22 Settembre 2013

FOCUS – Sette buoni motivi per crederci

di Fulvio Santucci.

Sette volte Inter, sul campo del Sassuolo come nella stagione in corso. Dietro ognuno dei gol segnati alla matricola emiliana può nascondersi un preciso segnale di svolta che questa squadra ha assimilato nelle ultime settimane. I motivi principali per credere in una stagione finalmente degna del blasone nerazzurro ci sono ed abbiamo provato ad elencarli in sette diverse facce di un diamante ancora grezzo ma già splendente.

IL MAGO WALTER – L’evidenza dei fatti lascia sempre meno adito a dubbi: è Mazzarri il principale artefice di questo scoppiettante inizio nerazzurro. Il tecnico ha ereditato un gruppo con danni psicologici rilevanti e piuttosto radicati e ne ha fatto una squadra capace di spaventare le difese in gran parte della sua accelerazione, senza concedere nulla. Il modulo a una punta è un bluff, vista la tendenza degli esterni e degli incursori a prendere parte alla manovra offensiva e visto che, numeri alla mano, l’Inter ha oggi il reparto offensivo più prolifico dell’intera categoria. La squadra ha la tendenza a pareggiare sempre il numero di interpreti che prende parte alle due fasi, trasformandola in quell’equilibrio che Mazzarri ha predicato per buona parte del precampionato.

LA FAME DEI PREDATORI – Come non si vedeva da tempi di vacche grasse, l’Inter conferma la tendenza a scendere in campo e voler fare la partita, anche se non sempre l’avversario lo permette. Nelle due trasferte di campionato l’Inter ha gonfiato la rete dieci volte concedendo le briciole ad avversari la cui classifica non sorride e pertanto si fa fatica a definirli test probanti. Un qualunque tifoso nerazzurro può però testimoniare che lo scorso anno e non solo, era tremendamente facile sbagliare queste partite e regalare punti pesanti a squadre che sarebbero poi retrocesse di categoria (non ce ne voglia il Sassuolo). Oltre alle vittorie, c’è la fame e la cattiveria di lottare su ogni pallone, sempre come fosse quello buono, sempre come se il match fosse in bilico anche quando non lo é. Il primo passo per essere grande squadra è in fondo ragionare da grande squadra e in questo l’Inter ha colpito nel segno, annichilendo gli avversari con la convinzione nei propri mezzi che sembrava ormai smarrita.

ATLETICA PESANTE – Qualcuno dovrà dare del lavoro ai medici: l’infermeria in questo scorcio di stagione è più vuota di una grande città italiana ad Agosto. Fatto salvo l’infortunio a Kovacic di inizio stagione e gli acciacchi degli ormai lungodegenti Chivu e Samuel, l’Inter corre almeno a velocità doppia rispetto al passato non rinunciando ad azzerare la percentuale di infortuni a cui la squadra è spesso stata esposta mettendo a repentaglio equilibri collettivi e calciatori imprescindibili per alcuni periodi chiave della stagione. Il ringiovanimento generale della rosa ha giovato in questo senso, ma molto dipende anche da una preparazione atletica finora rivelatasi impeccabile che ha valorizzato anzichè penalizzare i giocatori cardine dell’Inter. Un plauso particolare va fatto a Taider che, nonostante l’arrivo in corsa, ha dimostrato di poter tenere in gran scioltezza il passo dei compagni

