14 Gennaio 2015

Lucas Leiva: tutta la verità sul giocatore del Liverpool

È ormai da settimane che rimbalza su tutti i media il nome di Lucas Leiva, centrocampista del Liverpool accostato più volte all’Inter da tutte le fonti più attendibili del calciomercato italiano e internazionale. Il giocatore è stato spesso descritto in maniera molto generica e chi ha approfondito l’analisi tecnica sul brasiliano ha azzardato definizioni come “dotato di impostazione”, “in possesso di una buona visione di gioco” o, addirittura, l’ha dipinto come “regista”, per arrivare ad alcune coloriture come “il padrone del centrocampo del Liverpool”.

Per fare chiarezza sul profilo del numero 21 dei Reds abbiamo pensato di raggiungere Matteo Portoghese, redattore di MondoPallone.it nonché esperto di Premier League, cultore di calcio inglese e, specialmente, accanitissimo sostenitore del Liverpool, del quale non si perde una partita e che segue da molto vicino. Matteo ha gentilmente acconsentito alla nostra richiesta di intervistarlo e ci ha descritto ampiamente Lucas e le sue caratteristiche tecniche, dandoci anche un’opinione sull’eventuale trasferimento del brasiliano all’Inter.

Ciao Matteo e grazie per la disponibilità. Dunque, si parla tanto di Lucas Leiva e di una sua possibile cessione all’Inter da parte del Pool. Qui in Italia è stato descritto dai media in mille modi diversi, ci puoi spiegare, finalmente e una volta per tutte, che tipo di giocatore è? Quali caratteristiche ha? È davvero un regista come dicono in tanti?

Allora, iniziamo dal principio: Lucas Leiva è arrivato al Liverpool per volontà di Benitez nel 2007 e il suo inserimento in squadra non è stato per niente facile, i primi tempi. Penso che sia un giocatore più che altro di quantità, che fa dell’interdizione e della protezione dei compagni che giocano al suo fianco le sue armi migliori. In tanti anni di Liverpool ha sempre giocato vicino a elementi tecnici, dotati di visione di gioco e buon piede, caratteristiche che posso tranquillamente dire non in suo possesso.

È vero che giocando in un torneo estremamente dinamico come la Premier League, dove il ritmo di gara è altissimo, ogni tanto prova anche lui la giocata (e, come lui, tanti che magari non ne hanno le qualità ma ci provano lo stesso) ma non è di sicuro il suo forte: non è uno di quei giocatori considerati “dai piedi buoni”, anzi. Nei suoi primi anni ad Anfield parecchi tifosi – italiani, in realtà – lo chiamavano “il brasiliano presunto” proprio perché il suo modo di giocare e le sue caratteristiche sono in completa antitesi con quella che è l’immagine tipica di un calciatore verdeoro, tutto tecnica, tacco e suola. Anzi, ai tifosi non piaceva proprio, i primi tempi.

Che tu ricordi, il Liverpool ha mai giocato in pianta stabile con un 4-2-3-1 in cui uno dei due uomini in mediana fosse Lucas Leiva? Se sì, da chi veniva affiancato?

Guarda, sono anni che il Liverpool non ha un modulo di base, anzi, a parte i sei mesi in cui la squadra girava a meraviglia lo scorso anno e l’impianto era quello e non veniva mai cambiato, la storia recente dei Reds parla di continui cambi di modulo. Di sicuro ti posso dire che Lucas ha avuto il suo momento di gloria con Kenny Dalglish, quando il Pool giocava un calcio un po’ vintage, diciamo, molto tradizionale e in linea con quella che è l’immagine classica e tradizionale del football all’inglese: squadra tutta corsa e polmoni che lotta su ogni pallone (ma qualità di manovra non altissima, ecco). In quel periodo il giocatore è stato rivalutato dalla tifoseria, proprio per la sua attitudine a dare sempre tutto e a combattere come un guerriero in campo, mentre lo scorso anno è finito molto spesso in panchina perché Rodgers aveva deciso di dare tutto un altro stile alla squadra, praticando una filosofia di gioco che non appartiene a Lucas, più fatta di possesso palla e transizioni veloci.

