31 Marzo 2020

Coronavirus, la lettera di Cannavaro: “Brutto vedere l’Italia soffrire. Grazie a chi lavora per salvare vite”

L'ex difensore nerazzurro, campione del mondo nel 2006 con l'Italia, dedica una lunga lettera al suo Paese

In una lunga lettera per The Players Tribune, l’ex difensore nerazzurro Fabio Cannavaro – protagonista con la Nazionale nella cavalcata trionfale ai Mondiali del 2006 – parla dei suoi ricordi di carriera, citando anche un particolare in merito a Ronaldo e Maradona.

LE ORIGINI“Quando oggi si pensa al calcio italiano, la mente va inevitabilmente alla difesa e forse oggi a questo proposito i bambini sognano di diventare come Chiellini o Bonucci. Ma fatemi dire una cosa: io non ho iniziato a giocare a calcio con la voglia di diventare un difensore. Ricordo ancora le emozioni di Rossi e Tardelli ai Mondiali di Spagna ’82, le loro esultanze, i loro volti dopo i gol. Come tanti altri ragazzini, ero davanti alla tv, avevo nove anni quando diventammo campioni del mondo. Credo che ogni bambino di quella generazione calciava il pallone contro il muro sentendo la voce di Nando Martellini urlare il suo nome”.

LA SVOLTA“Quando sono arrivato al Napoli ero un raccattapalle. Andavo a vedere i grandi allenarsi. Poi sono entrato nelle giovanili e giocavo da centrocampista, come Tardelli. Poi un giorno il direttore mi disse di cambiare ruolo: “Preferisco che giochi come difensore”, senza spiegazioni né ragioni. Ero più piccolo degli altri e certamente non ero il prototipo ideale dei centrali. Ma da quel momento, quella è stata la mia posizione per sempre”

AVVERSARI – “Ronaldo il brasiliano è stato l’unico che mi abbia mai fatto paura in campo. Sapevi già che se lui davvero voleva segnare quel giorno, lui quel giorno segnava. Indipendentemente da cosa facessi tu per fermarlo. Zidane? Il gentleman del calcio, l’eleganza fatta calciatore. Totti? Un ragazzo divertente. Quando giocavamo contro, scherzavamo mentre aspettavamo le rimesse del portiere. Pirlo? Non capivi mai cosa gli passasse per la testa quando aveva la palla nei piedi. Cercavo sempre di anticipare le sue mosse, ma era impossibile. Maradona? Ero piccolo, ma una volta in allenamento rubai palla a Maradona. I compagni rimasero stupiti ed in silenzio, Diego venne da me a fine allenamento sorridente e mi regalò le sue scarpe: avevo fermato il mio idolo, anche se solo per una volta! Da lì capii che per diventare un grande difensore, dovevo affrontare i migliori”

CORONAVIRUS“Ciò che sta accadendo al nostro Paese in questo momento mi fa venire ansia e dolore. Non posso descrivere quant’è brutto vedere l’Italia soffrire così tanto, vedere così tante persone morire. Sono vicino col cuore a tutte le persone che sono state colpite e soprattutto a coloro che hanno perso i propri cari. Voglio anche ringraziare gli operatori sanitari che stanno lavorano duramente per salvare quante più vite possibili. Siete i veri eroi di cui il nostro Paese ha bisogno in questo momento”

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