MURO DI GLORIA – Mazzarri lo aveva detto: l’Inter non può e non deve subire tanti gol quanto quelli di una squadra retrocessa. Il primo aspetto su cui il nuovo mister ha lavorato nello specifico è stata proprio la ricerca di una solidità difensiva per porre le opportune fondamenta a tutto l’impianto di gioco. Mossa numero uno: rendere la mediana una linea di preselezione per gli avversari che intendono imbucarsi nella metacampo, attraverso il pressing costante e deciso dal primo all’ultimo minuto che evita i contropiedi e scaturisce improvvise folate offensive quando il pallone recuperato prende l’inerzia giusta verso la porzione di campo avversaria (chiedere a Chiellini per maggiori informazioni). L’innesto di Campagnaro, per ora l’unico a conoscere come le sue tasche ciò che Walter Mazzarri vuole dai suoi uomini, è stato fondamentale per infondere carisma e sicurezza in Ranocchia e Juan Jesus che dopo la chiusura di stagione scorsa da montagne russe non hanno più toppato una partita. E c’è ancora Handanovic, ricordiamocelo: Il fatto che non lo sentiamo più nominare durante le partite non toglie che sia ancora uno dei top player di questa squadra. Vedere sempre meno il portierone sloveno negli highlights dei match nerazzurri è il miglior segnale possibile.

SOCIETA’ PER AZIONI (DA GOL) – Sono sette (tanto per rimanere in tema) i giocatori che l’Inter ha mandato in rete nelle prime quattro giornate, a testimonianza di come lo schema a una punta sia in realtà un esercizio numerico che lascia il tempo che trova a favore di un campo che mostra uno schieramento camaleontico. Nagatomo ha già segnato due gol e ha rischiato di farne altri due, Taider si inserisce, segna e fa segnare perfino gli avversari; segnano la garanzia Palacio, il ritrovatissimo Alvarez, il subentrato Icardi, il senatore Cambiasso e perfino il lungodegente Milito. L’ Inter ha oggi tante soluzioni offensive ed è soprattutto evidente come trasformi in gol la maggior parte del gioco offensivo che crea, senza troppi fronzoli.

MERCATO IN ATTIVO – Per quanto visto fino a questo momento, l’Inter ha azzeccato gran parte del mercato estivo come non si notava da qualche tempo. Se Campagnaro sembra in questa squadra dalla notte dei tempi (acquistato a parametro zero con buona pace delle battute sugli uomini mercato nerazzurri), Taider ha stupito alla prima da titolare e convinto alla seconda distinguendosi per quantità e peso sottoporta. Icardi dalla panchina non sta a guardare e sceglie la Juventus per regalarsi il primo ruggito di San Siro mentre quelli che oggi sono i comprimari cercano di sfruttare le occasioni che Mazzarri regala: più che discreto l’apporto odierno di Wallace a giochi fatti, un po’ più timido quello di Belfodil a Catania. Tutti loro possono comunque prendere tempo per farsi trovare pronti finchè su di loro non ci sarà quella pressione squilibrata che i nuovi acquisti hanno addosso quando davanti a loro le cose vanno male. Qualle che fu giudicato dai più un mercato inattivo, giorno dopo giorno mette uno spazio in più per trasformarsi invece in un mercato decisamente in attivo.

RICKY E LE ALTRE FENICI – C’è un’altra batteria di neoacquisti il cui investimento è uscito dal bilancio già da tempo ma è entrato in campo solo da poche settimane. Ricky Alvarez ne è la prova vivente: l’argentino è passato dal timido e lezioso sudamericano degno dei più classici stereotipi a un giocatore imprescindibile ed efficace, capace di accendere da solo una partita con una o più giocate da fuoriclasse. Anche Jonathan, pur partendo da un altro spessore tecnico, ha dimenticato i lisci di Udine e gli scivoloni di Marassi per trasformarsi nell’esterno sicuro e diligente che lascia ancora qualche sbavatura per strada ma generalmente si fa apprezzare sempre. Tutto questo senza dimenticare giocatori come Nagatomo, che era reduce da una stagione di alti e bassi e in attesa del miglior Guarin, unico interprete a non essere ancora completamente ai livelli dei suoi compagni.

Sette portate per rendere il banchetto nerazzurro completo e gustoso per tutto il proseguio della stagione, non resta che sedersi al tavolo e aspettare i nuovi piatti forti che questa squadra tutta nuova ci vorrà proporre. Perchè del resto è sempre vero che l’appetito vien mangiando…