In generale, comunque, non è mai stato un elemento imprescindibile per il centrocampo, a parte il periodo con Dalglish, e tendenzialmente ha sempre fatto coppia con calciatori più dotati e tecnici di lui, come può confermare chiunque abbia visto giocare i Reds negli ultimi anni, soprattutto Gerrard ma non solo; non ha mai affiancato un altro incontrista o mediano di contenimento perché anche lui è uno squad player, come dicono gli inglesi, uno che corre per tutti ma senza piedi buoni, dal quale non puoi aspettarti chissà che giocate. Anche per questo Leiva s’è trovato a essere più spesso un rincalzo che altro, nella sua storia ad Anfield. C’è però da dire che il brasiliano è un elemento che piace parecchio agli allenatori, uno che chiunque vorrebbe allenare perché dà sempre tutto, in allenamento come in partita, e soprattutto non monta mai casi quando non gioca. È molto professionale, se deve andare in panchina dieci gare di fila lo fa, senza lamentarsi. A tutto questo aggiungo anche la sua ampissima esperienza: ha fatto spesso le coppe europee così come quelle inglesi ed è stato convocato varie volte in Nazionale dai vari CT del Brasile. Mi pare anzi che fosse uno dei 30 della lista preliminare di giugno di Scolari, che poi lo ha tagliato, ma se consideriamo che è stato a un passo dai Mondiali senza essere titolare nel Liverpool non c’è dubbio che sia un gran risultato.

Un altro elemento da tenere in conto, però, è il suo essere injury prone, uno di quei calciatori che tendono a infortunarsi spesso e volentieri: non ricordo, in tanti anni di Liverpool, un’intera annata giocata senza interruzioni. Di solito, qualche periodo fuori se lo fa sempre: è una cosa che può dar fastidio sia che lui faccia il tredicesimo/quattordicesimo uomo come con Rodgers, che lo utilizza principalmente per far rifiatare i titolari, sia che lo si prenda per giocare sempre. In particolare, se dev’essere un elemento sempre disponibile per entrare a match in corso o per far riposare qualcuno, la tendenza a stare in infermeria non è per niente simpatica anche se adesso la palma di migliore, come inclinazione a farsi male, spetta senz’altro a Sturridge, che si infortuna ancor più spesso di Lucas Leiva…

Grazie, sei stato chiarissimo. Ma dimmi, eventualmente, visto anche che sono tanti anni che è a Liverpool, non può essere possibile che i Reds vogliano venderlo per questioni economiche e, quindi, incassare una buona somma per un giocatore che, anagraficamente, va verso fine carriera?

Mah, sinceramente non penso che il Liverpool abbia reali necessità di vendere per garantirsi delle entrate economiche, sai? Inoltre non è certo con Lucas Leiva che si possono fare chissà che guadagni, né il suo stipendio è particolarmente gravoso: non prende pochissimo ma nemmeno tanto; in rosa ci sono calciatori che percepiscono cifre ben più consistenti.

E una cessione per ragioni tecniche?

In realtà, io penso che per i Reds non sarebbe furbo venderlo nemmeno per questioni tecniche perché ormai Lucas è uno dei senatori della squadra ed è nello spogliatoio da quasi otto anni. Poi, come dicevo prima, lui resta sempre il tredicesimo/quattordicesimo uomo di Rodgers e non gioca nemmeno così poco, senza considerare che ormai è parecchio legato ad ambiente e tifoseria. Credo che se il Pool venderà il giocatore sarà solo per volontà dello stesso, che ha magari voglia di rilanciarsi altrove. In questo senso sottolineerei anche l’addio di Gerrard: con il trasferimento altrove di quello che è stato un po’ il catalizzatore dello spogliatoio del Liverpool negli ultimi quindici anni, non è escluso che anche altri della vecchia guardia possano voler andar via. In questo caso, il brasiliano sarebbe senz’altro uno dei possibili indiziati.

La redazione di PassioneInter.com tiene a ringraziare Matteo Portoghese per la gentilezza e il tempo che ci ha dedicato.

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