina, per fare chiarezza, ha incaricato il proprio advisor (Openeconomics) di effettuare l’ennesima controanalisi, che avrebbe stimato una perdita da 800 milioni. Una cifra che, secondo Il Romanista, applicata alla Serie A equivarrebbe a zero euro.

Ora: Il Romanista, con questa tesi, ci ha aperto l’edizione di oggi del giornale, e – lo diciamo subito – non nega in nessun punto che esista una perdita, per il calcio italiano, da 800 milioni di euro. La lente d’ingrandimento viene posta, piuttosto, su come questo buco andrebbe a suddividersi sull’intero sistema: secondo il quotidiano, la spalmatura del danno farebbe sì che – nella sostanza – nessuna società di Serie A verrebbe sensibilmente danneggiata dallo stop ai campionati. Ma è veramente così? Seguiamone il ragionamento: secondo Il Romanista, degli 800 milioni di perdita, 300 erano già stati preventivati senza virus. Restano 500 milioni, di cui 150 rappresenterebbero il danno dei dilettanti. Dei 350 milioni rimanenti, il 65% rappresenterebbe il danno per la A (per la B il 5-10% e per la C il 25-30%). Ergo, il danno per la Serie A sarebbe di 226 milioni: mediamente 11 per squadra, ma, rapportando tale media alla differente ricchezza delle società, l’impatto risulterebbe tutto sommato sostenibile, questo anche considerando il taglio degli stipendi di giocatori e allenatori in alcune società. Il Romanista arriva finanche a calcolare che se tutti i club tagliassero i salari come fatto – sin qui – da Juventus e Roma, il risparmio sarebbe di 400 milioni a fronte di 226 milioni di perdite. La sintesi è che – in teoria – giocando d’abilità e di diplomazia, i presidenti, da un eventuale stop definitivo al campionato, ci potrebbero persino guadagnare.

Dopodiché, il quotidiano affronta anche la questione delle televisioni, altra fonte di dibattito in giorni in cui lo scontro dialettico tra le istituzioni sportive non ha risparmiato colpi, a scapito delle decisioni: i broadcaster televisivi dovrebbero staccare al calcio italiano l’ultimo assegno stagionale per la trasmissione delle partite, ma il detto pagamento – per ovvi motivi – è ancora in sospeso. Il Romanista, tuttavia, sembra avere pronta la soluzione: “Se Sky, DAZN e IMG (che ha i diritti esteri), proveranno a non pagare la rata finale di 220 milioni saranno denunciate per inadempienza e un giudice le costringerà a farlo, sempre che a chiudere in anticipo la stagione sarà stato il Governo e non la Lega”. Sarebbe questo – anzi, è – uno dei motivi per cui la Lega e la FIGC, come già detto a più riprese, aspettano Spadafora. E, se non sarà direttamente Spadafora, comunque Conte.

Ma torniamo al discorso della perdita da 800 milioni, che – mediante qualche magheggio aritmetico – per la Serie A risulterebbe essere pari a zero. Un’analisi, quella de Il Romanista, che appartiene al calderone delle tante proiezioni fatte da giornali, siti e televisioni in queste settimane. Il flusso è infinito, il discorso è già stato fatto. La parola magica è “infodemia”. L’analisi del quotidiano romano, tuttavia, parte dalla cifra di 800 milioni – che rappresenterebbe il danno per il sistema calcio preso complessivamente – per ridurla a zero solo ed esclusivamente in merito alla Serie A. E’ qui che si perde il collegamento che interessa al Governo: il quale, in teoria, nel prendere le sue decisioni sullo sport e sul calcio, le società le dovrebbe tutelare tutte. E lo scenario, oggi, è quello di un 30% di società dilettantistiche che rischiano il fallimento (con in tutto 12 mila società, 66 mila squadre e oltre 200 mila calciatori che rischiano la dispersione). La Lega Pro rischia l’ecatombe – non bastasse già quella di ogni anno – e persino la Serie B potrebbe avere problemi. Ecco perché – a prescindere che ci si riesca o meno – il calcio fa pressione sul Governo per poter ripartire. Nel frattempo Il Romanista spara a zero (letteralmente): e qualche osservatore particolarmente smaliziato potrebbe anche tirare fuori la storia secondo cui la Roma e i romanisti non vorrebbero mai assistere a un’eventuale vittoria dello Scudetto da parte della Lazio. Se fosse roba da dietrologi, teniamoci l’unico dato di fatto che rileva: che questa analisi, oggi, è conta quanto ogni altra componente del miliardo – questo sì – di studi, simili e dissimili, già pubblicati sul tema.

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