17 Novembre 2014

EDITORIALE – Un derby per ricominciare

 

Manca poco e, finalmente, l’Inter tornerà in campo. Sarà una squadra diversa, giocoforza, dopo tutti gli ultimi accadimenti.

Ancora non si sa con quale modulo Mancini la metterà in campo (probabilmente, però, un 4-3-1-2): quel che è certo è che le idee di gioco del mister jesino e di Walter Mazzarri, onestamente, sono agli antipodi. E dunque basta questo cambio al timone per consegnare la certezza a tutti i tifosi che la Beneamata che giocherà il derby sarà una compagine lontana parente, perlomeno tatticamente, di quella vista in questo avvio di stagione.

Il test che arriva per saggiare il ritorno del Mancio sulla panchina nerazzurra è di quelli tosti perché il derby non è mai una partita semplice. In più, per il nuovo/vecchio mister, la situazione della rosa non è eccellente perché, oltre al compito di riportare in alto i nerazzurri, l’ex Lazio eredita da Mazzarri anche l’immensa lista di indisponibili, tra infortunati e squalificati. Proprio tra questi ultimi c’è Gary Medel che, per via del rosso infausto rimediato col Verona, si gusterà la sua prima stracittadina meneghina solo dalla tribuna (il mastino di centrocampo dei rossoneri, de Jong, è invece dato in ripresa e potrebbe sorprendentemente farcela). Un duro colpo per la garra della compagine ma non è detto che l’assenza del Pitbull, da un punto di vista squisitamente tecnico, non sia colmabile in modo soddisfacente, tenendo anche presente che Mancini raramente ha giocato con incontristi puri, prediligendo di solito uomini che sapessero abbinare alla quantità anche notevoli doti tecniche.

Quel che, comunque andrà, va tenuto a mente è che il derby sarà molto poco indicativo per quanti volessero misurare un eventuale “effetto Mancio“: trattasi di gara a sé stante, dove entrano in gioco tantissime altre componenti rispetto a tattica, modulo o istruzioni dei mister. La stracittadina è, spesso, una gara che si vince con nervi, cuore e polmoni. Certo, se il cervello è acceso aiuta, ma a volte nemmeno l’intelligenza può spiegare l’andamento di queste stranissime gare all’ombra della Madonnina.

Fondamentale sarà anche la risposta dei tifosi: allontanato Mazzarri e rientrato Mancini non sarà tollerabile un tifo passivo e critico. Quando dall’altra parte del campo c’è il Milan si può solo sostenere la squadra. Per studiarla, squadrarla e, magari, criticarla c’è tutto il tempo del mondo appena l’arbitro ne fischia la fine. Considerando anche che l’Inter giocherà fuori casa, i cuori nerazzurri non potranno esimersi dal palpitare per i loro undici beniamini per 90 minuti.

Perché è giusto far capire ai giocatori che, al netto della disaffezione, si conta ancora su di loro. Perché è giusto dare un bentornato a Mancini. Perché il Milan va battuto, sempre e comunque.