15 Gennaio 2015

FOCUS – Da Mazzarri a Mancini: quando è l’allenatore a fare la differenza

Da Mazzarri a Mancini e la svolta di Inter-Genoa

?Il lavoro dell’allenatore è quello di vendere il suo prodotto, il suo stile, convincendo i giocatori a comprare ciò che lui vende, la sua mentalità, le sue indicazioni.? Con queste parole Dan Peterson, celebre allenatore di basket, ha spiegato cosa significa  per lui “allenare”, cosa significa essere alla guida di un gruppo che deve riconoscerti come leader indiscusso.

Nella storia nerazzurra il ruolo dell’allenatore è sempre stato centrale: all’Inter chi siede sulla panchina non deve semplicemente allenare, ma deve allo stesso tempo essere direttore sportivo, uomo mercato, e spesso anche addetto alla comunicazione. Deve avere un carattere forte, deve essere carismatico, una sorta di capopolo, qualcuno in cui la tifoseria possa riconoscersi al cento per cento. Tutti gli allenatori più vincenti della storia interista lo sono stati: partendo da Herrera, passando per Trapattoni, fino ad arrivare a Mancini e Mourinho. Il fatto che Walter Mazzarri non fosse in linea con l’identikit del perfetto allenatore nerazzurro era chiaro a tutti fin dall’inizio: la storia tra il tecnico toscano e l’Inter si è interrotta dopo quel pareggio contro il Verona. Nico Lopez verrà probabilmente ricordato dal buon Walter come il sicario perfetto, come quel maggiordomo che in ogni film giallo si rivela essere il colpevole che non ti saresti mai aspettato.

La storia recente della Beneamata è cambiata quando sulla panchina nerazzurra è tornato a sedersi Roberto Mancini. Nell’ambiente interista è tornato l’entusiasmo e soprattutto è tornata a respirarsi quella mentalità vincente che ormai sembrava esser un lontano ricordo. Il primo tempo contro il Genoa di Gasperini può considerarsi il manifesto del passaggio di consegne da Mazzarri a Mancini. In quei primi 45′ di gioco abbiamo assistito ad una immaginaria (ma netta) linea di demarcazione con il passato; è come se nel libro della storia nerazzurra si fosse bruscamente voltata pagina, iniziando un nuovo e più entusiasmante capitolo. Per comprendere quanto un allenatore possa fare la differenza nei risultati e nelle prestazioni di una compagine, basti pensare ad un dato: l’undici di partenza nerazzurro contro il Genoa era costituito per 10/11 da calciatori che erano a disposizione dello stesso Walter Mazzarri. Partendo dal presupposto che il solo Podolski non può giustificare un cambio così netto nel gioco espresso e nella nuova filosofia della squadra, la vera differenza per ora l’ha fatta Roberto Mancini.

 Massimiliano Bellarte diceva che “una squadra è il riflesso del proprio allenatore: se lui l’allenerà amandola da impazzire, questa impazzirà per lui.” Di certo la figura dell’allenatore è fondamentale, è il primo mattone sul quale tornare a costruire. Ogni squadra è ad immagine e somiglianza del proprio allenatore e dunque puntare su un tecnico come Mancini è stata forse la migliore decisione presa finora da Erick Thohir. Il Mancio è il nostro Top-Player ed è la massima garanzia della ritrovata competitività della nuova Inter. Finalmente si torna a guardare al futuro con ottimismo, e non è una conquista di poco conto per chi si stava abituando ad annate di “raccolte dati”…

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