23 Novembre 2011

Pazzini: “Ho sempre più fame. Moratti non un presidente qualunque”

E’ un Giampaolo Pazzini che rivela molti lati di sè, dalle origini della sua carriera, all’esperienza nerazzurra fino ad arrivare ai suoi interessi. Lo fa dalla pagine del Guerin Sportivo in una lunga intervista.

UN PASSATO DA CENTROCAMPISTA. A sorpresa l’attaccante dell’Inter svela che alle origini della sua carriera non era attaccante: “Nel Margine Coperta, la squadra dove ho iniziato a giocare, venivo impiegato anche a centrocampo, poi sono diventato attaccante nell’Atalanta verso i 15-16 anni. Il rapporto col gol’ E’ un istinto, il desiderio totale di mettere la palla nella rete ches i trasforma in  desiderio fisico. Prima cercavo la rete, ma non come adesso dove il gol viene prima di tutto e anche se non gioco bene ma segno sono felice. Prima mi parlavano troppo di prestazione e di rendimento, e che il gol sarebbe stato la conseguenza di ciò”.

SVOLTA.Quando gli si chiede quale sia stata la svolta della sua carriera, Pazzini dimostra di avere le idee ben chiare: “E’ stato il trasferimento a Genova, alla Sampdoria,  venivo da mesi di sofferenze a Firenza dove mi sentivo ai margini del progetto.  L’ambiente che ho trovato mi ha ricoperto di attenzioni, dai compagni, Cassano in primis, al mister Mazzarri che mi ha dato fiducia. Nel giro di una settimana ho trovato le certezze che mi erano mancate tanto da segnare 11 gol a fronte di un solo gol segnato con la Fiorentina”.

ALLENATORE. Come tutti i calciatori, anche il Pazzo ha il suo allenatore preferito che lo ha lanciato nel grande calcio, Andrea Mandorlini: “Con coraggio mi mise al centro dell’attacco dell’Atalanta a soli 19 anni”.

ESEMPI. Il calcio raccoglie in sè vari modelli, protagonisti dalle caratteristiche diverse, giocatori bandiere dei propri club e professionisti che guardano alle migliori occasioni. Esempi significativi di questi due modi di intendere il calcio, Ibrahimovic e Javier Zanetti: “Non conosco Ibra,  Zanetti è un esempio per tutti ma ha anche avuto la fortuna di trovarsi in una grande squadra come l’Inter. Se si parte dal basso e volendo essere ambiziosi è naturale che si debba cambiare squadra per risalire”

L’INTER E IL DEBUTTO. Giampaolo è partito dal basso ed è finalmente arrivato in una delle squadre al top del calcio europeo: “Ormai questa maglia comincio a sentirla sulla pelle, ti rendi conto di essere in una grande squadra e di lottare per traguardi importanti. Arrivato a Milano, mi è  subito cresciuta la voglia di vincere, una fame mai avuta sin lì”. A conferma lo splendido debutto con doppietta contro il Palermo: “Stavo bene e avevo la convinzione di vincere. Avendo nella squadra campioni che hanno conquistato tutto, acquisisci in fretta sicurezza e autostima. Questa è l’Inter”.

COMPAGNI. Durante gli allenamenti ha avuto modo di apprezzare le qualità dei suoi compagni: “Sono rimasto impressionato da tantissime cose, dalla serietà di Zanetti, che a 38 anni sembra un ragazzo della Primavera.,alle giocate che può fare Sneijder, al calcio di Stankovic fino agli allunghi di Maicon. Troppe cose”.

IDOLO. Una battuta anche sul suo idolo da ragazzino: “Mi identificavo in Del Piero, impazzivo per i suoi gol, pur non essendo juventino”.

GOL E PRODEZZE. Di gol ne ha fatti tanti, ma quali sono i più belli e i più significativi? “Il più bello quello al Werder Brema con la Sampdoria, i più importanti i tre siglati con l’Under 21 a Wembley. Ho ancora il pallone a casa mia a Montecatini, insieme a una quasi Coppa Italia e al 20% di scudetto che ho fatto vincere all’Inter”. In quell’occasione sulla panchina della Roma, c’era il suo attuale mister all’Inter, Claudio Ranieri: “Quella sera non mi ha detto nulla nello spogliatoio. Tra noi c’è grande stima e lo ringrazio per avermi preso dal primo giorno in grande considerazione”.

GASPERINI. Tra gli allenatori da ricordare non figura sicuramente il suo precedente mister, con cui ci sono state parecchie incomprensioni che lo hanno portato spesso in panchina: “Lasciamo stare, non ero contento, però rispetto le scelte di un tecnico. Quando poi Moratti lo richiamò dissi cavolo! Moratti non è un presidente qualunque, ha avuto tantissimi cannonieri. Ero felice e sorpreso, emozionato e stupito”.

DIFENSORI. Finora ha dovuto affrontare parecchi difensori ma qualcuno in particolare gli ha dato filo da torcere: “Samuel e Materazzi con i quali c’erano battaglie, ora direi Thiago Silva, ha capacità fisiche e tecniche”.

OBIETTIVI. Ci sono vari obiettivi da poter raggiungere, ma l’attaccante non ha preferenze: “Qualunque cosa, purché vinca. L’anno scorso, quando con Leonardo rimontammo fino a tornare sotto in campionato, non nascondo che allo scudetto ci tenevo e speravo. L’Europa è fantastica, le notti di coppa sono affascinanti. E poi segno quasi sempre, bello così. Spero infine di arrivare all’Europeo, anche per riscattare un Mondiale sfortunato”.