1 Maggio 2015

Zenga, cuore Inter:”Quando parlai di scudetto a Palermo Mou fece i complimenti, Al Ain errore madornale”

Walter Zenga, bandiera e cuore nerazzurro, racconta e si racconta col cuore in mano, ospite del giornalista de ‘La Gazzetta dello Sport’ Paolo Condò per la trasmissione di Gazzetta tvCondò Confidential’, svelando i suoi rimpianti e le sue soddisfazioni. Queste le parole dell’Uomo Ragno:

SUL DERBY – “Il derby è qualcosa di indescrivibile. Chi non ha fatto quel tunnel, chi non esce da quel tunnel di San Siro e non ha mai giocato un derby non lo può capire. È un’emozione unica“.

UN RAGAZZO DI VIALE UNGHERIA – “Viale Ungheria rappresenta la mia essenza. Venire dal viale era quasi un marchio, voleva dire ‘oh tu hai le palle’. Ho imparato tutto da solo, non ho mai chiesto aiuto a nessuno e forse è stato un difetto. Ho avuto dei formatori come l’allenatore della Macallese, Radaelli, che mi ha dato la disciplina. Adesso vedi scendere i giocatori dal pullman con le cuffie che sembrano dei cocomeri, ma quel momento lì per un allenatore è particolare. Si arriva, si pensa se è stato fatto tutto bene. Io ovviamente non mi metto le cuffie, io ai miei giocatori chiedevo cosa pensassero di me se sarei sceso dal pullman con quelle cuffie”.

IL RIMPIANTO MAGGIORE – “Quando allenavo il Gaziantepspor e andammo a Istanbul feci la foto vicino alla porta dove il Liverpool fece i tre goal al Milan in finale di Champions da tifoso dell’Inter. Sono goliardie che fanno parte della nostra esistenza. Nel dicembre (2006,ndr) quando ero ancora allenatore del Gaziantepspor andai a Dubai per vacanza. Dopo la sosta di Natale mi chiama l’Al-Ain chiedendomi di firmare per un anno e mezzo. Quello è stato un errore madornale, perché si può lasciare una squadra a fine anno ma a metà anno no. Di questa cosa mi vergogno profondamente, questo è stato uno di quegli errori madornali che mi ha ritardato quella che poteva essere una carriera di allenatore di un certo livello. Queste cose le paghi, non si può essere sempre attaccato ai soldi. Quando ho cercato di seguire i soldi l’ho sempre presa in quel posto, invece quando ho lavorato con passione non seguendo il dio denaro i soldi son sempre venuti. Una cosa come quella che ho fatto io al Gaziantepspor è una cosa che si ritorce contro automaticamente, infatti sei mesi dopo chiuso il contratto con l’Al-Ain mi hanno mandato a casa. Giusto così… . Ecco perché ho detto che l’Inter l’allenerò in un’altra vita. Proprio per questo motivo, quando c’era stato che l’Inter mi aveva cercato io ero sotto contratto“.

SULLA PANCHINA DEL PALERMO – “Quell’esperienza la chiamo l’esperienza di Maurizio Zamparini, non quella di Palermo. Quando fui allontanato, avevamo gli stessi punti dell’anno precedente. Ma mi piacque moltissimo, parlai di scudetto riferendomi però alla permanenza del club in Europa in pianta stabile. Ma quel discorso lo capirono in pochi, tra cui José Mourinho che mi chiamò dicendomi: ?Conferenza top?. Volevo alzare l’asticella rispetto a Catania, dove arrivai all’obiettivo prefissato dopodiché persi sei gare su sette. Quando raggiungi l’obiettivo, finisci la benzina”.

VITA DA CALCIATORE – “Quei cinque anni di camera con Beppe Bergomi lui se li ricorderà per sempre. Io nella mia vita ho fatto il calciatore ma avevo un’ideologia. Al venerdì si chiudeva, sono stato fortunato perché se alla mia epoca ci fosse stato Twitter, Facebook, probabilmente qualche altra cosa in più l’avrei avuta. Io adesso quando entro nello spogliatoio ai miei giocatori non chiedo il numero, faccio vedere i miei profili Twitter, Facebook e Instagram così ci sentiamo direttamente lì, tanto ormai li hanno tutti. Bisogna entrare dentro di loro e capire come funziona”.

SUI MONDIALI ’90 – “Al Mondiale del 1990 c’era De Napoli che portava sempre la musica e sentivamo sempre lo stesso cd. Eravamo molto amici io,Vialli, Mancini, quella nazionale aveva giocatori che rappresentavano i loro club. Caniggia? Non l’ho più rivisto. Con quel goal ho un rapporto come con le cose storiche che sono sbagliate. È vero che fu un errore ma il Mondiale non è stato perso a causa mia. Non diciamo cazzate, abbiamo pareggiato una partita di semifinale per colpa mia, poi dopo c’erano i supplementari e i calci di rigore, e poi l’eventuale finale”.

SULL’ADDIO ALLA NAZIONALE – “Mi comunicano che Sacchi non mi ha convocato. Io mi allenavo sempre con queste tute stile ‘Uomo Ragno’, esco dallo spogliatoio e i giornalisti mi chiesero come avessi preso la cosa. Io iniziai a canticchiare ‘Hanno ucciso l’uomo ragno’ aggiungendo i nomi di Sacchi, Matarrese e Carmignani. Proprio per questo adesso, ogni volta che devo dire a un mio giocatore che non va bene voglio dirglielo io”.

COSA HA RICEVUTO DAL CALCIO E DALL’INTER – “Per me le società non devono essere il cimitero dei vecchi campioni. A me l’Inter ha dato fama, notorietà, soldi, mi ha dato la possibilitá di far si che il mio talento fosse sfruttato nella maniera giusta… Il calcio continuerà a darmi tanto perché io sono grato del fatto che ogni giorno posso pensare di poter migliorare. Il calcio mi ha dato la possibilitá di poter diventare uomo. Sono felice così…”.

LEGGI ANCHE – MANCINI: “ICARDI ALL’INIZIO NON MI PIACEVA”

LEGGI ANCHE – L’ARSENAL SCARICA PODOLSKI