25 Settembre 2017

Tavecchio: “Il numero delle squadre di A va ridotto. Var? Grande mezzo di giustizia”

Le parole del presidente della Figc sui temi più caldi e attuali del calcio italiano
intervista tavecchio

Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “La politica nel pallone”. Tanti i temi trattati, a partire dalla possibilità di ridurre il numero dei partecipanti dei tre maggiori campionati italiani: “All’inizio del nuovo anno apriremo un tavolo e mi auguro che si possa arrivare a una soluzione ragionevole nell’arco di 3 0 4 anni. È inevitabile che i campionati professionistici vadano ridotti, e mi riferisco a Serie A, Serie B e, soprattutto, Serie C. Si potrebbe passare dalle attuali 102 squadre a una settantina e non è un problema che riguarda solo l’Italia ma anche il resto dell’Europa. Ridurre il numero di squadre consentirebbe dei risparmi importanti per le società, ma finché questa decisione spetta ai soggetti partecipanti sarà difficile portare a compimento la questione. I fatti sono questi: la volontà c’è, ma quelli della parte destra della classifica non andranno mai incontro a quelli della parte sinistra e per ridurre i campionati servono delle maggioranze qualificate”.

Sulla Nazionale: “Abbiamo due partite importanti per qualificarci ai play-off, contro Macedonia e Albania, che non dovrebbero darci tanti fastidi. Vedremo poi chi incontreremo ma abbiamo la fortuna di essere teste di serie, per cui giocheremo la prima partita in trasferta e la seconda in casa. Il ritorno si disputerà a Milano? Abbiamo giocato frequentemente al Sud e al Nord, non abbiamo ancora deciso. Ventura? Sono al suo fianco, lo seguo anche nelle sue peregrinazioni: sta incontrando squadre e dirigenti, ha fatto anche un lavoro diplomatico. Sta portando avanti dei giovani, stiamo ristrutturando il settore tecnico della Nazionale: ha perso una partita, non la guerra. Il progetto iniziato deve prescindere da altre valutazioni”.

Chiusura dedicata al Var: “È un grande mezzo di giustizia, sono state riformate almeno una decina di decisioni che hanno riportato nel giusto il provvedimento sportivo. Come in tutte le cose ci vuole una fase di ambientamento e il problema vero è quello della tempistica della trasmissione dei dati all’arbitro che richiede più tempo del previsto. Gli arbitri decidono in 20-30 secondi per cui bisogna ridurre il tempo che intercorre fra la decisione nello studio e quella sul campo, fermo restando che dietro la tecnologia ci sono sempre degli uomini e gli uomini non sono infallibili”.

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