20 Settembre 2019

Zenga: “Allenare l’Inter? I sogni non costano nulla. Non ho capito perché hanno tolto l’inno. Vi svelo il mio derby del cuore”

Seconda parte dell'intervista rilasciata dall'ex portiere nerazzurro

Nella seconda parte delle parole rilasciate nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, in un passaggio sul dna nerazzurro che sembra stia cambiando, Walter Zenga ha utilizzato un tono leggermente polemico. L’ex estremo difensore interista non ha gradito particolarmente la scelta di togliere l’inno ‘Pazza Inter’, una canzone che ad inizio partita lo emozionava parecchio. Eppure, nel suo cassetto rimane ancora un grande sogno, quello di allenare un giorno la sua squadra del cuore. Intanto, riviviamo la seconda parte della sua intervista in preparazione al derby contro il Milan:

Lei come la viveva, la vigilia del derby?
“Ricordo l’avvicinamento alla partita gomito a gomito con i milanisti. C’era il ritrovo di via Veniero prima del ritiro, due bar diversi, uno per l’Inter e uno per il Milan. Così capitava che prima di andare alla Pinetina in edicola ti trovavi con un giocatore avversario. E poi il riscaldamento davanti allo spogliatoio, mica dentro il campo come adesso: Berti tirava pallonate a destra e sinistra, chi lo dimentica”.

I suoi derby del cuore.
“Il mio primo, 1983, vinto 2-0: segnò Hansi Muller. E poi l’1-0 di Minaudo. Ma quello a cui tengo di più è quello del 1988: il mercoledì avevamo perso col Bayern 3-1 in casa, in Coppa Uefa. La domenica battemmo il Milan, 1-0 gol di Serena: che grande reazione, che grande squadra”.

Ora però San Siro lo demoliscono…
“C’è il cuore e la ragione, non riesco a scegliere. C’è il sentimento per un luogo che vuol dire passione. Ma poi quando il giri il mondo ti accorgi che si va avanti, che si deve andare avanti: ho visto coi miei occhi lo stadio del Manchester City, del Tottenham, del Besiktas, incredibili”.

Qualcuno dice: l’Inter sta cambiando il suo dna. È d’accordo?
“Qui se c’è qualcuno che può parlare di dna nerazzurro sono io eh… Non so perché sia stato tolto l’inno Pazza Inter, non l’ho capito onestamente, però sicuro ci sarà stato un motivo condivisibile che non conosco. A me però la canzone piaceva, devo essere sincero: direi che emozionava”. 

Da fuori: ha capito cosa è accaduto con Icardi?
“Non entro nel merito. Ma la società ha sposato una linea che va oltre la questione tecnica – anche perché altrimenti non si sarebbe rinunciato a un attaccante da oltre 20 gol a stagione – ed è riuscita a portarla a termine a ogni costo. E’ stato così non solo per Mauro, ma anche con Nainggolan e Perisic. E tutto sommato un po’ più di tranquillità social non fa male all’Inter”.

C’è ancora quell’1% in fondo al cuore di allenare un giorno l’Inter?
“I sogni non costano niente nella vita, no? Credo di aver dimostrato molto nella mia carriera: ho fatto bene con Stella Rossa e Steaua Bucarest, negli Emirati Arabi, al Wolverhampton ancora mi invitano e mi acclamano nonostante sia stato lì solo pochi mesi, alla Sampdoria sono stato esonerato quando ero al nono posto in classifica solo perché in quel momento c’era libero Montella, peccato che poi la Samp ha rischiato la Serie B. Chapeau a Giampaolo, che pur di ripartire è sceso anche in Serie C. Di me non so perché si ricordano solo gli esoneri. Ma mi chiamo Zenga”.

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