10 Ottobre 2013

FOCUS – Icardi, una storia già scritta?

di Gianluigi Valente

Il futuro dell’Inter è nelle sue straordinarie doti di attaccante“: usa queste parole Javier Zanetti per esprimere un sintetico giudizio su quella che sarà la carriera di Mauro Icardi negli anni a venire. E pesano, non solo perché a dirle è l’uomo simbolo delle ultime diciotto stagioni di nerazzurro, ma soprattutto perché a soli venti anni è difficilissimo addossarsi una responsabilità così grande. Ma ora quel futuro che sembrava così lontano potrebbe essere molto vicino, quasi dietro l’angolo. Fino a che si rimane in disparte e si occupa un piccolo spazio nel mondo o sul campo, tra l’altro con le spalle coperte, è difficile sentirsi protagonisti e immaginare di poterlo diventare in un batter di ciglia; ma bastano due o tre infortuni, che il destino ha voluto contemporaneamente, per arrivare in fondo alla strada e svoltare.

IL DESTINO – Se, infatti, Milito non avesse patito uno stiramento durante l’allenamento di ieri e soprattutto se la caviglia di Alvarez non avesse subito una torsione irregolare durante il match contro la Roma, Icardi sarebbe lontano dal vedere il suo nome nell’undici titolare scelto da Mazzarri. Un po’ perché il tecnico toscano, dopo aver consultato le statistiche dello scorso anno relative alla difesa nerazzurra, ha compreso che è bene sì provare a segnare un gol in più dell’avversario, ma potrebbe essere interessante anche puntare a subirne uno in meno; un po’ perché effettivamente dietro al sempre straordinario Rodrigo Palacio (che comunque, da umano qual è, avrà pur bisogno di un po’ di riposo) c’è un trequartista di cui San Siro si sta innamorando e che risponde al nome del già citato Ricardo Gabriel Alvarez. E’ a grandi linee la stessa sorte che al giovane bomber nerazzurro tocca con la Nazionale albiceleste, una squadra piena zeppa di pezzi da novanta in cui è quasi impossibile trovar posto. Quasi, avete letto bene: perché l’infortunio di Messi, e quindi la sua assenza per la gara dell’Argentina, ha spinto il ct Sabella a convocare il nerazzurro per la prima volta in carriera. Icardi, dunque, indosserà la maglia della sua Nazionale proprio grazie al calciatore più forte del pianeta. E non è questa la prima volta che le loro vite si intrecciano.

LA STORIA – Fin dai loro primi vagiti, Messi e Icardi hanno respirato la stessa aria: Rosario è la città dell’Argentina in cui i due sono nati a circa duemila giorni l’uno dall’altro e in cui sono cresciuti calcisticamente. Ma il loro futuro è molto lontano da lì, oltre l’oceano. Maurito arriva in Europa nel 2002, quando la sua famiglia si trasferisce nel porto franco di Las Palmas (Isole Canarie) per sfuggire alla crisi economica che dilania il loro paese d’origine; qui il giovane Icardi viene tesserato nelle giovanili dell’Union Deportiva Vecindario, con cui si mette in mostra segnando la bellezza di quasi 400 reti in 6 anni. E nel 2008, quando Messi si appresta a iniziare la sua prima trionfale stagione con il Barcellona, è proprio la Pulce a fare da intermediario per il passaggio del suo conterraneo alla società blaugrana: la leggenda, mai smentita ma sempre confermata da Icardi, vuole che siano stati alcuni messaggi telefonici del pluri-pallone d’oro a convincere l’allora attaccante quindicenne a lasciare le Canarie e a trasferirsi  nella Ciudad Condal.

CARATTERISTICHE – Per tre anni Icardi gioca con la casacca delle giovanili del Barcellona: segna 38 gol, meritando le attenzioni della Sampdoria, che prima lo chiede in prestito e poi lo riscatta per 400.000 euro. E’ l’inizio del presente che tutti conosciamo, con la promozione in Serie A, il gol nel derby, la doppietta allo Juventus Stadium, la quaterna al Pescara e il passaggio all’Inter. In questo breve lasso di tempo sono emerse, palesi, le sue caratteristiche tecniche: i suoi 181 centimetri di altezza per i 75 chilogrammi di peso garantiscono a Icardi la fama di ottimo saltatore (in questo ricorda vagamente un altro ex nerazzurro, Hernan Crespo) e anche una buona velocità; i fatti confermano in toto. Non servono dati, invece, per sancire il fiuto del gol del giocatore: un vero rapinatore d’aria, uno di quelli che, a dispetto dell’età, sposta già l’attenzione delle difese avversarie su di sé. Non è un caso, infatti, se nelle cinque gare in cui è subentrato dalla panchina l’Inter ha segnato tutte le sei reti (due i suoi gol) dopo il suo ingresso in campo.

GUSCIO DA ROMPERE – Ma al di là di qualche interessante prestazione e delle tante belle parole spese per il giovane attaccante argentino, il difficile viene proprio ora, quando cioè Icardi dovrà essere decisivo nell’arco dei 90 minuti: il numero 9 nerazzurro, per i motivi che abbiamo descritto prima, si troverà infatti a scendere in campo da titolare nelle prossime due o tre partite (sempre che Mazzarri non opti per Belfodil). Pensando a lui ci viene in mente l’immagine di un guscio che ancora non si è rotto del tutto, ma che si è solo leggermente crepato: Icardi, in questo momento, è il pulcino che deve uscire da quel guscio. Per questo l’ex tecnico del Napoli lo schiererà in un tandem offensivo che lo vedrà prima punta con Palacio alle spalle; ed è probabile che questo sia un accorgimento tattico che farà bene ad entrambi. El Trenza, infatti, nasce seconda punta, nonostante l’attitudine ad adattarsi a giocare in ogni zona del campo; O canito, questo il soprannome di Maurito, è invece perfetto per fare da terminale offensivo e le giocate del suo collega di reparto dovrebbero liberargli molto spazio, soprattutto se funzioneranno gli esterni. In definitiva, il prossimo mese ci anticiperà l’esito della bella favoletta che vi abbiamo raccontato a proposito di Icardi: sembra una storia già scritta, ma la penna è ancora nel calamaio. Non ci resta che stare a guardare.