17 Agosto 2019

Zanetti tra calcio e famiglia: “Il derby del 2003 la sconfitta più cocente, ma da lì nacquero i nostri successi”

La leggenda nerazzurra ed attuale vicepresidente del club si racconta a Famiglia Cristiana

Un viaggio nel mondo di Javier Zanetti, a forti tinte nerazzurre. Intervistato da Famiglia Cristiana il vicepresidente dell’Inter e leggenda della storia interista si racconta tra famiglia, vita privata e calcio, soffermandosi sugli insegnamenti che ha ricevuto durante la sua lunghissima carriera piena di trionfi. Ecco alcuni estratti dell’intervista.

“Premetto che vincere è sempre bello e una persona (che sia un atleta, un manager, uno studente) deve sempre dare il massimo per raggiungere questo obiettivo. Ovviamente non sempre è possibile vincere. Ma è possibile prendere i lati positivi delle sconfitte e cercare di non commettere gli stessi errori in futuro – esordisce Pupi –. La vittoria più bella? Sarebbe scontato rispondere la finale di Champions League a Madrid nel 2010, un’emozione indescrivibile, una serata che ho sognato sin da bambino. Però ci sono state anche alcune vittorie minori che mi hanno dato grande gioia, perché venivano dopo periodi calcisticamente difficili o dopo qualche sconfitta. Posso dire di non essermi fatto mancare nulla, avendo vissuto cocenti sconfitte e ottenuto storiche vittorie”. Una in particolare: “La più dolorosa è stata la semifinale di Champions League contro il Milan nel 2003, ma ci ha aiutato a costruire le vittorie arrivate dopo”.

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Zanetti quindi ripercorre gli insegnamenti ricevuti dal calcio: “Dal punto di vista calcistico ho avuto la fortuna di incontrare grandi campioni, compagni di squadra e avversari, e da ognuno di loro ho cercato di prendere il meglio. Il compagno di squadra dal quale ho assorbito di più è Beppe Bergomi, che mi ha trasmesso sin da subito il Dna dell’Inter. Senza dimenticare Giacinto Facchetti, con il quale non ho giocato, una figura importante”.

Quindi ci si sofferma sul passaggio da calciatore a manager: “Non è stato facile abbandonare il campo da gioco, ma dal momento che la società mi ha dato questa possibilità non ci ho pensato due volte e ho iniziato subito a ‘studiare e studiare’ per poter essere all’altezza del ruolo assegnatomi, perché essere stato un buon calciatore non significa che sia scontato essere anche un buon dirigente. Tutto questo per farmi trovare preparato su qualsiasi argomento che verrà discusso. Ogni volta mi torna in mente la frase che mi ripeteva mia mamma: ‘Javier, hai fatto i compiti? Hai studiato per l’interrogazione?'”.

La chiosa inevitabile è sulla nuova stagione ormai alle porte: “La Juventus vince da otto anni. Hanno dimostrato di essere più forti e questo significa che hanno lavorato bene, perché non è mai semplice vincere per tutti questi anni. Mi aspetto un Campionato più competitivo, molte squadre si sono rinforzate aggiungendo qualche tassello senza privarsi dei giocatori più importanti, mentre altri club hanno deciso di cambiare molto. Come sempre ci sarà da divertirsi, sperando in un finale differente”.

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