14 Aprile 2020

Berti infiamma: “La Juve sta simpatica solo agli juventini!”. Poi racconta il retroscena sull’incontro con Conte

L'ex calciatore nerazzurro, che compie gli anni oggi, si è concesso in un'intervista

Nel giorno del suo 53simo compleanno, Nicola Berti – uno dei giocatori dell’Inter più amati in assoluto – si è raccontato all’interno di un’intervista rilasciata a Repubblica. Ecco le sue parole, tra gli aneddoti della sua squadra e le ormai consuete frecciatine alle rivali storiche.

Nicola Berti sull’Inter attuale e di allora

Conte –Con Antonio ci siamo visti. Un anno e mezzo fa, quando Spalletti già traballava sulla panchina dell’Inter, ci incontrammo in un resort in Puglia. Gli dissi: dai che ti porto alla Pinetina! Lui si mise a ridere. Sta costruendo una squadra solida e vincente, a sua immagine e somiglianza. Da tifoso, ne sono davvero contento”.

Somiglianze con Inter di Trapattoni – “Paragonare le squadre di oggi a quelle di vent’anni fa non ha senso. È cambiato tutto, tranne lo spirito. Il merito è dei due allenatori. In questa squadra mi riconosco in Nicolò Barella. Rispetto a me è più basso e più tecnico. Io fisicamente ero dirompente, ma lo spirito è quello. Della rosa attuale è il mio preferito. Abbiamo anche le stesse cifre sulla camicia, NB. Ci siamo conosciuti, è un tipo sveglio”.

Rivali – “La Juve in Italia non è mai stata simpatica a nessuno, tranne che agli juventini. Ma il Milan contro cui giocavo io era così forte che non potevi non sentire la contrapposizione. Il Milan di Sacchi era una squadra di giganti. Anche solo a vederli apparivano arroganti, facevano paura. Prima dei derby facevamo riscaldamento in una piccola palestra all’interno dello stadio, tutti insieme. Appena uno di loro si girava non resistevo, partiva la pallonata. Ho detto ‘Meglio sconfitti che milanisti’ in un’intervista dopo un derby di Coppa Italia. Lo direi altre cento volte! Lo sfottò ci sta sempre, è sano, è il calcio. Un gusto che oggi si è un po’ perso. Sono un interista della vecchia scuola, sono cresciuto con i tifosi. Li vedevo a bordo campo alla Pinetina, durante gli allenamenti. Li incontravo al ristorante ad Appiano Gentile. Facevo il giro degli Inter Club e lo faccio ancora. L’Inter di Berti era quella di Peppino Prisco, e sapete tutti cosa pensava del Milan”.

Ex compagni – “Non abbiamo nessuna chat Whatsapp, ci chiamiamo alla vecchia maniera. Aldo Serena è un fratello. Poi Zenga, Ferri, Bergomi. Con i tedeschi ci si prova. Klinsmann è poliglotta, parla un italiano perfetto, ma è l’unico. Con Matthäus e Brehme ci si intende in qualche modo, come facevamo quando si giocava insieme. Il Trap è difficile sentirlo. L’ho visto al teatro alla Scala per la festa dei 50 anni dell’azienda del presidente Pellegrini. Scherzando, ho detto alla moglie: ‘Dai che è vecchio, tienilo a casa, fallo riposare!’. Ma è impossibile, il Trap non si riposa mai. Lo so io, figuriamoci se non lo sa la moglie”.

Tifosi – “Ricorderò per sempre quando i tifosi mi cantavano il coro ‘Nicola Berti facci un gol”‘. A pensarci mi vengono ancora i brividi. Se chiudo gli occhi quel coro lo sento ancora, come l’odore del prato di San Siro. Quando quel coro, il mio coro, è stato rivolto a Diego Milito nell’anno del Triplete, ho capito davvero quanto mi avevano amato i tifosi. Mi incitavano come fossi un centravanti, anche se ero un centrocampista. Al Milan, per dire, facci un gol lo cantavano a Van Basten“.

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