16 Settembre 2013

EDITORIALE – Inter-Juventus, un pareggio impari

Di Aldo Macchi.

Grande attesa per la partita di sabato con un San Siro da tutto esaurito che ha mostrato due squadre pronte ad affrontarsi a viso aperto, senza mai volersi troppo accontentare del risultato o del metro concesso all’avversario. Tanta corsa in uno scontro tra moduli simili nella linea teorica ma molto diversi nella stesura pratica da parte dei due allenatori. Perchè se è vero che alla fine il risultato di parità può sembrare un aver di gran lunga colmato il gap tra le due squadre, la realtà del gioco dell’Inter mostra come di strada da fare per poter avere lo spirito da vincente è ancora tanta.

L’AVVERSARIO – La partita infatti è stata studiata da Mazzarri in funzione dell’avversario, dunque i parametri da considerare per una lettura oggettiva della gara sono diversi, a cominciare dall’atteggiamento. L’Inter infatti ha messo in campo una squadra che potesse prima di tutto limitare il gioco degli avversari, per poi ripartire e colpire con le frecce del proprio arcere. Non una squadra che imposti il gioco, ma che lo faccia in relazione al recupero del pallone dai piedi dell’avversario. La Juventus infatti ha in protagonisti e amalgama un mix davvero da grande squadra, mentre i nerazzurri sono all’inizio di quel percorso che sta già dimostrando i suoi frutti, ma che non deve essere frainteso con l’obiettivo raggiunti.

IDENTITA’ – La fortuna delle squadre di Mazzarri è sempre stata legata alla mancanza di veri e propri infortuni e quindi alla possibilità di poter contare su una formazione di titolari ben stabilita e continua, elemento che nell’Inter degli ultimi anni è a lungo mancato. In questo la Juventus è ancora lontana dal gruppo nerazzurro, grazie alla possibilità di poter tenere in panchina campioni del calibro di Llorente, e di ritenere Pogba il vice Marchisio assente per infortunio. Che poi Conte si ostini a schierare i suoi uomini a prescindere dal loro stato di forma è una cosa che sabato ha giocato a nostro favore, trovando in Vucinic una pedina di facile gestione. L’Inter cresce ma non può ancora prescindere da alcuni soggetti che venendo a mancare porterebbero a grandi lacune nel gioco di Mazzarri, come per esempio il finalmente convincente Alvarez. Ma questo discorso trova conferma nell’assenza di un vero sostituto di Jonathan che goda della fiducia di Mazzarri, quando il brasiliano non dimostra la grinta che quest’anno ha messo in campo nelle prime uscite.

TRANQUILLITA’ – Per questo motivo, il pareggio di sabato contro la Juventus deve essere per l’ambiente interista un buon risultato dal punto di vista della capacità di non farsi schiacciare davanti a un avversario più forte e organizzato. Perchè a oggi questa è la Juventus, una squadra rodata e campione in carica. Solo il corso del campionato potrà mostrare il cammino dei nerazzurri che troppe volte sono stati etichettati come rinati, salvo poi crollare con lo stesso fragore. Ragionare partita dopo partita sembra quindi essere la formula giusta per poter recuperare la tranquillità e serenità che si potrebbe rivelare il vero top player del gruppo. Solo così si potrà inserire il grande nome che possa dare il definitivo salto di qualità. Perchè i top player devono essere coloro che mettono la ciliegina su una torta già pronta, altrimenti il rischio è quello di vedere la ciliegina sprofondare nell’impasto ancora crudo.

La strada è quella giusta, come detto, il pareggio è stata il degno risultato di una squadra che lotta fino alla fine ma che ha bisogno del supporto dell’ambiente intorno a sè per potersi esprimere al meglio e che soprattutto vuole essere lasciato tranquillo di fare ciò che il suo allenatore predica da mesi: “Lavorare”. Lo scudetto? Meglio lasciarlo cucito sulla pelle di chi si dice già vincente, così sarà più dolce stupirli stupendoci se questa crescita portasse i suoi frutti già da questa stagione.